• giovedì , 25 Aprile 2024

Nel nome della tecnologia

di Angelica Petean

“I primi risultati di un lungo studio finanziato dal National Institutes of Health statunitense dimostra un prematuro assottigliamento della corteccia cerebrale in quelli che passano più tempo di fronte a dispositivi elettronici”. Comincia così la lunga relazione rivelata da un saggio ancora in corso e di larga scala e durata che spiega il perché l’abuso, di display informatici porti a gradi danni fisici e psichici nelle persone prese in causa, specialmente se  bambini.

Le scansioni cerebrali di adolescenti che usano a lungo smartphone, tablet e videogame sembrano infatti diverse da quelle di utenti meno attivi. I risultati preliminari della ricerca  si basano sulle analisi svolte su 4.500 ragazzi fra i 9 e i 10 anni di età.

L’obiettivo è stato capire come le esperienze fatte e subite durante l’infanzia, incluso l’uso (o l’abuso) dei dispositivi digitali, possa influenzare il cervello.

Nel primo giro di test le scansioni cerebrali dei cervelli dei bambini che risultano trascorrere più di sette ore al giorno di fronte a un qualche schermo mostrano un prematuro assottigliamento della corteccia cerebrale, che è lo strato più esterno del cervello dedicato all’elaborazione delle informazioni provenienti dal mondo fisico e considerata la struttura più evoluta e complessa tra tutti i sistemi viventi.

Secondo altri studi promossi dall’azienda Maple Holistics, sono stati ideati dei modelli che rappresentano una possibile evoluzione fisica degli uomini causata dall’uso prolungato di apparecchi tecnologici; questo cambiamento della morfologia umana avverrebbe nel 2100 e comporterebbe, tra le varie caratteristiche, al predisporre di mani ad uncino per poter meglio tenere i futuri nipoti dello smartphone e prevedrebbe anche la comparsa di una seconda palpebra e l’incurvarsi sempre più della schiena.

Entrambi i dati sono stati erogati nel 2018;  l’essere umano in questo anno non ha né smesso né diminuito l’utilizzo della tecnologia, ma al contrario essa è stata sempre più promossa benchè sia stato dimostrato che l’utilizzo di quest’ultima possa “avere effetti negativi sui processi cogniti e far male alla mente e ai rapporti”. Ad essere in percolo pertanto non è solo la salute, ma che anche il rapporto tra l’uomo, la realtà e le successive relazioni che scaturiscono da essa. Un’esempio nello specifico è dato dai bambini che perdono la voglia e la gioia di giocare all’aperto per poter passare più tempo davanti alla play station. Fermare questa continua evoluzione sarebbe impensabile e non conforme con i tempi, ma limitarla, quantomeno, non sarebbe un programma così ottuso.

Al pensiero che fino a una ventina di anni fa non esistesse Instagram, Netflix, Wikipedia, Whatsapp e mille altre comodità, la maggior parte delle persone (specialmente i giovani) hanno un sussulto; eppure in qualche modo è stato possibile vivere, neanche così male. Benché le invenzioni tecnologiche finora partorite  dal genio dell’uomo fanno parte, probabilmente, del processo di evoluzione logico e legittimo, la domanda quando tutto ciò avrà fine e fin dove ci porterà la tecnologia sorge spontanea.

Purtroppo però il sentimento predominante non è tanto la curiosità quanto l’inquietudine. Mentre si continua a pensare come poter creare un server più veloce e pc sempre più sottili, l’uomo si tramuta a poco a poco in un robot e perde le sue caratteristiche elementari . Come disse già il filosofo statunitense Thoureau nel XIX secolo: gli uomini stanno diventando gli strumenti dei loro stessi strumenti.

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