• venerdì , 29 Marzo 2024

McCurry, una foto per mille emozioni

Centinaia di volti sono approdati a portare la loro storia nelle grandi sale della Reggia di Venaria.

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Il famoso fotografo Steve McCurry ha inaugurato venerdì 8 aprile la sua mostra fotografica, una tra le più grandi e complete, articolata in 275 scatti ognuno rappresentante una storia proveniente da ogni angolo del mondo.

Tra le fotografie esposte ci sono tutte le sue foto più importanti, insieme a tutti gli scatti da lui fatti dal 1979, le sue prime foto in bianco e nero, fino ad oggi.

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McCurry, nato a Philadelphia nel 1950, inizia a lavorare come giornalista; col tempo si accorge che riesce a raccontare molto di più con il semplice “clic” della sua macchina fotografica. Così dopo anni di viaggi, scatti, e foto pubblicate diventa il foto reporter di National Geographic per cui fotografa la ragazza icona che lo rende famoso in tutto il mondo: quello sguardo fece discutere gli impaginatori del giornale che non la volevano mettere a causa della forte storia che quegli occhi verdi raccontavano semplicemente guardando l’obbiettivo. La “ragazza afghana” diventa così il simbolo del campo profughi in Afghanistan e emblema del mondo intero sulle sciagure che si stavano svolgendo tra il 1994 e il 1995.

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Una tra le prime foto della “ragazza afghana”

 

McCurry è riuscito a visitare tantissimi territori che tuttora alcuni a causa delle guerre sono difficilissimi da visitare se non impossibili: Afghanistan, Yemen, Brasile, Colombia, Honduras, Indie, Filippine, Kuwait.

Di tutti questi luoghi è riuscito ad estrapolarne l’essenza, visitandoli anche più volte e diventando in certi casi parte di loro senza però parlare mai la loro lingua ma sempre e rigorosamente l’inglese e con l’umiltà del linguaggio del corpo.

Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Ivana Porta, l’assistente italiana di McCurry.

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Ivana considera questa la sua foto più bella, scattata durante il suo tour in Birmania

Nelle foto di Steve McCurry possiamo osservare foto di guerra, disastri naturali; perchè secondo te difficilmente troveremo foto più “soft”?

Dobbiamo ricordare prima di tutto che Steve McCurry è un fotografo dell’umanità e la racconta nel suo vissuto più intimo, cosa che vuol dire anche raccontare il dolore. A lui piace anche fotografare dei bei paesaggi di montagna o persone che si divertono in spiaggia.

Ultimamente sta facendo foto sempre più “easy” per bilanciare anche il messaggio, che nel mondo non è tutto catastrofe, ma lui è per vocazione un fotografo di guerra.

Ha un modo particolare di scattare? Appoggi l’utilizzo di questa tecnica?

Lui ha un modo di fotografare che anch’io condivido. E’ un metodo fatto da 5 punti molto semplici che vanno applicati con molta precisione per funzionare insieme.

La utilizzano tutti i grandi maestri, bisogna scegliere la luce; lo sfondo, che non deve disturbare; escludere dalla foto tutto quello che non serve e che potrebbe disturbare l’immagine; dare un significato importante dal punto di vista emotivo; e in più McCurry ama giocare a mettere più fotografie dentro una fotografia.

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La capacità di catturare i sentimenti delle persone è una dote naturale o uno strumento che richiede molto esercizio per svilupparlo?

Tutte e due, perché la fotografia, soprattutto nei ritratti, esprime quello che sei: se sei timido farai più fatica a fotografare e a catturare sentimenti; se sei timido ma hai bisogno di ritrovare te stesso nell’occhio dell’altro ci provi fino a quando non ci riesci, questa è anche la mia storia, non è stato facile farlo ma ne ho sentito il bisogno per scoprire meglio chi sono e quindi rispecchiarmi negli occhi degli altri.

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Qual è stata la più bella esperienza che hai fatto?

Quella della Birmania; lì i treni partono solo quando si riempiono, quindi ogni due o tre giorni e le persone passano tantissimo tempo in stazione, mangiano, dormono e finalmente quando il treno è pieno possono partire; mentre scattavo il treno è partito con me a bordo e si fermava 17 ore dopo. Ho dovuto saltare dal treno in corsa, per fortuna è molto lento!

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Cosa consiglieresti a una persona che prende per la prima volta una macchina fotografica in mano?

Consiglierei di allenare molto la curiosità, di imparare a individuare i luoghi adatti per una foto cercando la luce, lo sfondo e la composizione. In questo modo anche con un telefonino si può scattare bene in gran parte delle situazioni e di esercitarsi molto, buttandosi nella fotografia con tutto se stessi.

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