• mercoledì , 24 Aprile 2024

Petrarca, fra poesia moderna e amori sofferti

Petrarca, ai giorni nostri, è certamente considerato fra i più importanti poeti della storia. Il suo modo di far poesia, rispetto all’epoca in cui è vissuto, risulta incredibilmente moderno. Per capire il perché di tale affermazione, però, occorre fare alcune precisazioni. Francesco Petrarca (Arezzo, 1304-Arquà, 1374) nacque in un periodo di cambiamenti per il movimento poetico europeo. L’epoca medievale infatti stava per giungere al termine. E l’Umanesimo era sempre più vicino, periodo in cui, dopo un momento di cosiddetto oscurantismo, si tornò allo studio e all’imitazione dei classici.

E fu proprio il Petrarca a dare il via ad una svolta umanistica in  un  periodo calante come quello medievale. Con le sue numerose scoperte in campo filologico, tra cui un gran numero di epistole di Cicerone e Virgilio. Il gran numero di opere scritte in latino, sia in prosa, sia in versi e, di conseguenza, il continuo richiamo ai classici. Nonostante tutto questo, il tratto che maggiormente distingue Petrarca, da molti dei poeti del suo tempo, si delinea nel  profondo dissidio interiore e nella sofferenza del poeta. Sofferenza causata dall’amore struggente per Laura,  donna riconosciuta nella nobile Laura de Noves e incontrata soltanto una volta dall’Aretino, trattenendolo così attaccato ai beni terreni. Questo amore, anti-stilnovista per eccellenza, ha delineato l’inizio di un movimento chiamato proprio “petrarchismo“, che vede l’accrescere dell’importanza delle donne nella lirica cinquecentesca, diventando così il soggetto principale dei canzonieri d’amore. Dalle ceneri di Petrarca presero il volo alcuni dei poeti moderni più famosi al mondo, tra cui i più importanti sono William Shakespeare e Ugo Foscolo, il quale scrisse un ampio saggio sul poeta, sul quale basò lo stile dei suoi sonetti.

Si può ben capire che l’Aretino sia stato fondamentale per la poesia antica e per quella moderna, raccontando, per primo, i dolori di un amore impossibile, soprattutto nei 366 componimenti del “Rerum Vulgarium Fragmenta“, oggi noto col nome di “Canzoniere“. Ciò che però stupisce di questo immenso poeta è l’eccezionale modernità con cui racconta al lettore i suoi sentimenti. Quello di Petrarca sembra così un esempio universale: qualsiasi ragazzo può soffrire per un amore non corrisposto, ogni uomo patire la morte della donna amata, provando i medesimi sentimenti del poeta. Eppure, chiunque guardi con occhio critico Petrarca potrebbe pensare che le sue sofferenze siano state colmate da una vita ricca di avvenimenti importanti, primo tra i quali l’incoronazione poetica ricevuta da Roberto d’Angiò.

In tutta risposta, come si può evincere dalla lettura del Canzoniere, si può affermare che nemmeno un riconoscimento come quello ottenuto dal poeta può acquietare la sua passione amorosa-dolorosa. Ci sono, perciò, sentimenti che niente potrà mai cancellare od obliare. Questo perché Petrarca, come Dante, Tasso o anche qualsiasi altra persona al mondo abbia sofferto per un dramma amoroso, per quanto possa essere elogiato e glorificato nel mondo, rimane pur sempre un uomo. E come uomo soffrirà, gioirà, piangerà, riderà e proverà tutti i sentimenti comuni ai mortali. Leopardi definì “fortunato” il poeta aretino, in quanto il dolore gli ha impedito di patire il tedio (“Ad Angelo Mai“). Proprio il dolore provato da Petrarca per il mancato amore di Laura ha spinto il poeta a scrivere i suoi migliori componimenti. Si può quindi dire che, anche per quanto riguarda i ragazzi e gli uomini d’oggi, a discapito del sesso e degli interessi personali, il dolore faccia, sì, malissimo, ma sia indispensabile per la maturazione, che porterà a qualcosa di migliore. Dalle 366 poesie dedicate a quella donna, che hanno dato a Petrarca memoria immortale nel mondo, ad un nuovo amore e così via… Insomma, per concludere, il dolore che prova ogni uomo è cagione di male quanto di bene, porta a dolersi quanto a maturare, trascina via la nostra vecchia vita per far posto ad una nuova. Petrarca ne è l’esempio, come dimostra l’ultima poesia della sua opera, Vergine bella, che di sol vestita, che conclude il suo processo di maturazione in vista della sua esperienza amorosa.

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