Il terzo pontefice nella storia a celebrare la giornata del silenzio e della preghiera varcando la scritta:”Il lavoro rende liberi“.
Bergoglio percorre la strada dei deportati. Attraversa la piazza delle impiccagioni. Cerca di trovare pace in un luogo di sterminio.
Il silenzio. Decide il silenzio per portare rispetto alle vittime innocenti. Aveva già espresso i suoi pensieri sulla tragedia della Shoah a Gerusalemme con il rabbino Abraham Skorka. “Ogni ebreo che veniva ucciso era uno schiaffo a Dio vivo in nome degli idoli.” Così definisce Francesco il genocidio di primaria importanza nella storia mondiale. Ma tutto ciò cambia quando ci si trova sui luoghi dell’orrore. Nei quali per l’emozione Francesco si inciampa e cade ma subito si rialza spinto dalla forza del luogo.
Francesco riceve una lampada, da uno degli undici superstiti incontrati personalmente durante la visita. Stemma in argento dorato, base di legno di noce, in memoria del reticolato del campo di concentramento che teorizza la supremazia sull’uomo e sulla natura.
Il Papa passa altri minuti di preghiera a cella della fame prima di firmare il Libro d’Onore con la frase:”Signore abbi pietà del tuo popolo! Signore perdono per tanta crudeltà!”.
La visita si conclude a Birkenau, dove Francesco è atteso ed osservato da migliaia di ospiti mentre phwitzassa in rassegna le lapidi commemorative accompagnato dal canto ebraico del salmo 130 di un rabbino. Vicino all’ultima lapide solo presenti i venticinque Giusti tra le Nazioni che sacrificarono la loro vita per gli ebrei.
La famiglia Ulma. Suor Janina Kierstan, madre generale delle sorelle Francescane. Nomi che rappresentano per l’umanità il coraggio, la speranza e la luce per un mondo migliore.