Non si parla molto della situazione allarmante della Grande Barriera Corallina Australiana. Eppure si dovrebbe.
Quando James Cook e il suo compagno di viaggio Joseph Banks nel “700 si incagliarono sulle coste dell’Australia sud-orientale, i due naturalisti ebbero il tempo di studiare a fondo l’ecosistema particolare di quella zona.
Dopo secoli, generazioni di scienziati, continuano ad approfondire la conoscenza sui coralli e l’habitat delle specie di pesci presenti.
Questa barriera si estende in linea retta per più di 2000 km, formata da più di 6000 parti tutte collegate fra loro. In alcuni punti è molto stretta, al contrario, in molti può raggiungere i 320 km di larghezza.

Estensione della Barriera Corallina Australiana
Da circa due anni gli scienziati hanno notato uno sbiancamento dei coralli (fenomeno distruttivo che colpisce la simbiosi tra i polipi del corallo e alcune alghe unicellulari fotosintetizzanti della famiglia delle Zooxanthellae) senza precedenti, causato dall’innalzamento della temperatura delle acque marine di circa 4° C.
Una minaccia, questa, che non riguarda il futuro, ma il presente. E non soltanto quello della barriera corallina.
La Grande Barriera potrà sopravvivere solo se vengono prese urgentemente misure per ridurre il riscaldamento globale e tenere sotto controllo la temperatura dell’acqua.
L’ondata di calore del 2016 è stata la maggiore dal 1998.
Ogni barriera corallina che scompare porta al suo stesso destino tutte quelle creature che non riusciranno più a trovare del cibo e anche tutti gli esseri viventi che si riparavano nella barriera.

Alga unicellulari fotosintetizzante della famiglia delle Zooxanthellae che vive in simbiosi coi polipi che formano i coralli
Una possibile (seppur temporanea) soluzione per la Grande Barriera che può aiutare tutto l’ecosistema è la stampa in 3D di parti di barriera che in questo modo anche se si sbiancasse tutta la barriera almeno l’habitat dei pesci non andrebbe perso per sempre.
Inoltre gli scheletri in plastica forniscono ai coralli una solida base dove poter crescere e duplicarsi.
Questo progetto è stato proposto dall’Università di Sydney che attraverso una mappa tridimensionale della barriera capirà dove intervenire.

Esempio di applicazione della stampa 3D sui coralli