• venerdì , 29 Marzo 2024

Il vento caldo dell'immaginazione

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Molti di noi non lo sanno, ma alcuni tra i cartoni animati che hanno accompagnato i nostri spensierati pomeriggi d’infanzia, come “Heidi”, “Anna dai capelli rossi”, “Conan – Il ragazzo del futuro”, “Lupin III”, perfino “Il fiuto di Sherlock Holmes” della RAI, hanno alle spalle il genio insuperato di Hayao Miyazaki, fumettista, animatore, regista, produttore giapponese, ma soprattutto, uomo.
E non un uomo qualsiasi, bensì uno spirito eternamente fanciullesco, nato e vissuto in Giappone nei bui anni della II Guerra Mondiale, quando le bombe cadevano inesorabili e indiscriminate sulle città rendendo polvere le vite di persone innocenti.
Ma anche allora, quando era solo un bambino nascosto tra le braccia della madre che voleva proteggerlo dal male di questo nostro mondo, Hayao capiva, sapeva che come i caduti della sua patria, anche quelli morti sotto il vessillo americano non erano persone malvagie e non meritavano certo di svanire in questo modo, lontani da casa.
Visse così, osservando affascinato il padre lavorare nella sua officina militare ai temutissimi Zero Fighter, i caccia giapponesi, e assistendo impotente alla malattia della madre che la confinò in un letto d’ospedale per sette lunghi anni.
È questo il retroscena del regista che ha rivoluzionato l’animazione giapponese, instillando nei cuori l’amore per la pace, il rispetto della natura, il valore della vita, l’importanza della libertà, la preziosa vicinanza delle persone amate.
La sua fucina è lo Studio Ghibli, che prende il nome dal vento caldo del Sahara, portatore di innovazione nel mondo della cinematografia, fondato con il socio Isao Takahata.

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[box]Alcuni premi e riconoscimenti tra i più importanti
•    Nel 2002 vince l’Orso d’oro per “La città incantata – Spirited Away”, al Festival Internazionale del Cinema di Berlino;
•    Nel 2003 vince l’Oscar per il miglior film d’animazione con “La città incantata – Spirited Away”;
•    Nel 2005 riceve il Leone d’oro alla carriera alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia;
•    Nel 2006 riceve una nomination agli Oscar per il miglior film d’animazione con “Il castello errante di Howl”;
•    Nel 2012 riceve il premio Onore e Merito Culturale, il secondo riconoscimento di maggior importanza in ambito culturale del popolo del Sol Levante.[/box]

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Noi lo amiamo perchè ognuna delle sue opere irrompe improvvisamente e inaspettatamente dentro di noi: quando ce ne saremo accorti sarà già troppo tardi.
Lo amiamo perchè ci parla con sincerità e chiarezza, non nasconde nulla della vita che tutti condividiamo.
Lo amiamo perchè apre il suo cuore donandone contenuti preziosi e insegnamenti edificanti.
Miyazaki non crea semplici film d’animazione, egli plasma vite, dipinge mondi che, per quanto avveniristici steampunk possano essere, recano le ferite del passato e parlano al nostro presente con potenza espressiva per risvegliarci dal torpore.
La vita è dura – ci fa capire – qualcosa dona e qualcosa porta via, ma noi possiamo e dobbiamo sempre lottare per quanto abbiamo di più caro, comunque vada.
Ciascuno dei suoi personaggi combatte strenuamente contro un quid che gli è avverso, chi per salvaguardare la propria Valle dalle ripercussioni catastrofiche di uno scenario post-apocalittico, come Nausicaa della “Valle del Vento, chi per recuperare la propria identità in una città di spiriti che hanno dimenticato cosa sia l’amore, come Chihiro della “Città Incantata, chi per riappropriarsi della giovinezza rubata dal capriccio di qualcun altro, come Sophie del “Castello errante di Howl.

