• venerdì , 19 Aprile 2024

Il Castello della Manta e la Chiesa di San Fiorenzo

di Cecilia Bussi, Martina Carangella, Silvia Gilardi, Matilde Marcucci

Il castello della Manta

La visita inizia con la cucina, in cui il vero protagonista della scena è il camino dove si cuocevano tutte le pietanze. Una peculiarità della stanza è il pozzo interno, dal quale era possibile avere direttamente acqua pulita. Al piano di sotto si trova la cantina divisa in più stanze; tra le quali una era usata per la conservazione del vino rosso, con una temperatura leggermente più alta, e una per il vino bianco. 

Attraverso lo scalone principale, si accede alla biblioteca, che contiene più di 2.500 volumi, che sono stati alla fondazione del FAI negli ultimi anni dall’ultima famiglia residente del castello.

Successivamente si arriva a una sala da pranzo. Il pavimento è detto “a sangue di bue”, dovuto al colore rosso sangue delle mattonelle e sulle pareti compare scritto numerose volte “leit”, dal tedesco “comando”.

Nella stanza è presente un camino con sopra un affresco in cui è raffigurato lo stemma della signoria: la V di Valeriano al contrario, poiché il capostipite non è figlio legittimo. Di fianco alla finestra, in una piccola nicchia è raffigurato l’affresco di una Madonna del latte, in cui è raffigurata la Vergine nell’atto di allattare Gesù. 

Immagine che contiene interni, vecchio, caminetto

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Immagine che contiene testo, vecchio, arco

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Al piano di sopra, troviamo la sala baronale, che ha le pareti interamente ricoperte da affreschi realizzati dall’ignoto Maestro della Manta. Nel lato lungo a sinistra, è rappresentata la fonte della giovinezza, mito molto diffuso in quel secolo. Sono dunque raffigurati anziani che disperatamente tentano di entrare nella fontana, per poi uscirne giovani e forti e torna quindi la gioia, il desiderio di vivere e l’amore. Presenta inoltre due peculiarità: sono presenti due fumetti e la vegetazione che caratterizza il dipinto, tipica della zona.

Immagine che contiene testo, altare, tessuto, abiti

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 Sul lato opposto della sala vegliano nove prodi eroi e nove eroine dell’antichità classica che rappresentano gli ideali cavallereschi delle virtù militari e morali. Queste figure sono rappresentate con abiti legati alla moda del Quattrocento. Le vesti sono preziose, infatti alcune di queste erano anche state realizzate con il ferro, ma successivamente tolto per essere riutilizzato; inoltre riprendono il motivo delle bandiere che si trovano in alto a destra di ciascun eroe. 

Immagine che contiene interni, sipario

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Tornati al piano terra possiamo vedere una stanza dedicata ai trofei di caccia, dove alle pareti sono appese numerose teste o corna di animali.

Dopo questa stanza ci si può dirigere al secondo piano, tramite lo scalone, voluto dallo stesso Michele Antonio, per arrivare alla sala delle grottesche che venne realizzata nel 1560 per sua stessa volontà. Questa stanza, che è un’importante testimonianza della cultura manieristica in Piemonte, è adornata da affreschi sul soffitto e un pavimento in stucco. 

Al di fuori del Castello, scendendo da una stradina a fianco di esso, si può arrivare ad una chiesa dedicata alla Vergine. Risale intorno agli anni 60 dell’800, mentre la sua distruzione intorno agli anni 50 del 900. Anche questa Chiesa è decorata con numerosi affreschi, ma molti di questi, con lo scorrere degli anni, si sono rovinati e non sono ben visibili; uno degli affreschi presenti ancora oggi dovrebbe raffigurare il martirio di San Quintino.

Chiesa di San Fiorenzo 

A poco più di un’ora di macchina da Torino, a Bastia di Mondovì, un piccolo comune di appena 637 abitanti nella provincia di Cuneo, si trova la chiesa di San Fiorenzo. Esteriormente appare come nella sua struttura originaria del 1400: piccola, molto modesta e disadorna, con la pianta rettangolare e senza neppure la presenza del transetto; ma basta varcarne la soglia per coglierne subito la magnificenza.

All’interno infatti la totalità delle pareti è decorata da 326 metri quadri di affreschi risalenti al XV secolo, suddivisi in cinquantuno riquadri che rappresentano il ciclo di affreschi più esteso del Piemonte. 

La chiesa nel X secolo era inizialmente costituita solamente dal “martirium”, ossia l’edicola sacra che tradizionalmente custodiva le spoglie di San Fiorenzo, un martire locale ucciso dai Saraceni. In seguito venne ampliata e solamente nel corso del XV secolo, grazie ai finanziamenti del mecenate Bonifacio della Torre, venne ingrandito con la costruzione di una vasta aula rettangolare e del tetto a capriate (ricostruito poi a seguito di un crollo). Simultaneamente sulle pareti interne venne realizzato il ciclo affrescale, terminato il 24 Giugno del 1472. 

Tutt’ora vi sono incertezze sui nomi da attribuire agli artisti, probabilmente i locali Antonio da Monteregale, Giovanni ed Enrico Mazzucco, i fratelli Biazaci di Busca e forse il Canavesio. 

Gli affreschi, ancora ben conservati, rappresentano fedelmente la tradizione artistica tardo gotica delle Alpi Occidentali. I temi sacri rappresentati portano sulla scena il “Martirio di San Fiorenzo” con la raffigurazione finale dei tre regni ultraterreni Paradiso, Purgatorio e Inferno, episodi della “Vita di Gesù” e la “Passione del Cristo”, vicende della vita di Sant’Antonio Abate e infine, sulla volta, il Cristo “Benedicente” con i quattro Evangelisti.

Wikipedia, 2014. [image], Angros47. Available at: <https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Affreschi_Chiesa_S.Fiorenzo_21.JPG> [Accessed 25 November 2021].

E’ opportuno focalizzare l’attenzione sugli affreschi raffiguranti i tre regni ultraterreni.

L’Inferno della chiesa di San Fiorenzo presenta al centro la figura di Satana, incatenato e intento a sbranare i corpi dei dannati; al tempo stesso, gruppi di demoni torturano i peccatori infliggendo loro pene terribili. Nella parte inferiore dell’affresco vi è la rappresentazione della Cavalcata dei vizi, con le figure dei dannati a cavallo degli animali che nei bestiari dell’epoca venivano associati ai rispettivi peccati. 

Nel Paradiso, invece, ai vizi capitali si oppongono le sette opere di misericordia da rivolgere ai pellegrini. E’ interessante sottolineare l’inusuale immagine della carità, che viene simboleggiata da una donna che allatta al seno due bambini. 

Il Purgatorio, simile ad una gabbia, costituisce il regno intermedio in cui le anime pregano tutte insieme per poter espiare le proprie colpe ed essere condotte dall’Arcangelo Gabriele in Paradiso.

Wikipedia, 2014. [image], Angros47. Available at: <https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Affreschi_Chiesa_S.Fiorenzo_20.JPG> [Accessed 25 November 2021].

Foto in evidenza: Wikipedia, 2005. [image], Rinina25 and Twice25. Available at: <https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_della_Manta#/media/File:Saluzzo-Castello_della_Manta.jpg> [Accessed 25 November 2021].

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