Il pomeriggio di mercoledì 3 luglio un down ha colpito l’applicazione di messaggistica Whatsapp e i social network Facebook e Instagram. Molti utenti in Europa e America non riuscivano a scaricare foto, mettere like o condividere aggiornamenti.
Un evento che avrebbe potuto portare una disintossicazione da tutto ciò che è estremamente vizioso è semplicemente stato identificato come un problema di sistema delle 3 applicazioni di Mark Zuckerberg.
Al giorno d’oggi si è esclusi dal mondo se non si ha un account sui social media. Così un blocco della loro attività porta a ritrovarsi sulle nuvole. Migliaia di adolescenti che, aprendo Instagram, non riescono ad aggiornarlo si sentono fuori dal mondo. Dispersi. Non poter rimanere connessi ma l’essere limitati al proprio minuscolo spazio vitale ha portato molti utenti sul “social delle lamentele”: Twitter. In poco tempo #whatsappdown si trovava nei trend topic un modo per migliaia di utenti di rimanere aggiornati e commentare il fatto.
Nell’era delle grandi tecnologie, la rapidità alla quale ci hanno abituato, in contrapposizione alle fragilità, fanno riflettere su come i social abbiano condizionato la nostra vita.
Interessante l’approccio delle diverse generazioni: il nonno che non si rende conto della presenza del problema; la mamma che crede sia la rete mal funzionante e l’adolescente che mette a conoscenza i parenti della situazione.