• giovedì , 28 Marzo 2024

Un adattamento regale

Lo scorso 26 luglio la regina Elisabetta II ha svelato il proprio ritratto in una cerimonia virtuale: non era mai accaduto prima. E’ un ritratto dipinto dall’artista Miriam Escofet, vincitrice del premio 2018 Bp Portrait Award, svelato al mondo e alla presenza in video conferenza della regina durante una cerimonia con il Foreign and Commonwealth Office.

La regina ha visionato per la prima volta il suo nuovo ritratto dallo schermo del suo computer e ha osservato con delusione che la tazza di tè, nel dipinto, era senza tè, cioè vuota; la tazza in realtà aveva le insegne del Fco ed il ritratto ha voluto rappresentare un tributo duraturo svolto da Sua Maestà alla diplomazia nei Paesi del Commonwealth.

Il lavoro svolto dalla regina Elisabetta nei confronti dei suoi sudditi è stato impressionante; la regina ha novantaquattro anni e ha alle spalle sessantotto anni di regno. E’ fantastico pensare come questa donna abbia attraversato il secolo scorso e si sia sempre adeguata al cambio dei tempi mantenendo l’autorità maestosa della sovrana “quasi divina”. In questo periodo, a causa del “lockdown”, la regina Elisabetta si è ritirata nel castello di Windsor con il marito Filippo, che di anni ne ha novantanove, ed è riuscita a mantenere i suoi impegni ufficiali, istituzionali e sociali, tramite le videochiamate su Zoom, le telefonate ai numerosi nipoti e sparute uscite a debita distanza in alcune manifestazioni intorno al suo maniero. Di recente, all’inizio del mese di agosto, ha voluto aprire al pubblico i giardini di Windsor.

Anche la regina, che è stata la prima donna della “Royal family” a prestare servizio militare ed è stata addestrata come autista e meccanico durante la seconda guerra mondiale, ha dimostrato di essere una sovrana duttile e quasi tecnologica, in quanto ha capito che in un momento di isolamento totale, solo le sue apparizioni tramite una video camera potevano permetterle di portare a termine, in qualche modo, i suoi doveri e le sue responsabilità quotidiane nei confronti dei suoi sudditi. Proprio lei, che per un’intera e lunga vita, ha gestito la propria quotidianità seguendo rituali sempre identici, orari puntuali dalla sveglia alla mattina al riposo notturno e ha sempre ottemperato con abnegazione all’agenda settimanale scandita dall’incontro con il primo ministro del martedì all’ora di incontro del venerdì con i nipoti: insomma, una maestra quasi paranoica sui doveri della vita che si è trovata per la prima volta a “vivere” senza schemi precisi, ma solo incontri virtuali, distante da tutto e da tutti e attorniata da solo quindici fedelissimi che vivono con lei nel castello di Windsor e che cercano di supportarla negli impegni settimanali e che rischiano di “saltare” a causa di un’improvvisa mancanza di connessione della rete wi-fi.

La regina Elisabetta si è mostrata in video per diversi giorni del lockdown, proprio lei che ha parlato alla Nazione in tv solo cinque volte da quando è stata incoronata, escludendo i tradizionali messaggi natalizi. L’ultima volta di un discorso ufficiale al suo popolo è stata il 5 aprile di quest’ anno in cui si è rivolta tramite la televisione ai sudditi per tranquillizzarli, dopo che il Covid ha colpito non solo il primo ministro britannico Boris Johnson, ma anche il principe ereditario Carlo. Le altre occasioni in cui ha parlato in pubblico tramite il canale televisivo sono state la guerra del Golfo (24 febbraio 1991), la morte di Lady Diana (5 settembre 1997), il ricordo della Regina Madre (l’8 aprile 2002), il giubileo di Diamante nel 2012.

Ciò che la regina Elisabetta ha dimostrato a tutto il mondo è stata la sua resilienza e la sua abnegazione a servire il suo popolo: tendenzialmente le persone anziane sono poco inclini al cambiamento, mentre lei, novantaquattrenne, ha  dimostrato di essere capace ad allinearsi ai tempi, soprattutto quando necessario. Sicuramente ha uno staff di persone capaci che le ha spiegato di dover far sentire sempre la sua presenza al suo popolo e quindi l’unico modo possibile è risultata essere la web cam di un computer con cui avrebbe potuto dialogare con alcuni esponenti della società britannica.

In un mondo che ha cercato di rialzarsi e superare la pandemia di Covid-19 lavorando al novanta per cento in smart working e continuando le relazioni lavorative da remoto, anche la regina Elisabetta, così come gli esponenti politici principali dei diversi governi mondiali, sono stati costretti ad andare in televisione, ad applicare stati d’emergenza per poter emanare provvedimenti legislativi, ad apparire sulle web cam dei computers per poter spiegare cosa stava succedendo nei rispettivi Paesi, a gestire riunioni on line del Parlamento europeo per poter chiedere fondi monetari al fine di sostenere le loro economie.

La Regina Elisabetta è stato un esempio di caparbietà e di solerzia nel voler continuare a tutti i costi la propria vita lavorativa e così come lei hanno fatto milioni di persone che hanno cercato di mandare avanti la loro esistenza quotidiana. Occorre, però, anche contestualizzare gli stati di emergenza: le relazioni lavorative e sociali non possono essere gestite esclusivamente guardandosi in uno sterile video, le relazioni culturali e ricreative sono valide e importanti solo se vissute da vicino, guardandosi negli occhi e vivendo le emozioni del momento.

Le video chiamate, a lungo andare, possono diventare difficili da gestire: probabilmente la stessa Regina Elisabetta, nella sua quasi centenaria saggezza, ha capito che il momento di emergenza doveva essere gestito consapevolmente solo in quel modo: i suoi funzionari l’hanno esposta consciamente al mondo esterno tramite una video camera, trattandosi per l’appunto di uno stato di “quasi guerra” con un nemico invisibile ed aggressivo, quale il Covid 19. Questo modo di vivere la quotidianità, comunque, non è normale, non deve essere considerato tale e non si può pensare di trasformare un momento terribile delle nostre vite in un nuovo modo di vivere che diventerebbe il nostro quotidiano. È necessario che le scuole ripartano “in loco”, le lezioni scolastiche su Meet sono servite per dare una parvenza di normalità e per non perdere il preziosissimo contatto con gli insegnanti e i propri compagni, ma l’efficacia della scuola nella crescita degli studenti sta soprattutto nel contatto diretto e nello scambio quotidiano continuativo, nel bene e nel male, per favorire non solo l’ apprendimento, ma anche la loro formazione e maturità di essi.

Ora occorre riprendere il filo da dove si era lasciato e probabilmente anche la regina Elisabetta starà programmando un autunno denso di impegni “veri” e non virtuali, sempre nel rispetto delle distanze di sicurezza e dei protocolli Covid a salvaguardia della salute e del benessere dei cittadini e dei sudditi britannici.

Il mondo deve ripartire e deve essere pronto ad uscire da una crisi sanitaria che si è trasformata in crisi economica e finanziaria e che non ha precedenti.

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