• martedì , 23 Aprile 2024

Conservare per il futuro

“La lingua è la soffitta delle parole, dove mettiamo da parte quelle di cui ci siamo stufati e spolveriamo quelle che vogliamo usare ancora”. A parlare è Anna Della Valle, linguista e curatrice dell’ ultima edizione del dizionario della lingua italiana Treccani che con i colleghi studiosi Giuseppe Antonelli, Giuseppe Patota e Lucilla Pizzolli ha preso parte alla conferenza: “La bellezza della lingua”, tenutasi alla XXXII edizione del Salone internazionale del libro di Torino. Partecipa inoltre alla conferenza in vece di presentatore anche lo scrittore e sceneggiatore Romano Giordano Meacci, ex- allievo di Patota e Della Valle.

Continua Della Valle definendo il lavoro del linguista tutt’altro che noioso: il linguista è colui che raccoglie ed esamina parole, le parole consacrate dal tempo nella lingua e quelle inventata pochi mesi prima, il suo compito è di dar loro una definizione attuale e al passo coi tempi, ma sempre con un occhio di riguardo per la tradizione letteraria. Compito che a volte si rivela non facile, ma sicuramente è molto più interessante che in passato quando nessun linguista aveva una concezione dinamica della lingua, ma la tradizione era impensabile da eludere.

“Certo studiare è fondamentale, ma anche la consapevolezza di ciò che si sta studiando è fondamentale”, continua Patota, dando come esempio la celeberrima frase di Dante: “Tanto gentil e tanto onesta pare la donna mia…”, frase alla cui noi oggi attribuiamo un significato molto meno dolce ed elegante di quello che significava nell’arcaico italiano del suo tempo, parafrasandola il significato che dante le attribuì è ” La signora a me tanto cara si mostra di animo nobile e assai graziosa”, e non onesta e gentile come intende la maggior parte degli studenti, insomma bisogna “studiare a occhi aperti”

Quindi la parola passa a Lucilla Pizzoli, collaboratrice della società “Dante Alighieri” che come dice Meazza si occupa di “Raccontare la bellezza della lingua Italiana nel mondo”. Spiega la Pizzoli che inizialmente il progetto era nato per ridare un’ identità linguistica ai connazionali emigrati all’estero, ma presto ha anche allargato i suoi servizi anche a coloro che vogliono imparare l’ italiano “da stranieri”. A differenza di ciò che si pensa è un fatto per nulla bizzarro che degli stranieri desiderino conoscere le bellezze della nostra lingua perchè “l’identità linguistica è un aggiunta, non un vincolo”.

Infine la parola viene data a Giuseppe Antonelli, il quale afferma: “La lingua italiana è qualcosa che noi diamo per scontato ma non ci rendiamo conto che è una conquista.” Antonelli citando il linguista Tullio De Mauro aggiunge che “Le parole sono di tutti”, ricordandoci che il novanta per cento delle parole usate per scrivere la costituzione italiana sono parole essenziali e di uso comune. Afferma infine che il suo sogno è quello di aprire un museo interamente dedicato alla storia, allo sviluppo e all’evoluzione della lingua italiana, un monito per le generazioni future.

Avviandosi alla conclusione i quattro lanciano un appello: ” Bisogna conservare la lingua per il futuro”: ciò può essere fatto da linguisti ed esperti ma ogni cittadino deve contribuire, perchè “l’ elemento che ci rende tutti italiani è la lingua e chi saprà padroneggiare bene la lingua sarà un buon cittadino”. Ci ricordano che tutti siamo fragili come la la lingua e che la lingua del passato può raccontare quella del presente, riassumendo tutti questi concetti nella semplice frase:” La cultura conta”.Concludono dicendo che l’ italiano non è la lingua più importante del mondo ma è quella che ha dato più termini a tutte le altre lingue

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