• giovedì , 25 Aprile 2024

Il 2013 in 10 parole

Esattamente un anno fa su Twitter spopolava l’hashtag #duemilacredici. Un hashtag che prometteva aspettative, speranza, voglia di grandi cose, di grandi successi. 365 giorni dopo, tiriamo le somme analizzando le dieci parole che hanno caratterizzato, nel bene o nel male, questi dodici mesi che stanno per terminare.

10) ADDIO.

Alla base della top-ten la più triste e malinconica delle parole. Pronunciata quest’anno per personaggi che – chi più e chi meno, in modi certamente diversi – hanno marcato la storia: Thachter, Mandela, Andreotti, Hack, Melato, solo per citarne alcuni. Il silenzio è il modo più ossequioso con cui rivolgere loro il dovuto rispetto. Grazie per aver reso il mondo un posto diverso. Né migliore, né peggiore, semplicemente diverso. Il mondo che è oggi.

 

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9) TWERK.

Triste ammetterlo, ma i fondoschiena sventolati all’aria sembrano essere entrati in cima alla classifica delle tendenze tra i giovani. Quando negli anni novanta un genitore spalancava la porta della camera della figlia, rischiava di trovarla davanti allo specchio con un vestito brillantinato e una parrucca bionda a cantare imitando Britney Spears, che, vita privata a parte, sul palco non se la cavava tanto male. Ora invece lo spettacolo che si troverà davanti sarà decisamente di portata diversa. Dopotutto, se pensiamo che il modello è Miley Cyrus (non più la dolce e innocente Hannah Montana), abbiamo già detto abbastanza.

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8) BALOTELLI.

Manteniamoci sulla stessa frequenza di livello culturale. Ebbene, ripensando all’annata calcistica del campionato italiano viene subito in mente questo esuberante giovanotto, vittimista, scorbutico e perennemente arrabbiato. Risulta antipatico ad alcuni dei tifosi rossoneri, figuriamoci agli altri. La sua mania per i tweet e le foto su Instagram non si placa, e riesce così a far parlare di sé sia in ambito calcistico, sia in ambito etico, sia in ambito sentimentale. Il che non è certo un’impresa da niente. Inoltre, alla recente separazione dalla bella Fanny, alla nascita di un presunto figlio, alla carenza di goal che lo ha caratterizzato in questa prima parte di campionato, si aggiunge anche il club rossonero che rischia di proibirgli l’uso dei social network. Why always him?

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7) FOLLIE.

Restando in ambito calcistico, il 2013 sarà certamente un anno da ricordare nella storia. Innanzitutto perché Sir Ferguson lascia il Manchester dopo 27 anni di coaching. E non vedere un inglesino con il volto intonato alla maglia dei giocatori che mastica nervosamente un chewing-gum sulla panchina sarà uno spettacolo che i posteri rimpiangeranno. Ma la vera follia, inserita in un degno scenario è che nella sessione estiva di calciomercato un tale chiamato Bale viene portato a Madrid per 100 milioni di euro. Sarà difficile spiegare ai nostri nipoti come è possibile che questo sia accaduto nell’epoca della crisi.

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6) RIVOLTA.

Dal Brasile all’Inghilterra, dall’Egitto alla Siria e al Kenya. E noi non potevamo certo mancare all’appello. Alla fine anche il popolo italiano (sempre in modo disordinato, disorganizzato e a tratti quasi buffo come sua caratteristica) ha ceduto alla tentazione della insurrezione. L’ultima dovuta ai “forconi”, che hanno causato non pochi problemi in diverse città italiane. Una rivolta violenta che non ha portato risultati, forse per l’ incongruenza interna al movimento, forse per le minacce che hanno contornato l’azione e hanno fatto perdere fiducia e credibilità ai rivoltosi. E in tutto questo tumulto spunta una rivolta silenziosa, la rivolta dei profughi a Lampedusa, che dopo la tragedia hanno deciso di cucirsi le labbra in segno di protesta. La violenza non serve, ma il silenzio?

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5) BOSTON.

