• giovedì , 25 Aprile 2024

Rinascita

Bennu, uccello di fuoco, airone cenerino, anima di Ra sono alcuni degli epiteti che raffigurano la stessa creatura che nel corso dei secoli ha attraversato diverse mitologie: la fenice. Giunta la sua ora prende fuoco, brucia lentamente per autocombustione e rinasce dalle sue ceneri più splendente che mai.

Questo volatile è paragonabile all’umana capacità di resilienza; dal latino resiliens,-entis con il significato di saltare indietro, rimbalzare.

All’accadere di un evento traumatico, alcuni trovano la loro quotidianità sconvolta, rigirata su se stessa. Così le emozioni più profonde prendono il sopravvento sul controllo del corpo indirizzando la mente, priva di volontà, verso il baratro più profondo della malinconia umana e della passività emotiva, in fondo a quel precipizio oscuro dove ogni fonte luminosa perde la capacità di brillare e i ricordi tristi vengono maggiormente amplificati; in quel luogo terribile si accende una flebile speranza, all’inizio è un sogno ma come scrisse Antoine de Saint-Exupery:

Fai della tua vita un sogno, e di un sogno una realtà.

Così, come la fenice che dopo la morte torna ad alzarsi (post fata resurgo) vi sono individui che fanno degli eventi traumatici della loro esistenza il trampolino di lancio per qualcosa di migliore.

Celebre esempio è Bebe Vio, giovane ragazza italiana appassionata di fioretto che all’età di 11 anni fu colpita da una meningite fulminante che costrinse i chirurghi all’amputazione di tutti e 4 gli arti. Otto anni dopo questa tragedia Beatrice ha la patente, vive da sola e si professa una pessima cuoca ma ha già ottenuto tutti i titoli possibili diventando campionessa italiana, europea, mondiale e paralimpica di fioretto. All’età di 19 anni può dire di aver chiuso i conti con il destino.

Inoltre la voglia di rinascita di Bebe ha dato forza ai parenti

perché se non hai una famiglia che ti aiuta e sostiene non sei nessuno

che nel 2009 hanno fondato Art4sport, una ONLUS di sostegno all’integrazione sociale e sportiva dei bambini che sono stati soggetti ad amputazioni e nel 2017 l’evento “giochi senza barriere”.

Si possono fare numerosi altri esempi di celebrità rinate dalle tenebre o che nonostante le difficoltà di ogni giorno si fanno in quattro per il prossimo, per un ideale che intendono perseguire fino alla morte.

Possiamo citare Alex Zanardi che dopo una vita a tutta velocità tra alti e bassi, successi e sconfitte, dopo essere rimasto più volte senza un volante arrivò a quel fatidico 15 settembre 2001 quando, dopo il rientro ai box per un rifornimento in una gara del campionato Cart tornò in pista e perse il controllo della vettura. L’impatto fu devastante, l’auto colpita perpendicolarmente dalla vettura di un altro pilota fu tagliata di netto all’altezza delle cosce. Inutile dire che fu necessaria l’amputazione e la disperazione fu l’unico sentimento del pilota per settimane.

Non per questo smise di fare ciò che amava. Due anni dopo tornò in pista per concludere simbolicamente i 13 giri di quella gara. Da quel momento in poi cominciò a gareggiare nel paraciclismo ottenendo ottimi risultati e trionfando alle paralimpiadi e al triathlon IronMan fermando il cronometro sul nuovo record mondiale all’età di 50 anni. Perché lui quando si è svegliato ha guardato “la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa” continuando a lottare.

Per non parlare di Ezio Bosso, pianista, compositore e direttore d’orchestra italiano in grado di far emozionare ogni spirito. Dopo aver vissuto per 40 anni al ritmo delle sue note, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico che ha dato origine ad una sindrome neurodegenerativa. Ma questo non lo ha mai fermato, ha continuato per la sua strada e non ha intenzione di smettere di credere nei propri sogni.

Emma Bonino continua a “lottare per cambiare il mondo”, lei che è la politica più longeva della nostra scena pubblica e che parla della sua alopecia, dovuta alla malattia, come di un gioco mostrando i turbanti più sgargianti con divertimento. “Io non sono il mio tumore” ma questo le ha insegnato ad avere pazienza, quel senso di attesa celebrata da Dino Buzzati, verso qualcosa che forse arriverà.

Tutti noi rimbalziamo fuori dal precipizio rinascendo dalle nostre ceneri come le fenici; ad ogni difficoltà ci buttiamo giù e poco dopo torniamo a splendere. Tutti i giorni subiamo stress dovuto al nostro ruolo nella società e a questo si somma la paura, per un parente malato, per una situazione complicata o il lutto per un familiare.

Per quanto difficile non bisogna lasciarsi andare verso una vita passiva fatta di rinunce e chiusura in se stessi, facendosi trasportare dalla malinconia; si deve lottare, farsi avanti e assumersi le proprie responsabilità, prendendo di petto le sconfitte e facendone le solide fondamenta di un nuovo inizio, una rinascita.

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