• venerdì , 29 Marzo 2024

Posh, le tasche vuote dei ricchi

Sullo sfondo della rinomata università di Oxford, i due moderni sex symbol Max Irons e Sam Claflin vestono i panni di due giovani facoltosi (Miles Richards e Alistair Ryles) accomunati dal nobile lignaggio ma contrapposti dall’umiltà del primo e la superba ostentazione del secondo.

I due protagonisti Sam Claflin (a sinistra) e Max Irons
(a destra) con Douglas booth  (in centro)

Nonostante le divergenze, i due giovani si ritrovano legati dall’esclusivo e prestigiosissimo Riot Club, fondato nel 1776 a celebrazione di uno degli studenti più libertini di Oxford deciso a colmare il vuoto lasciato da due membri usciti l’anno precedente.

La maggior parte della narrazione di Posh, tratto dalla piece teatrale di Laura Wade (The Riot Club), si svolge attorno a uno degli eventi simbolo della confraternita: un banchetto che non si limita ad essere un luogo di condivisione, di scambio e di divertimento, ma che diventa un trionfo di eccessi, sbornie e puro edonismo che sfocerà in una climax ascendente di violenza prima verbale e poi fisica.

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La scena del banchetto è il fulcro dell’azione filmica

Nonostante il talento delle tre star emergenti Max Irons, Sam Claflin e Douglas Booth (che interpreta lo scellerato senza scrupoli Harry Villers), l’azione filmica si limita a descrivere l’aristocrazia inglese fedele agli stereotipi, senza dare troppo spazio all’amara riflessione che naturalmente si genera nello spettatore a proposito dell’idea che la vita dell’uomo sia costruita esclusivamente in base e in funzione del denaro.

I giovani che ci sono presentati nel film si spogliano di tutti i valori per seguire fedelmente soltanto la legge dei soldi: sentendosi all’apice dell’umanità precipitano nei più bassi recessi della corruzione, ritenendo le classi inferiori inutili piaghe alla stregua di parassiti, ma perdendo nei loro confronti ogni qual tipo di umanità.

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I dieci membri del Riot club prima del banchetto

Questi adolescenti viziati e presuntuosi presentano, portandolo all’esasperazione, l’amaro concetto che da sempre ha accompagnato l’umanità: un uomo che seppellisce i valori morali sotto le grandi ricchezze diventa schiavo di esse, sentendosi libero in una prigione di fragili e futili vanità. Sacrificando ciò che più lo rende umano, per abbracciare ciò che più lo accomuna alle bestie.

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