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La grande sensibilità del regista giapponese fa sì che i personaggi dei suoi lungometraggi siano ambivalenti, né totalmente buoni, né irrimediabilmente cattivi, come quelli Shakespeariani, semplicemente uomini, con luci ed ombre, gli pseudo-antagonisti hanno semplicemente sviluppato un modo diverso per contrastare quel quid di prima che turba anche la loro esistenza.
Così l’autoritaria regina di Tolmechia che si impone violentemente su Nausicaa con la pretesa di distruggere la sua Valle lo fa solo per salvare quanto resta della realtà dalla minaccia della Giungla Tossica, un piccolo sacrificio a fronte della salvezza del resto del mondo; Yubaba ruba il nome e l’identità di Chihiro perchè deve farlo per mantenere costante l’ordine del suo “altro mondo”; la Maga Suliman che si accanisce contro Sophie ed Howl, determinata a privare quest’ultimo dei suoi poteri, agisce solo in virtù del desiderio di fermare l’inutile guerra che imperversa su di loro.

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È chiaro come la costante presenza di un conflitto nelle storie miyazakiane derivi dal solco profondo che la II Guerra Mondiale ha lasciato nel suo cuore.
Ma non è l’unico elemento autobiografico che egli inserisce nelle sue creazioni.
Onnipresente è il tema del volo, carissimo al nostro regista, che aveva ereditato questa passione dal padre.
Come qualsiasi altra cosa bella della vita però anche il volo viene gravato da responsabilità e consapevolezze: Nausicaa sorvola i dintorni della Valle osservando la distruzione della terra e Howl spiega le sue enormi ali corvine di “mostro” sui fuochi della guerra sotto di lui, affrontando la dicotomia interiore che lo divide tra la scelta di fuggire via per salvarsi, e quella di gettarsi nel vortice rosso per proteggere Sophie dal corso degli eventi.

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Sono cartoni, è vero, ma non solo per i bambini.
Sarebbe anzi meglio preservare le fresche menti dalle crude immagini di Princess Mononoke, questa volta ambientato in uno scenario pre-apocalittico dove sangue e parti del corpo mozzate non si risparmiano.
Questo è il momento subito prima dell’Apocalisse, l’orrore ultimo che nasce dallo scontro tra l’uomo arrogante, pieno di hýbris, e la Natura che rivendica il possesso di se stessa.
Ma è soprattutto in un contesto così catastrofico che agisce l’Amore, Amore come protezione che non si esplicita ma noi vediamo dov’è.

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A 72 anni, dopo 50 della sua vita dedicati con passione e dedizione all’arte cinematografica, Hayao nel 2013 durante la 70° edizione del Festival di Venezia annuncia il suo ritiro.
“Voglio operare per almeno altri dieci anni, ma penso che fare film non sia più il mio lavoro”.
Sono queste le parole con cui semplicemente ci avvisa che non starà più chino sulla scrivania a disegnare per noi, ma possiamo star sicuri del fatto che continuerà a dare il suo irrinunciabile contributo ai depositari del magico nome dello Studio Ghibli, tra cui anche i suoi figli.
A noi lascia in eredità la sua ultima opera, quella più intima e partecipata cui ha dedicato 5 anni per porvi tutto se stesso e la sua intera vita: Si alza il vento (Kaze tachinu)”.
Una storia basata su una persona reale, l’ingegnere aeronautico Jiro Horikoshi, ideatore degli Zero Fighter dell’infanzia del nostro regista.
Una storia criticata ancora prima di essere vista, ma Hayao non discute su giudizi senza fondamento e consiglia di comprare un biglietto per il cinema.
In Giappone è uscito durante l’estate, non sappiamo ancora quando anche le nostre sale lo ospiteranno (sicuramente dopo i francesi, primi distributori europei di Miyazaki), ma questa attesa può essere l’occasione più giusta per vedere tutti i suoi capolavori, senza tralasciare le altre emozionanti produzioni dello Studio Ghibli.
Vi lascio con un tributo dedicato a “Princess Mononoke”, “La città incantata – Spirited away” ed “Il castello errante di Howl”.

Buona visione e ricordate: “l’anima ha il suo peso” (“Il castello errante di Howl”).

 

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