Il 13 Luglio 2017 è morto uno dei più grandi intellettuali che questo mondo abbia mai conosciuto: Liu Xiaobo.
Nato nel 1955 a Changchung nella provincia di Jilin in Cina, è stato scrittore e attivista per i diritti umani, difensore della libertà di parola, con lo sguardo sempre rivolto all’occidente per riformare e modernizzare la Cina.
“La libertà di parola è alla base dei diritti umani, è la radice della natura e la madre della verità. Uccidere la libertà di parola è insultare i diritti umani, soffocare l’umanità e sopprimere la verità.”
L’8 Dicembre del 2008 è stato arrestato e condannato dal regime comunista cinese a 11 anni di prigione.
Il suo crimine? Aver chiesto libere elezioni, libertà di espressione, possibilità di condivisione delle idee.
È stato il promotore del documento “Charta 08”, ispirato a “Charta 77”, con cui i dissidenti cecoslovacchi aprirono un varco contro il regime comunista cecoslovacco.
Intellettuale dotato di un grande spirito, lirico , appassionato e autore di 11 libri.
Nel 2010 vinse il premio Nobel per la pace, ma era già in galera e non fu permesso né a lui né ai suoi familiari di andare a ritirare il premio.
Nella sua vita ha combattuto e resistito alla persecuzione.
Fu uno dei leader che il 2 Giugno fece lo sciopero della fame.
Il 4 Giugno 1989 i carri armati di Deg Xiaoping occuparono piazza Tienanmen.
Lo sciopero della fame che Liu aveva organizzato per resistere contro il regime comunista cinese e chiedere le libere elezioni non servì.
Tuttavia riuscì a trovare un accordo con i militari e salvare migliaia di persone.
Il Nobel vinto nel 2010 lo dedicò proprio alle anime del 4 Giugno, tutti quei ragazzi e ragazze ammazzati dal regime.
Ha avuto la capacità di cogliere ciò che stava accadendo in Cina e di comunicarlo all’Occidente.
Diceva che lo sviluppo tecnologico e insieme l’infinita possibilità di arricchimento che hanno le persone attraverso esso non è garanzia di diritti.
Mentre assistiamo ad uno sviluppo immenso della tecnologia, dell’industria e dell’economia, la giustizia si contrae.
Tutto questo succede perché c’è una sorta di volontà assoluta di selezione per cui i diritti se li vuoi li devi comprare, devi valere per avere i diritti, altrimenti sei schiavo.
Si salva solo chi fa soldi, chi è in grado di eliminare il più debole o semplicemente l’altro.
Vince il migliore e con il migliore si intende colui che è in grado di schiacciare, corrompere, eliminare, violare, comprare gli ostacoli o l’altro.
Tutto questo costruisce una società di nemici e Liu Xiaobo, sostenitore di Gandhi e studioso della filosofia buddhista, non voleva vivere in un mondo così.
Per questo ha resistito in un silenzio che non voleva ma ha subito, in carcere. Lui , sua moglie e i suoi famigliari.
Ora di lui ci rimangono un testamento di pochissime parole, le sue pagine e il suo grande esempio.
Nel suo testamento, specchio di quella che è stata la sua vita, Liu scrive: “Non ho nemici, non odio nessuno”.