• giovedì , 28 Marzo 2024

Grand Tour (a casa)

In queste giornate difficili di “clausura”, nella settimana letteraria per eccellenza, ovvero quella durante la quale Dante ha compiuto il suo viaggio ultraterreno, la 4ª scientifico A ha pensato di raccogliere opere letterarie, versi in prosa o in poesia che rappresentino la concezione che ogni alunno ha nei confronti della letteratura. Sono poesie, frasi prose, brani di racconti oppure interi romanzi che ci hanno detto qualcosa. Una piccola antologia letteraria che ci racconta con la varietà delle proposte presentate che permette di soddisfare i gusti letterari di ognuno di noi.

“Tu sei per me padre e nobile madre e fratello, tu sei il mio sposo fiorente; ah, dunque, abbi pietà, rimani qui sulla torre, non fare orfano il figlio, vedova la sposa”.

Iliade, libro VI

Mariano

“Non bisogna aver paura di morire, ma di non cominciare mai a vivere davvero”

Roberto Benigni, I dieci comandamenti

Umberto

“Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sí forte

che, come vedi, ancor non m’abbandona”

Dante, Inferno V

Alessio

“Ho smesso di contare le volte in cui,
arrivata alla seconda riga,
ho cancellato e riscritto tutto nuovamente.
Cercavo un inizio ad effetto,
qualcosa di poetico e vero allo stesso tempo,
qualcosa di grandioso, ma agli occhi.
Non ci sono riuscita.
Poi ho capito,
ricordando ciò che non avevo mai saputo:
che per i grandi cuori
che muoiono nel corpo
ma che continuano a battere nel respiro della notte,
non ci sono canoni o bellezze regolari,
armonie esteriori,
ma tuoni e temporali devastanti
che portano ad illuminare un fiore,
nascosto,
di struggente bellezza.”

Frida Kahlo, Di struggente bellezza

Elena

“Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita,
non ho risposte per i tuoi dubbi o timori,
però posso ascoltarli e dividerli con te.
Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro,
però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,
però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.”

Jorge Luis Borges, Amicizia

Cecilia

“Ho pensato agli effetti secondari della vita, quelli che non sono menzionati in nessuna avvertenza, in nessun libretto di istruzioni”

De Vigan, Gli effetti secondari dei sogni

Camilla

“Il messaggio che invio, e credo anche più importante di quello scientifico, è di affrontare la vita con totale disinteresse alla propria persona, e con la massima attenzione verso il mondo che ci circonda, sia quello inanimato che quello dei viventi. Questo, ritengo, è stato il mio unico merito. Io dico ai giovani: non pensate a voi stessi, pensate agli altri. Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente. Non temete le difficoltà: io ne ho passate molte, e le ho attraversate senza paura, con totale indifferenza alla mia persona”.

Rita Levi Montalcini, I Diari

Giulia

“Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
E’ come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave”.

Giacomo Leopardi, Il sabato del villaggio

Antonio

Tu dici che “forse certe verità è meglio non scoprire” e io ti rispondo con le parole ultracitate di uno dei più grandi testimoni del nostro tempo, Primo Levi: “È avvenuto, quindi può accadere di nuovo”.

Questa frase viene spesso percepita come un invito a guardare alla potenziale malvagità dell’essere umano che tu preferiresti non vedere, e ti capisco. Ma Primo Levi era un chimico: la sua è anche una massima scientifica, diciamo.

Non restare indietro, Carlo Greppi

Francesca

“Se tiene a ringraziarmi,” rispose Darcy ” mi ringrazi soltanto per sé. Non saprei negare che il desiderio della sua felicità non abbia aggiunto gran forza agli altri motivi che mi hanno guidato. Ma la sua famiglia non mi deve niente. Per quanti io la rispetti, credo di aver pensato soltanto a lei.”

Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio

Cecilia

“Veni Vidi Vici“

Plutarco, Vita di Cesare

Fabrizio

“Egli imparò a volare, e non si rammaricava per il prezzo che aveva dovuto pagare. Scoprí ch’erano la noia, la paura e la rabbia a render così breve la vita di un gabbiano. Ma, con l’animo sgombro da esse, lui, per lui, visse contento e visse molto a lungo”.

Il gabbiano Jonathan Livingston, Richard Bach

Francesca

“Non abbiamo chiesto noi questa stanza o questa musica, eppure siamo stati invitati
pertanto anche se l’oscurità ci circonda
volgiamo insieme lo sguardo alla luce.

Se abbiamo momenti di sconforto
è per godere della felicità.
Se tutti noi abbiamo il dolore
è per meravigliarci della gioia.
Se abbiamo la vita
è per vincere la morte.

Non abbiamo chiesto questa stanza o questa musica ma dato che siamo qui danziamo”.

Stephen King, Dalla serie televisiva “22.11.63”


Davide

“Amico mio” disse Valentina, “il Conte non ci ha lasciato scritto che l’umana saggezza sta tutta intera in queste sue parole: Aspettare e Sperare?”

