• giovedì , 28 Marzo 2024

Eurovalsa. La parola agli exallievi

Emanuele Ricci è un ex allievo del liceo classico di Valsalice che frequenta il secondo anno di filosofia alla Sorbona di Parigi.

Come pensi abbiano influito gli anni di Valsalice sull’esperienza universitaria che hai vissuto fino ad ora?

Gli anni di studio a Valsalice mi hanno fornito una cultura classica molto valida che mi ha aiutato e avvantaggiato rispetto ad altri studenti. Alcuni appunti e schemi mi sono ancora utili nello studio. In Francia viene privilegiato il Liceo Scientifico rispetto a quello Classico, infatti molti miei compagni hanno fatto solo un anno di filosofia e quasi nessuno ha studiato Greco e Latino.

Che differenze pensi che ci siano tra l’università francese e quella italiana? 

Non avendo mai studiato in un’Università italiana non so rispondere per esperienza diretta. Diciamo che l’Università francese assomiglia ad un Liceo sotto alcuni aspetti. Infatti i corsi si dividono in principali e di approfondimento composti da classi di circa 30 persone in cui si è sottoposti a verifiche continue e compiti a casa. Perciò in un certo senso si è  più seguiti.

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Che difficoltà può incontrare  un italiano che studia in Francia?

Innanzitutto la burocrazia. L’Italia è celebre per la sua burocrazia contorta, ma anche la Francia non scherza. Per iscriversi all’Università bisogna iniziare le procedure almeno sei mesi prima e questo per tutti gli studenti, stranieri e non. A  Parigi inoltre gli affitti sono carissimi e c’è una lotta all’ultimo sangue per ottenere una casa;   si tende ad ignorare quando invece richiede molto impegno e tempo. Ovviamente c’è anche il problema della lingua. I corsi sono tutti in francese, e almeno che tu non sia in Erasmus, i professori non hanno molta pietà. A parte questo la difficoltà più grande è il passaggio da un sistema all’altro.

Come funzionano gli esami?

Gli esami sono per lo più scritti, sotto forma di  dissertazione (una specie di saggio breve) o di commento di testo, che costituiscono l’incubo di tutti gli studenti. Per darti un idea, neanche i professori sanno bene quale sia il metodo giusto per fare una dissertazione perfetta. Per questo motivo è praticamente impossibile prendere il massimo dei voti (20/20) e, per quanto ne so, nessuno ci è mai riuscito.

Universita-Paris-I-Pantheon-Sorbonne

Qual è l’approccio dei professori?

Durante gli esami vieni valutato soprattutto, oltre che sulle conoscenze ovviamente, per la tua capacità di argomentare e a riutilizzare gli argomenti approfonditi per giustificare una visione coerente. Lo scopo primario dei professori è quello di insegnare non la filosofia, ma a fare filosofia, a riconoscere un problema celato  tra le righe di un testo o in un concetto. Questo rende alla materia la giustizia che merita. Se ci fosse solo l’approccio storico, la filosofia sarebbe unicamente lo studio di grandi menti del passato senza la possibilità di un vero dialogo.

Che ruolo pensi possa avere la filosofia nella cultura di oggi? Consiglieresti a qualcuno di studiarla?  

Lo studio della filosofia non è solo utile, ma indispensabile. Essa può spaziare su tutti gli ambiti possibili, ed è l’unica materia che possa riflettere su se stessa.  Questa è la sua grandezza e anche il suo limite, perché il più delle volte è destabilizzante. Il compito della filosofia è riconoscere un problema e non, come si crede, creare un problema e spesso è più interessante porre la domanda giusta piuttosto che pretendere una risposta. Forse non è gratificante come costruire una casa o progettare una nuova tecnologia ma credo che oggi sia essenziale dubitare, senza il dubbio non c’è progresso. Quindi consiglierei la filosofia a tutti, purché siano pronti ad accettare l’incertezza.

Pantheon-Sorbona

In futuro ti vedi a lavorare in Italia o all’estero? 

Questa è la domanda da un milione di dollari. Sinceramente non lo so, da una parte mi piacerebbe tornare in Italia, però allo stesso tempo all’estero ci sono molte offerte allettanti. Vedremo che cosa ha in serbo il futuro.

Come mai hai scelto filosofia? 

Principalmente per passione. Ho pensato che visto che ormai il lavoro non si trova facilmente da nessuna parte, valeva la pena fare quello che mi piaceva veramente.

Perché la Sorbona? 

Ho scelto di studiare alla Sorbona perché, oltre a fornire un ottima preparazione, volevo fare a tutti i costi un’esperienza all’estero e entrare in contatto con una cultura diversa. Poi, molto cinicamente, perché chi esce da un’università conosciuta ha più chances lavorative.

Da cosa è nata la tua passione per la filosofia? 

Anche mio padre ha fatto filosofia e fin da piccolo me ne parlava e mi affascinava molto. Poi devo riconoscere che le lezione del professor Bruno hanno fatto la loro parte, la sua disponibilità a sacrificare parte della lezione per lasciarci porre domande e discutere di un problema sicuramente ha fatto crescere in me la passione .

Filosofo preferito e perché?

Il mio filosofo preferito è senza alcun dubbio Kant, perché ha una capacità incredibile di guardare i problemi sotto punti di vista inaspettati. Riesce a trasformare le sconfitte , come i limiti della conoscenza, in punti di forza e fondare la possibilità di una speranza, che sia la libertà dell’uomo o il progresso. Forse però il filosofo che mi intriga di più è Nietzsche, che come diceva Camus, entra in gioco in quanto “una volta scoperto il deserto, bisogna imparare a sussistervi”.

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