di Alessandro Locci
E’ notizia di questi giorni la ricomparsa della malaria in Venezuela. Questa malattia, provocata dal batterio Plasmodium malariae, è stata una delle più gravi della storia dell’umanità. Venne circoscritta solamente nella seconda metà del ventesimo secolo, grazie alle recenti scoperte mediche in campo antibiotico.
Uno fra i primi paesi a sconfiggere la malaria fu proprio il Venezuela, per merito del duro lavoro di Arnoldo Gabaldon e dell’italiano Ettore Mazzarri. Grazie al potente insetticida DDT è stata sterminata la zanzara anofele, il pericoloso insetto veicolo del parassita. Negli anni seguenti il malanno fu sconfitto in tutti i paesi più industrializzati del mondo, permanendo, però, in quelli più poveri e sottosviluppati.
Il Venezuela oggi è un paese in grave difficoltà economica e sociale a causa della dittatura militare retta prima da Chavez e poi dal suo delfino Maduro. La loro politica si è sempre disinteressata della salute delle persone e dell’ambiente in cui queste vivono, preoccupandosi esclusivamente di mantenere il potere.
La crisi economica e ambientale, dovuta all’eccessivo sfruttamento delle risorse petrolifere e minerarie (in particolare l’oro), non fa che aggravare la situazione di disagio sociale. Come se non bastasse questa situazione di grave disagio, nell’ultimo decennio si è riaffacciata la malaria.
Il veicolo della diffusione della grave malattia è la zanzara portatrice del parassita. Il deteriorarsi delle condizioni climatiche, infatti, ha reso l’ambiente più umido e paludoso, adatto perfettamente al proliferare del mortifero insetto.
Il numero dei soggetti infettati sta aumentando in maniera esponenziale a causa del gran numero di minatori che lavorano in miniere situate in ambienti paludosi. Secondo i medici la situazione è grave e da non sottovalutare. Infatti il numero dei soggetti infetti rischia di aumentare di 20 mila unità ogni settimana, assumendo quindi le dimensioni di un’epidemia. L’estrema povertà obbliga queste persone a lavorare anche in condizioni servili sotto la prepotente supervisione di bande armate locali. Inoltre la disponibilità di cure antibiotiche contro il batterio è scarsa, rendendo così la malattia una piaga a livello nazionale.