• sabato , 20 Aprile 2024

Luigi Garlando, tra penna e pallone

“Pensate se Filippide, dopo aver pronunciato le famose parole abbiamo vinto , al termine della sua leggendaria corsa da Maratona ad Atene, avesse sentito come risposta: l’abbiamo già visto su sky“. Da questa metafora parte la conferenza di un grandissimo autore e giornalista della Gazzetta dello Sport quale Luigi Garlando, che ci spiega com’è cambiato il mondo del giornalismo con l’avvento dei social e delle piattaforme mediatiche, sempre più presenti nelle nostre vite.

Da sempre appassionato di calcio, avrebbe voluto diventare il 10 dell’Inter, ma una scarsa voglia di correre e un colpo di fulmine con la letteratura l’hanno portato a fondere le sue passioni in quello che lui stesso definisce il mestiere più bello del mondo: il giornalismo.

Mentre la passione per il calcio, e per lo sport in generale, è sempre stata presente nella sua vita, quella per i libri ed il mondo della scrittura ha tardato ad arrivare. Fino ai primi anni del Liceo, racconta Garlando, l’unico libro che aveva letto era stato “Sandro Mazzola vi insegna il calcio”, poi ci fu la svolta: gli venne dato per compito a casa di leggere “Non sparate sui narcisisti”, capolavoro di Luigi Santucci. Da lì nacque la sua passione: lesse tutti i suoi libri e iniziò ad ossessionarlo, fino a quando l’autore non gli diede la possibilità di incontrarlo.

Luigi Santucci è stato il suo vero e proprio maestro di lettura, e Garlando non pubblica mai un libro prima di averlo fatto visionare al suo vecchio professore di italiano, che risponde sempre alla stessa maniera: “E’ proprio strano che tu sia diventato uno scrittore, i tuoi temi facevano pena!”.

Nonostante sia un tifoso dell’Inter, si può dire che Luigi Garlando abbia intrapreso la carriera del giornalismo grazie all’altra sponda milanese: nel 1988, infatti, ebbe la fortuna di vedere Giussy Farina (ex presidente del Milan) in un ristorante, ed il coraggio di chiedergli un intervista. Giuseppe Farina era conosciuto per aver portato i rossoneri in serie B, e quale miglior momento se non la festa del primo scudetto dell’era Berlusconi, per raccontare il periodo buio del diavolo? L’intervista venne pubblicata dal Guerrin Sportivo quindi, grazie al Milan, Luigi scrive il suo primo articolo.

Come ci dice Garlando, ogni buon giornalista deve possedere due qualità: la passione e la schiena dritta. La passione perchè, come ogni mestiere, il giornalista si può fare solo amando questo lavoro. La schiena dritta intesa invece come scrivere sempre il giusto, e non il vantaggioso. Entrambe queste qualità Luigi le ha trovate sin dai suoi primi giorni in Gazzetta in mostri sacri della scrittura quali Brera e Cannavò, due grandi punti di riferimento per la sua futura carriera giornalistica.

Oggi però, ci racconta lo scrittore, è molto più difficile essere presi in un importante quotidiano. La diminuzione delle assunzioni delle case editrici fa diminuire le possibilità di essere assunti in queste, anche se, in confronto a qualche anno fa, ci sono molte più scuole di giornalismo, che rendono più facile istruirsi ed avvicinarsi alla professione, la quale diventa però dall’altra più difficile da intraprendere.

Con l’avvento dei social media, il giornalismo è cambiato, ma, a differenza di come dicono in molti, non è morto. Può morire la carta, sostituita da siti e network, ma il mestiere rimarrà per sempre. Quando il lunedì esce il giornale, i lettori hanno già visto venti volte i gol della partita, per questo si sta cercando di trovare nuovi obiettivi e motivazioni negli articoli. Mentre la TV dice cos’è successo, il giornale dice perché è successo, magari approfondendo anche l’aspetto umano o psicologico. Non c’è più la trepidante attesa di Atene verso Filippide, la necessità di informarsi viene soddisfatta prima di arrivare in edicola.

Luigi Garlando però, è anche un importante scrittore, come testimonia il suo ultimo libro “il mestiere più bello del mondo, faccio il giornalista”, scritto proprio per raccontare ai ragazzi che si avvicinano al mestiere come questo è cambiato negli anni. In generale invece, nei suoi libri cerca sempre di rivolgersi ai ragazzi, offrendo suggerimenti e riflessioni, sempre ricordandosi che lo scrittore è costretto a scrivere tenendo a mente due punti di vista: il suo e quello del lettore. Questi possono anche non coincidere e ciò rende la lettura interessante ma allo tesso tempo persino pericolosa.

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