• giovedì , 28 Marzo 2024

Le nuove discriminazioni

Dalla sua elezione ormai quattro anni fa il Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, ha imposto molti cambiamenti, tra cui i più eclatanti sono stati le nuovi leggi sulla migrazione, che prevedevano la separazione delle famiglie, che poi venivano trasportate in delle vere e proprie gabbie, come se si trattasse di animali; la costruzione di un muro di confine, in modo tale da interrompere il numeroso flusso migratorio proveniente dal Messco.

Inoltre Trump è famoso per usare in maniera molto libera e priva di controllo i social. L’articolo della Repubblica qui riportato mette in evidenza il fatto che Facebook ha dovuto rimuovere un post di Trump in cui si poteva osservare un triangolo rovesciato colorato di rosso. In apparenza questo tipo di immagine potrebbe non richiamare alcunché alla memoria, ma in realtà si tratta di un vecchio simbolo usato dai nazisti per istigare all’odio. Infatti il social dopo averlo rimosso scrive: “Non permettiamo simboli che rappresentano organizzazioni e ideologie ispirate all’odio senza che siano contestualizzati o oggetto di condanna” (La Stampa). Questo simbolo, insieme ad altri, è stato utilizzato da Trump come sponsorizzazione della sua nuova campagna elettorale in modo tale da essere rieletto successivamente. In breve tempo anche un altro social, Twitter, ha censurato alcuni post o commenti fatti dal Presidente americano e dal suo vice.

La cosa stupefacente, a riguardo di questo fatto, è il fatto che a distanza di 75 anni poca gente, soprattutto coloro che potrebbero fare qualcosa, è sensibilizzata su questo tipo di episodi. Quello che è successo durante la seconda guerra mondiale avrebbe dovuto insegnare al mondo che si deve guardare al di là del colore della pelle o dell’origine e della cultura di una persona, perché così come è successo agli ebrei, sarebbe potuto benissimo succedere anche ad altri. In questo caso si inizia a parlare di discriminazione vera e propria, e un altro esempio eclatante di discriminazione è ciò che è accaduto, e probabilmente sta continuando anche ora, sempre in America, riguardo all’uccisione ingiustificata di George Floyd, da cui è nato il movimento “Black Lives Matter”. Riguardo a ciò, in tutto il mondo sono nate delle manifestazioni in cui si voleva supportare questo tipo di “slogan”.

Sicuramente questi tipi di discriminazioni hanno continuato ad avere luogo da sempre, ma pochi hanno continuato a farci caso. Il 2020, però, avrebbe dovuto anche insegnare quanto l’unità di un popolo, ma anche di paesi (pensando più in grande), possa aiutare e dare in conforto in situazioni come la pandemia e tante diverse altre. Non dovremmo ripetere gli stessi errori commessi durante la storia passata, ma dovremmo cercare di essere migliori, sia per nostra coscienza personale sia per far vivere meglio il mondo intero.

Tornando a parlare del Presidente americano, egli, ma probabilmente ce ne sono molti altri che potrebbero avere il suo stesso atteggiamento, incarna perfettamente quello che è l’uomo che farebbe di tutto pur di ottenere ciò che vuole, senza pensare a quante persone possano farsi male. Non ha preso seriamente il problema che gli era stato posto davanti o, comunque, gli interventi da lui messi in atto non hanno avuto un grande effetto.

Trump (corsi e ricordi storici) diventa l’emblema di chi nel corso della storia, non è intervenuto in maniera efficace per difendere dei diritti inalienabili della persona. In un mondo si professa di essere contro la discriminazione e contro ogni tipo di violenza dovuta al colore della pelle o ad altre caratteristiche, stupisce molto questa grandissima incoerenza. Se davvero si vuole fare qualcosa, pur essendo nessuno, rispetto a tutti gli altri potenti, la si deve fare, perché anche un piccolo aiuto potrebbe essere poi molto importante.

“Nasciamo uguali, ma l’uguaglianza cessa dopo cinque minuti: dipende dalla ruvidezza del panno in cui siamo avvolti, dal colore della stanza in cui ci mettono, dalla qualità del latte che beviamo e dalla gentilezza della donna che ci prende in braccio” –Joseph Mankiewicz

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