• venerdì , 19 Aprile 2024

I robot da leggenda a realtà

di Vittorio Tucci

Una statua che prende vita è un’invenzione non della robotica moderna ma di millenni di anni fa. L’idea di persone artificiali risale infatti ad antiche leggende, come il mito di Pigmalione che dette vita alla statua Galatea da lui amata. Efesto creò Pandora, Dedalo costruì un toro umanoide in grado di uccidere a Creta i forestieri sospetti. Con Erone di Alessandia si passa poi da automi di fantasia ad automi reali con l’invenzione di una macchina in grado di aprire e chiudere le porte di un tempio. Appunti di Leonardo da Vinci scoperti negli anni Cinquanta mostrano disegni dettagliati di un cavaliere meccanico in grado di alzarsi in piedi e di muovere le braccia e la testa. La Francia settecentesca fu la patria di ingegnosi giocattoli meccanici che sarebbero diventati prototipi di motori della produzione industriale.

Il primo automa del mondo costruito con successo è però considerato il suonatore di flauto inventato dal francese Jacques de Vancanson nel 1722.

La robotica moderna ebbe inizio nella prima metà degli anni Cinquanta,quando fu coniato il termine robot che deriva dalla parola ceca robota che significa lavoro pesante.

Il primo robot industriale ad entrare in funzione fu l’Unimate,progettato da George Deval nel 1954, adottato poi nella catena di montaggio della General Motors. Nel 1996 Pathfinder fu il primo robot mandato nello spazio col compito di studiare l’atmosfera ed il suolo di Marte.

Oggi vengono creati robot umanoidi simili nell’aspetto a persone in carne ed ossa dotati di un sistema di intelligenza artificiale. L’obiettivo è di creare androidi che sostituiscano l’uomo in situazioni ove é richiesta la presenza fisica, ad esempio nelle reception degli hotel e nelle case di cura per anziani. Alcuni ritengono che l’utilizzo di questi robot sia un’eventualità positiva,altri invece sostengono che l’uso massiccio dei robot innalzerebbe il livello di disoccupazione. Ciò è stato anche ribadito nel corso dell’X Forum Qualenergia, organizzato da Legambiente a Roma nel 2017. In questa occasione,il 41 % degli Italiani ha detto di temere di essere sostituito nel lavoro dai robot nel giro di venti anni.

Bill Gates propose di tassare l’utilizzo dei robot in ambito lavorativo per risarcire chi restava senza occupazione.

Nell’intervista fatta da Nicola Sandulti all’ex ministro della ricerca Maria Chiara Carrozza, l’ex ministro sostiene che non bisogna aver paura che i robot ci rubino i posti di lavoro perché l’obiettivo della macchina da sempre è stato quello di alleviare la fatica dell’uomo e si dimostra anche contraria alla tassazione dell’utilizzo dei robot.

Ci sono settori in cui l’uso dei robot è molto utile: si tratta dei robot di servizio, che compiono missioni nello spazio e di quelli che potenziano le capacità di un chirurgo durante gli interventi.

Allo stato attuale della tecnologia i robot sono fatti di metalli, plastica e rame e sono dunque soltanto macchine. Il problema si porrà quando saranno inventati i robot biologici costituiti da cellule viventi, allora si potrebbero dare emozioni ai robot. In un intervista, Serge Tisseron, dottore in psicologia, fondatore dell’Istituto per lo studio relazioni uomo-robot, ha condotto studi sui rapporti che potrebbero essere tra esseri umani e intelligenze artificiali. Tisseron sostiene che dovremo vivere con queste macchine interagendo con loro come se fossero esseri umani, pur sapendo che non lo sono. Questa sarà la sfida del ventunesimo secolo. Tisseron comunque ammette che i robot con autocoscienza ed immaginazione rimangono pur sempre un’utopia.   

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