• sabato , 20 Aprile 2024

Identità sbagliate

di Carlotta Arcostanzo

Il termine clonazione in biologia indica la creazione assessuata, naturale o artificiale, di un secondo organismo vivente che ha tutte le caratteristiche genetiche del primo.

Ciò può essere visto positivamente, in quanto permetterebbe la nascita di organismi sani o in grado di resistere ad alcune malattie per cui ancora non si conosce una cura. Ma la Chiesa Cattolica nel 2008 con Benedetto XVI ha condannato la pratica della clonazione,“una grande offesa alla dignità della persona come anche verso la fondamentale uguaglianza di tutte le persone”.

Ognuno, infatti, è unico, con pregi e difetti.

Inoltre, clonare un individuo, porterebbe ad una strumentalizzazione della donna, che verrebbe usata soltanto come prestatrice di ovuli e di utero, portando ad una procreazione umana non più naturale ma finalizzata ad uno scopo.

Da come vengono descritti nella realtà distopica del romanzo “Non lasciarmi” di Kazuo Ishiguro, i destini dei protagonisti, cloni ideati solamente al fine di donare organi e tessuti agli umani, sono predeterminati e immodificabili.

Questo fa pensare a quanto sarebbe dannoso crescere, educare ed istruire un individuo clonato, non privo di emozioni e sentimenti, ma anzi con una propria personalità, solo per modellare ciò che naturalmente non può ancora esserlo.

Dunque occorre molta prudenza anche solo nell’accennare alla clonazione di organismi, evitando di sfociare in un utilizzo eccessivo e scorretto.Per di più la clonazione consente la completa rigenerazione dell’individuo, garantendogli una sorta di immortalità genetica. E a quest punto si presenterebbero diverse complicazioni per quanto concerne il ciclo vitale sia nella produzione sia nella fase della morte.

Di conseguenza, ognuno potrebbe decidere di creare una copia esatta di se stesso per eventuali trapianti di organo, riportando alla problematica delle emozioni fondanti anche per un clone.

Queste ipotesi fanno capire quanto la ricerca in questo campo debba essere regolata. Bisogna porre dei confini, per non correre il rischio di privilegiare l’interesse personale sull’etica comune e sugli interessi dell’umanità nel suo insieme.

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