Il 15 Aprile dalla città americana partono brividi che viaggiano oltre gli stati, oltre l’oceano. Brividi e ore di paura, di una paura nota e rinovellata. La paura di una ferita che si credeva cicatrizzata e che invece si stava riaprendo lacerando la pelle. E bruciava. Boston trema di fronte all’idea che un nuovo 11/09 possa tornare. La maratona viene interrotta da un attacco terroristico che scuote l’America. Il numero di morti è contenuto, quello dei feriti un po’ meno. Ma il colpo più grande è quello all’orgoglio, l’orgoglio di una grande nazione che viene colpita di nuovo, ma che questa volta resiste e si rialza, sventolando le bandiere a stelle e strisce. E continua a correre: “I run for boston”.

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4) ELEZIONI.

Fatte, rifatte, contraffatte, insomma un vero disastro. Noi in fin dei conti ci siamo anche abituati, insomma siamo italiani, un po’ di pasticci li facciamo sempre. Ma dall’estero ci guardano con sospetto chiedendosi dove andremo a finire e ogni volta che pensiamo di aver trovato una soluzione sulle testate dei giornali scrivono “Not again!”. E in fondo un po’ ce lo meritiamo. Poca fiducia a sinistra, a destra non ne parliamo. Abbiamo votato perché eravamo un popolo senza governo, l’abbiamo fatto, ma non ha funzionato. Votare, votare, votare per tutto. Gli Italiani si sono affezionati al voto, tanto che 5 milioni hanno voluto votare anche per la finale di X Factor.

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3) PAPA.

Pardon, Papi. Non accadeva dai tempi di Celestino V. A saperlo prima, il sommo poeta si sarebbe divertito a trovare una profezia ante eventum per l’occasione. Ma la notizia ha colto di sorpresa un po’ tutti. Una notizia a dir poco sconvolgente. Un Papa emerito e un nuovo volto da associare all’idea di Padre della Chiesa. Difficile da elaborare. E tutti si sono chiesti “Come chiamarli?”, “Come rivolgersi?”, “Giusto o sbagliato?”. “E se poi se ne pente e vuole tornare?”. Comunque sia Francesco è stata una grande rivelazione e grazie al coraggio della scelta del suo predecessore la Chiesa sta lentamente riassaporando un’ondata di aria nuova. Capace di parlare ai cuori, il nuovo arrivato non lascia spazio a dubbi o perplessità.

 

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2) BIS.

Fortuite coincidenze o semplicemente mancanza di materia prima per il tanto agognato ricambio generazionale. Qualunque sia la causa, il 2013 è stato l’anno del secondo mandato per due grandi politicians. Per Barack Obama che nel 20 Gennaio si stabilisce per il secondo anno alla Casa Bianca. O lo si odia o lo si ama. Ma questo Mr President afroamericano innamorato della moglie, delle figlie, che scatta selfie e usa Twitter è ancora in carica, cercando di mantenere in alto, tra le difficoltà, l’America. E mentre in Italia ci lamentiamo per l’anzianità dei politici, anche per Giorgio Napolitano, alla tenera età di 88 anni, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, è arrivata l’elezione al secondo mandato. Vista la situazione, meglio comunque affidarsi alla saggezza della senectute. Di problemi ne abbiamo già abbastanza così.

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1) CRISI.

E infine arriviamo alla vetta della classifica, dove si posiziona la parola chiave. L’abbiamo sentita innumerevoli volte, e mi scuso per ripeterla ancora. Tuttavia, per una volta non avrà quella connotazione negativa e raccapricciante con cui viene usata di solito. Perché la crisi vera e propria, la crisi di cui nessuno parla mai, è quella di valori. La crisi della speranza. La crisi di giovani che vengono continuamente indotti a non credere più in un futuro. Ai quali non viene più insegnato a lottare per i propri sogni, ma a rassegnarsi. Ma non è vero che chi si accontenta gode. E questo l’hanno capito. L’hanno capito e l’hanno messo in pratica. Attraverso un hashtag.

Assonanza a parte, il Duemilacredici non sta per finire. Perché nonostante tutto, nonostante le elezioni, nonostante Boston, nonostante le guerre, nonostante Balotelli e Bale, nonostante i fenomeni naturali che hanno messo a dura prova buona parte del mondo e nonostante le rivolte, questo grido di speranza continua a sentirsi.

Duemilacredici è lo slogan di chi non ha mai smesso di pensare che qualcosa di buono potesse sempre capitare in quei 365 giorni.

E se davvero nonostante tutto qualcuno è stato così coraggioso da farlo, allora si merita tutta la felicità che questo nuovo anno potrà donargli.

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