Alexandre Dumas, Il conte di Montecristo

Giovanni

“Osserva quella miserabile creatura. Quel Punto è un Essere come noi, ma confinato nel baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo Mondo, tutto il suo Universo; egli non può concepire altri fuor di se stesso: egli non conosce lunghezza, né larghezza, né altezza, poiché non ne ha esperienza; non ha cognizione nemmeno del numero Due; né ha un’idea della pluralità, poiché egli è in se stesso il suo Uno e il suo Tutto, essendo in realtà un Niente. Eppure nota la sua soddisfazione totale, e traine questa lezione: che l’essere soddisfatti di sé significa essere vili e ignoranti, e che è meglio aspirare a qualcosa che essere ciecamente, e impotentemente, felici”

Edwin Abbott Abbott, Flatlandia

Tommaso

“I buchi neri non sono, dopotutto, così neri”

Stephen Hawking, La teoria del tutto

Andrea

André Agassi, Open

Niccoló

Seth Godin, The Dip

Matteo

Pablo Neruda, La notte nell’isola

Filippo A.

“Volti al travaglio
Come una qualsiasi
Fibra creata
Perchè ci lamentiamo noi?“

Giuseppe Ungaretti, Destino

Federico

“Dico adunque che giá erano gli anni della fruttifera Incarnazione del Figliuolo di Dio al numero pervenuti di milletrecentoquarantotto, quando nell’egregia cittá di Firenze, oltre ad ogni altra italica nobilissima, pervenne la mortifera pestilenza, la quale o per operazion de’ corpi superiori o per le nostre inique opere da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata sopra i mortali, alquanti anni davanti nelle parti orientali incominciata, quelle d’innumerabile quantitá di viventi avendo private, senza ristare d’un luogo in uno altro continuandosi, inverso l’Occidente miserabilmente s’era ampliata”.

Giovanni Boccaccio, Decameron I

Giovanni

“Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così”.


Italo Calvino, Il barone rampante


Ludovica

“Io sono un uomo sincero Josè Martì
Io sono un uomo sincero
di dove cresce la palma,
e voglio, prima di morire,
dall’anima far uscire i miei versi.

Io vengo da qualsiasi parte,
e in qualsiasi parte vado.
Arte sono fra le arti,
nelle selve, selva sono.

Conosco gli strani nomi
delle erbe e dei fiori,
e di mortali inganni,
e di sublimi dolori.

Ho visto nella notte oscura
piover sopra la mia testa
i raggi di luce pura
della divina bellezza.

Sulle spalle delle donne più belle
ho visto spuntare le ali,
e dai frantumi del bozzolo
volar fuori le farfalle.

Ho visto un uomo vivere
con un pugnale nel petto,
senza mai pronunciare il nome
di colei che l’aveva ucciso.

Fugace, come un riflesso,
l’anima ho visto due volte:
quando morì il povero vecchio,
e quando lei mi disse addio.

Ho tremato una volta, – al cancello
che si apre sulla vigna –
quando la barbara ape
punse in fronte la mia bambina.

Una volta ho gioito, come
non avevo gioito mai:
quando la mia condanna a morte
lesse il giudice piangendo.

Sento un sospiro che viene
di là dalle terre e dal mare,
e non è un sospiro, è mio figlio
che si sta per risvegliare.

Se mi dicono: dallo scrigno
scegli il gioiello migliore,
scelgo un amico sincero
e lascio da parte l’amore.

Ho visto l’aquila ferita
volare nel cielo sereno,
e morire nella tana
la vipera del suo veleno.

So bene che quando il mondo
cede, livido, al riposo
sopra il silenzio profondo
mormora quieto il ruscello.

Ho posato la mano intrepida,
rigida d’orrore e di gioia,
sopra la stella spenta
caduta davanti alla mia porta.

Nascondo nel petto indomito
la pena che lo attanaglia:
il figlio di un popolo schiavo
vive per esso, tace e muore.

Tutto è bello e costante,
tutto è musica e ragione,
e tutto, come il diamante,
prima che luce è carbone.

So che lo sciocco si sotterra
con grande sfarzo e gran pianto,
e che non c’è frutto sulla terra
come quello del camposanto.

Taccio, e comprendo, e mi tolgo
la pompa del rimatore:
appendo a una pianta avvizzita
il mio tocco da dottore”.

Josè Martì , Versi Semplici

Paula

“La bocca sollevò dal fiero pasto
quel peccator, forbendola a’ capelli
del capo ch’elli avea di retro guasto”.

Dante, Inferno 33


Emanuele

“Io credo nell’America. L’America fece la mia fortuna. E io crescivo mia figghia comu n’americana, e ci detti libertà, ma ci insegnave puro a non disonorare la famiglia. Idda aveva un boyfriend non italiano, se ‘nnia o cinema insieme tornava a casa tardi e io non protestavo. Due mesi fa lui l’invitò in machina con n’avutro amico suo. Le fecero bere Whisky e poi cercarono di approfittarsi di lei. Lei resistette, l’onore lo mantenne. E iddi la pestarono, come n’animale. Quann’arrivai n’ospedale a sa’ faccia faceva paura. A mascidda era rutta. L’aveano cosuta cu’ file e ferro. Nemmeno chiangere poteva tanto era o’ male. E io chiangeve, povera figghia. Idda era a luce dell’occhi mei. Bellissima era! E ora nun sarà mai chiù bedda come prima… m’ha a scusare… andai alla polizia da buon americano. I due furono pigghiati e processati. U’ giudice li condannò ma un aveano precedenti e ci dettero la condizionale: sospensione della pena. Li fecero uscire nello stesso giorno! Io restai dentro quell’aula come un fesso. E chiddi du mi ridevano in faccia. Allora dissi a mia moglie, per la giustizia dobbiamo andare da Don Corleone”.

Il Padrino (parte I), Francis Ford Coppola

Filippo

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