• martedì , 23 Aprile 2024

Cartolina da Monaco

[box] Il nostro ex-redattore ed ex-allievo Riccardo Mimmo racconta la “sua” Monaco[/box]

Al ritorno da un’esperienza germanica di due settimane, viaggio di studio o lavoro sudato, un italiano medio si sentirebbe almeno disorientato. Fra i tanti fattori che accorrono per sconvolgere la vita di uno straniero fra le strade di Monaco figurano la lingua, il cibo, il modus vivendi e anche le facce dei bavaresi, sempre con la luna storta. Andiamo con calma: il tedesco è una lingua dura e aspra, ma se proprio non si può sopportare la nostalgia di casa, l’italiano si sente e si può parlare eccome, ma ci si deve accontentare. La Little Italy monachese è una comunità diffusa e variegata di migranti, a volte ben poco amalgamati in quel contesto, dal fruttivendolo calabrese con un accento che non lascia dubbi al predicatore scalzo che ti maledice per strada. Il cibo ha invece una varietà che spazia dal wurstel alla salsiccia, passando attraverso qualche tortino di patate nei locali più raffinati, il tutto innaffiato da un’abbondante razione di ottima birra; la carne è l’elemento fondante della dieta tedesca, che, insieme alla penuria di verdura e frutta fa dubitare come si possa sopravvivere oltre la cinquantina. È soprattutto il modo di vivere dei monachesi che stupisce: la vita è molto più veloce, rigida e controllata. Il traffico urbano, in macchina, a piedi, o in bici, è rapido, deciso e impeccabile: il tedesco medio non considera affatto la possibilità di un intoppo sulla propria strada perché semplicemente è raro che ne trovi. Chi non rispetta il gioco viene subito punito, e per tutto si può venire sanzionati, dall’attraversamento a piedi con semaforo rosso alla pedalata in bicicletta senza luci. Tutto questo ordine a occhi italiani appare un grande caos, pieno di leggi che in patria o non ci sono o sono poco rispettate. Considerando poi la licenziosità che viene mostrata nei confronti di argomenti come nudità e sessualità, ogni cosa si capovolge.

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Se tutto suona così strano allora c’è da chiedersi come mai Monaco di Baviera sia uno dei centri preferiti degli emigrati che vanno via dall’Italia e in generale dalla zona mediterranea. Perché ovviamente c’è qualcosa di più in quella cultura dell’intrico, ben visibile nella labirintica lingua come nell’ingarbugliato complesso di regole. Perché è la capitale del Bund (regione) più ricco della nazione più avanzata d’Europa; la società tedesca più volte è stata ed è ancora tacciata di razzismo ma ospita migliaia di stranieri con una politica di accoglienza ottimale che ha ammortizzato ondate di Italiani, Turchi, Spagnoli, Albanesi, Greci e altri ancora. Chi non lavora in Germania non sopravvive, ma in compenso chi vuole lavorare trova facilmente lavoro, pure ben pagato; così almeno dall’esperienza di italiani che senza istruzione, a volte senza conoscere il tedesco, a volte neanche l’italiano, si sono sistemati e guadagnano anche più di un laureato in Italia. La vita è costosa e le tasse sono probabilmente care, ma, per uno studente, l’insegnamento dalla scuola dell’infanzia all’università è gratuito e meno ristretto da numeri chiusi e test d’ingresso; inoltre la stragrande maggioranza dei giovani trova lavoretti part-time. In più la Baviera è un crogiuolo di paesaggi idilliaci e Monaco è una capitale culturale colma di ricchi musei ed eventi stimolanti. Considerando il cibo, così fondamentale per noi italiani, non si può far nulla se non cercare confezioni di pasta al supermercato e smaltire i grassi pedalando sulle vaste piste ciclabili della città. La cucina poi è compensata dalla qualità della birra, celebrata nel famigerato Oktoberfest, motivo dell’astio negli occhi dei bavaresi data la devastazione lasciata ogni anno. La scontrosità dei tedeschi è in fondo solo una certa durezza con cui sono abituati a trattare i rapporti umani: purtroppo sarà sempre difficile vederne uno sorridere, e quando sorriderà, il suo sorriso somiglierà molto a un grugnito. La lingua infine rimane abbastanza uno scoglio, ma se si considera tutto quello che è stato prodotto in quell’idioma e quel che si può fare col suo aiuto si avranno molti più incentivi ad impararla.

È vero che non c’è nessun posto come casa propria, ma a volte mettere il naso fuori può essere un’esperienza molto interessante.

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