• martedì , 23 Aprile 2024

Un po’ di scienza nelle favole: l’intelligenza dei corvi

“Un corvo assetato vide una brocca d’acqua sul bordo di un prato. Pieno di gioia volò verso di essa, ma, ahimè, la sua speranza di ristoro si rivelò vana. Infatti, l’acqua che stava dentro la brocca era così bassa che egli non riusciva a raggiungerla col becco. Cercò di rovesciare la brocca, ma era troppo pesante.

Il corvo assetato era sul punto di darsi per vinto, quando notò lì vicino alcuni sassi.

D’improvviso ebbe un’idea brillante: lasciò cadere uno dopo l’altro i sassi nell’acqua sino a quando il livello non fu salito abbastanza.

Così poté bere a sazietà”.

Lo scrittore greco Esopo già nel VI a.C. aveva narrato l’intelligenza dei corvi, dimostrata recentemente da uno studio del National Geographic.

Una ricercatrice ha ideato un esperimento utilizzando una cornacchia della Nuova Caledonia, di appena otto mesi, chiamata Kitty.

Il corvide è riuscito a capire che inserendo dei sassi in un tubo pieno d’acqua, il livello si alzava in un secondo tubo collegato al precedente in cui era presente un pezzo di sughero unito a un avanzo di carne.

Dei sei corvidi che hanno sostenuto il test soltanto Kitty lo ha superato.

Si pensa infatti che questa specie animale abbia la percezione della relazione causa-effetto: il nesso tra un’azione e le conseguenze che ne derivano. E’ sorprendente visto che fino a poco tempo fa si riteneva che questa spiccata capacità fosse propria della specie umana e di pochi altri primati.

Sembra infatti che il cervello degli uccelli sia molto simile a quello dei mammiferi. I corvidi sono noti per la loro capacità nel risolvere problemi semplici sfruttando le loro abilità e quelli complessi ricercando strumenti idonei alla risoluzione degli stessi, come ad esempio il far cadere la testuggine dall’alto per far rompere il carapace e potersi cibare dell’interno, oppure utilizzare dei ramoscelli per estrarre il cibo da feritoie strette. Si è visto inoltre che se lo strumento non è adeguato l’animale è in grado di modificarlo per renderlo idoneo.

In seguito a questo risultato i ricercatori si sono posti una sfida: confrontare la capacità di apprendimento nei corvidi e nei primati.

L’esperimento è stato leggermente modificato suddividendolo in tre fasi diversificate:

–  si utilizzano due tubi, uno con dell’acqua e uno con della segatura. Gli uccelli dovevano decidere all’interno del quale far cadere delle biglie per riuscire ad afferrare con il becco;

– è stato presentato un solo tubo riempito d’acqua. Per raggiungere il verme i corvi dovevano scegliere fra una palla di sughero o una biglia da porre all’interno del tubo;

–  è stato presentato un apparecchio con tre diversi tubi: due grossi ai lati, nei quali poteva passare la biglia, ed uno più stretto in mezzo, nel quale non entrava la biglia. La base dei tubi era nascosta per non svelare che in realtà il tubo centrale era connesso con uno dei tubi a lato formando una “U”. In questo terzo esperimento per raggiungere il verme i corvi avevano a disposizione una sola biglia.


Ottanta bambini tra i quattro e i dieci anni hanno partecipato a questa attività sperimentale, avendo a disposizione cinque tentativi e due minuti per risolvere il compito, proprio come i corvidi. Unica differenza l’oggetto da raggiungere:  un gettone scambiabile con adesivi colorati.

Se nelle prime due prove bambini e corvi riescono a superare la prova, nella terza i bambini ottengono risultati eccellenti mentre i corvi non riescono a risolvere l’esercizio.

I neuroscienziati del Dipartimento di Psicologia di Cambridge hanno dedotto che i corvi posseggono una conoscenza sofisticata mentre i bambini oltre alla conoscenza posseggono una capacità di apprendimento ad ampio raggio. Come conclusione di questo studio gli esperti in psicologia infantile sentenziano che  “i corvi sono adatti per conoscere questo mondo mentre i bambini sono adatti per conoscere molti mondi possibili”.

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