Adolescenza: l’età dell’incertezza.
Tra i 12 e i 18 anni l’uomo vive una della fasi più bizzarre e insieme sorprendenti della sua vita: bambino nel fisico ma adulto nell’animo, osserva in prima fila la metamorfosi in un corpo che detesta e non sente suo desiderando di poter giocare con i trenini per sempre.
Una sorta di improvvisato manicheista alla ricerca del suo ruolo nel kosmos, impaziente di raggiungere la maggiore età per fuggire all’estero e iniziare quella che ritiene esser la vera vita. Tuttavia per il momento “imprigionato”nella città in cui è cresciuto e impegnato a convincere la mamma di non aver finito la Nutella in preda a un attacco di fame improvviso.
Passa circa la metà delle sue giornate davanti al pc a seguire serie tv o connesso a qualche social a chattare con gli amici. Gli unici che , secondo lui, lo capiscono, mentre i genitori fanno invece di tutto per complicargli la vita.
Il rapporto genitore-figlio è sempre stato un argomento piuttosto dibattuto. Infatti ogni essere umano ha una propria indole e un proprio carattere ed è quindi portato ad aprirsi di più o di meno con parenti e amici.
Non esiste un modello educativo perfetto e universale nè è mai esistito.
Il latino Terenzio nelle sue commedie cercò di promuovere un’educazione più flessibile e aperta rispetto a quella tradizionale tramandata dal mos maiorum sostenendo l’ideale di humanitas poi molto caro a Cicerone, ma il popolo romano non apprezzò nè le sue commedie nè il suo messaggio e dunque il metodo educativo rimase pressocchè invariato.
Tuttavia ciò ci fa capire come il dibattito su quale sia la paideia migliore non è una novità dei nostri tempi ma un filo rosso che accompagna l’umanità.
Oggi, trascorrendo la maggior parte del tempo fuori casa o su Internet, gli adolescenti non si rendono quasi conto di appartenere a una famiglia.
Le sporadiche occasioni per stare insieme sono il pranzo e la cena ma a ogni tentativo di dialogo corrisponde un secco monosillabo, intervallato a saltuarie frasi degne della brevitas sallustiana.
Si rifugiano nello psichedelico mondo della Rete, diventando mosche prede di ragni giganti e mostruosi ma invisibili -almeno ai loro occhi- intrappolati in una tela di password, profili e applicazioni.
Su Internet trovano idoli e icone da seguire:attori, cantanti, modelli ai loro occhi perfetti, sempre gentili e felici, che avrebbero potuto garantire loro una vita improntata all’edonismo -sogno di ogni adolescente- mentre invece i genitori tiranni che il destino gli ha assegnato complottano per rendere la sua vita impossibile.
La discriminante fondamentale che spesso sfugge agli adolescenti è che le persone che idolatrano sono maschere televisive costruite dalle società televisive e dagli sponsor per guadagnare; i genitori invece sono persone reali -e in quanto tali commettono degli errori- ma sono soprattutto coloro che hanno donato loro la vita, il bene più prezioso che ciascuno possiede, e lavorano ogni giorno instancabilmente per migliorarla e renderla il più perfetta possibile.
I genitori sono infatti tra i pochi -se non gli unici in alcuni casi- ad avere davvero a cuore la crescita e lo sviluppo dei figli e a dispensare consigli facendo in modo che da ogni situazione si impari qualcosa, mentre i conoscenti su cui si fa spesso troppo affidamento pensano solo al loro personale tornaconto.
Per questo anche se il mondo spinge verso l’emancipazione dai genitori, è sempre fondamentale ricordarsi di chi ci ha imboccato, ci ha messo i cerotti sulle ginocchia sbucciate ed è sempre rimasto al nostro fianco anche quando gli “amici” ci hanno voltato le spalle.
Non esistono i genitori perfetti, nessuno è preparato a crescere un figlio, ciascuno improvvisa e fa meglio che può.
E’ importante però che ogni ragazzo faccia le sue esperienze, giuste e sbagliate, perchè come Herman Hesse fa dire a Siddharta “La sapienza non si può comunicare.“. E’ quindi inutile che i genitori siano troppo restrittivi perchè è naturale a determinate età ricercare “avventure” e cercare di scoprire il mondo. Il ruolo del genitore è poi fondamentale dopo, cercando di dialogare e cogliere i frutti di ciò che è successo.
Nel suo romanzo “L’ isola”, Huxley sostiene invece una politica educativa totalmente diversa, fondata sull’educazione impartita non da una sola famiglia ma da “Circoli Adottivi” composti da una serie di padri, madri, zii e parenti in generale tra cui il ragazzo può scegliere e tra cui può liberamente spostarsi -probabilmente sogno di ogni adolescente. Tuttavia non si può fare a meno di specificare come chiunque abbandoni la sua famiglia biologica, torni dopo massimo una settimana tanto è forte il legame con i “veri” genitori.
Ogni “nucleo-famiglia” ha le sue caratteristiche, non solo le abitudini o gli orari ma anche gli ideali e i comportamenti e questo influenza non poco la vita e il pensiero dei figli, che saranno naturalmente portati a imitare – o comunque a ispirarsi– ciò che hanno visto o sentito dai loro genitori.
Ciò non significa però che in una famiglia i figli siano sempre dalle copie dei genitori nè che si possa andare d’accordo solo se tutti delle stesse idee. Gioca infatti un ruolo fondamentale il dialogo, il confronto perchè è naturale avere divergenze su alcuni argomenti ma ciò non significa non poter andare d’accordo.
Parlare e confrontarsi con i propri genitori aiuta a elaborare una propria visione critica del mondo ma è anche un porto sicuro in cui rifugiarsi nei momenti di sconforto, tristezza e confusione tipici dell’adolescenza.
E’ proprio con questi piccoli gesti che si costruisce una relazione e un legame forte e il problema degli adolescenti di oggi, educati ad avere tutto e subito, è che non capiscono che fermarsi un attimo a parlare è più efficace di chiudersi in camera sbattendo la porta.