• giovedì , 18 Aprile 2024

(Do)ping-pong

Sempre la solita solfa. Non si è in grado di accettare i propri limiti. In altri casi invece non si ha proprio voglia di allenarsi. O non si ha tempo. Ma si vuole a tutti i costi vincere importanti titoli. “Diventare qualcuno”.

Forse è così che pensa anche l’ormai famoso atleta, oro ai giochi olimpici di Pechino 2008. Come famosa è la sua marcia. E come famosa è la pubblicità del Kinder Pinguì. Eh già. È proprio lui. Alex Schwazer. Il 32enne risultato positivo ai test anti-doping alla vigilia dei Giochi Olimpici di Londra 2012.

schwazer

Tuttavia, di nuovo. È successo di nuovo. La IAAF (International Association of Athletics Federations) ha squalificato l’atleta italiano anche per i Giochi di Rio 2016. Aveva la possibilità di riscattarsi. Non lo ha fatto. Il primo gennaio di quest’anno è risultato nuovamente positivo ai test anti-doping. Che sia un errore? Non si direbbe. “Non avevamo il minimo dubbio della conferma delle prime analisi perché crediamo nel laboratorio di Colonia, ma questo non conta nulla perché si tratta di una positività costruita a tavolino in maniera ributtante. Alex Schwazer è un’atleta pulito vittima di un vile agguato“. A sostenerlo è Sandro Donati, l’allenatore del marciatore altoatesino, una volta appresa la notizia della conferma della positività al testosterone del marciatore. Ma è possibile che due volte è risultato positivo e due volte il test è sbagliato? Sarebbe molto strano.

Lo scandalo doping ha però toccato anche il mondo del canottaggio. Vincenzo Abbagnale. Sedici mesi di squalifica da parte del Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano). Questa volta, però, il figlio del mito del canottaggio Giuseppe Abbagnale non risulta positivo ai test. Anzi. È proprio l’atleta a non risultare presente alle tre convocazioni. Tre. Per tre volte non si è presentato. Un po’ strano.

abbagnale

Il problema è che l’intero mondo del doping è strano. Il non capire che, se devo fare una gara e l’altro vince, questi è più forte di me. Riempirsi di steroidi non significa essere il più forte. Certo, si vince quella gara. Ma non quella della costanza in allenamento, dell’impegno, della concentrazione.

Come già accennato, Schwazer è stato anche testimonial Ferrero. Un esempio per tutti i bambini che guardano la televisione. Un “mito” che sfuma. E il problema è che non si ha neanche il coraggio di ammettere di aver sbagliato. Una volta che si è stati scoperti, che senso ha cercare di nascondere tutto? Che senso ha negare tutto, continuare come se niente fosse successo?

doping

È un ping-pong. L’atleta è la pallina del ping-pong. Una racchetta è in mano agli steroidi anabolizzanti. L’altra è in mano all’onestà. La pallina va avanti e indietro. È triturata dall’indecisione. Per alcuni la partita viene vinta dal doping; per altri è l’onestà ad avere la meglio.

Ma in verità, nello stadio, nella piscina, nel campo chi vince?

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