• martedì , 23 Aprile 2024

Il buio tunnel dell’anoressia

di Matteo Palanca

L’anoressia è un disturbo alimentare in cui la persona coinvolta si rifiuta di mangiare, per una paura ossessiva di ingrassare e di apparire grasso cioè imperfetto.

Le cause possono derivare da complicate situazioni familiari, depressione, delusioni o semplicemente il voler cambiare la propria immagine riflessa allo specchio. Questa malattia coinvolge testa e corpo: è una ossessione totale da parte della persona che ne soffre e può iniziare anche da giovanissimi.

L’anoressia nervosa infatti colpisce maggiormente le ragazze dai 14 ai 17 anni, le quali agiscono modificando drasticamente la loro dieta o addirittura non ingerendo più cibo anche per svariati giorni. Chi l’ha vissuta la descrive come una malattia della psiche, ma soprattutto dell’anima: non si riesce più a trovare il senso della vita, una prigione da cui si vorrebbe uscire ma non si sa come fare.

Il problema di una persona che soffre di anoressia è principalmente lo specchio. Infatti davanti a questo il malato, pur essendo notevolmente magro, continua a vedersi grasso e a percepire alcune parti del proprio corpo come grosse o sproporzionate.

La società odierna promuove modelli di vita e ideali che possono essere pericolosi visti dagli occhi di un adolescente, il quale cerca di imitare questi stili di vita pensando che possano portarlo alla felicità di corpo e di anima di cui ha bisogno.

I livelli di autostima sono infatti fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo. La perdita di peso viene considerata come una straordinaria conquista e un segno di ferrea disciplina.

Certamente le relazioni interpersonali e familiari svolgono un ruolo fondamentale. Inoltre sebbene un malato possa guarire dall’anoressia completamente, sia mentalmente che fisicamente, il suo organismo continuerà a portare i segni di questa “battaglia” per tutta la vita. Da segnalare infatti che dopo la prima remissione sono molto frequenti ricadute più o meno durature.

Purtroppo questo è un problema che deve e può essere unicamente risolto dal malato, gli aiuti esterni contano fino ad un certo punto, poichè è solo lui che decide se ingerire il cibo o no; sono elevatissimi i casi in cui ragazze mangiavano con la famiglia e subito dopo rigettavano tutto. In questi casi, oltre all’anoressia si parla anche di una bulimia nervosa .

Ci sono innumerevoli blog, ai quali le ragazze che vogliono iniziare questo percorso da anoressiche, si affidano: all’interno di questi ultimi si possono trovare ragazze che “aiutano” le altre, consigli su come vomitare, su quali cibi ingerire, sul peso da raggiungere e quant’altro, insomma, un deep web dell’anoressia.

Al contrario, ci sono svariati centri di professionisti che aiutano il malato ad esempio attraverso la terapia cognitivo-comportamentale che risulta essere di grande efficacia per la cura del disturbo; essa ha come obbiettivi iniziali la normalizzazione del peso corporeo e l’abbandono totale delle condotte di restrizione dell’assunzione del cibo, delle abbuffate o delle condotte di eliminazione.

Si continua poi con l’alzare i livelli di autostima, ampliare la definizione di sè al di là dell’apparenza fisica e ridurre il perfezionismo, parecchio presente nei malati.

L’anoressia è un problema risolvibile ma per farlo deve partire tutto dal diretto interessato, e come affermano parecchi che ne sono usciti, “bisogna toccare il fondo per poter risalire.”

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