• giovedì , 18 Aprile 2024

La DAD di Teresa Mannino

di Benedetta Tabasso e Teresa Ricci (pubblicazione a cura di Cecilia Rossi)

Lettera immaginaria alla comica Teresa Mannino dopo un’intervista ad Avvenire: gli sketch della “prof” Mannino sulla DaD e molto altro.

Lettera di Benedetta Tabasso

Cara Teresa,

come stai? Spero bene. Ti starai chiedendo come mai io sia qui a scriverti, dal momento che non ci vediamo dai lontani tempi del liceo…beh, neanche io so dirti il perché con esattezza; credo che il tanto tempo libero che stiamo avendo in quest’ultimo periodo ci faccia fare cose strane. In realtà uno dei motivi per cui ti scrivo è per parlare di una delle tue ultime interviste che mi è caduta sott’occhio sul giornale stamattina mentre facevo colazione. Sai, ancora mi fa impressione pensare che sei conosciuta a livello nazionale, ma io sapevo che avresti fatto grandi cose nella vita, me lo sentivo. 

Dopo aver letto l’articolo, mi sono subito molto incuriosita e ho deciso di andare a vedere uno dei tuoi sketch: ma se solo avessi saputo come usare Instagram! Ho dovuto chiedere aiuto a mia figlia, che, da nativa digitale indisponente, mi parlava come se fossi del paleolitico, anche se devo ammettere che ero bella negata… . Dopo vari sforzi sono riuscita a vedere i tuoi video: ero piegata in due dalle risate, anche se i temi che tocchi con tanta comicità sono tutt’altro che divertenti. Sai, mia figlia è un po’ più grandicella della tua, fa quarta liceo, e vederla passare sei ore o più davanti a uno schermo mi distrugge; si sta rovinando gli anni più belli della sua vita, anzi, glieli stanno rubando. La vedo sempre seria, con una faccia annoiata e assente, e se penso alle risate che non ci siamo fatte noi gli ultimi anni di liceo mi sale proprio la tristezza. Ricordi che facevi ridere pure i professori? Che mito!

Sono molto felice che tu sia tornata a Palermo, nella nostra “terra meravigliosa” da cui tutti scappano. Mia figlia adesso si è messa in testa che vuole andare all’Università a Milano. E come biasimarla, qui va tutto a rotoli. Tutti se ne vanno, la completa assenza di prospettiva li spaventa, mentre il Nord sembra un paradiso fiscale in questo periodo, tu per prima potrai confermare.

Io non so cosa stia trasmettendo ai ragazzi questa brutta situazione, ma non ci vuole un genio a notare come mia figlia non abbia il sorriso stampato in faccia come noi alla sua età. Trovo che ironizzare su questi temi sia molto difficile, ma ho visto davvero poca gente farlo come te, riesci quasi a fare sembrare il tutto divertente. La cosa più ironica è che le scenette che tu descrivi scherzosamente succedono tutti i giorni a milioni di studenti, ed è difficile farsi due risate in questo caso.

Come se non bastasse, ci voleva pure una crisi di governo. Spero solo che i prossimi ministri sappiano almeno usare i congiuntivi, non mi sembra di chiedere molto, no?

Comunque, amarezze a parte, hai proprio ragione a dire che in classe “si crea una comunità, si fa un gruppo e si cresce”: la nostra classe era una squadra, l’ambiente era così bello che quasi ero felice di andarci. Io non so che sorta di ricordo e legato a quali emozioni mia figlia si porterà dietro, ma so per certo che non sarà mai bello quanto sarebbe dovuto essere. Ci tenevo a dirti che qui a Palermo si è sentita molto la tua mancanza, le risate omeriche che creavi con le tue battute semplici quanto geniali, i bagni alle tre di notte con Antonio e Laura e tutti gli amori sbocciati… Che dire, sono proprio in crisi di mezza età! Avrei altre milioni di cose da chiederti, tipo com’è stato conoscere Bisio e Zalone, come ti sei sentita la prima volta davanti alla cinepresa, e tante altre… .

Senti, forse sei occupatissima in questo periodo, ma dal momento che siamo in zona arancione (o forse mi sono mi sono persa l’ultimo DPCM…?), mi chiedevo se ti andasse di prendere un caffè da asporto, mi farebbe infinitamente piacere. 

Scrivimi presto! Con affetto (e tanta stima),

Benni

Lettera di Teresa Ricci

Cara Teresa, sono una studentessa di terza scientifico del liceo salesiano Valsalice di Torino e per giunta sono sua omonima, infatti, mi fa molto strano scrivere a qualcuno che porta  il mio stesso nome, un nome che, se ci penso, ormai è caduto un po’ in disuso, ma a me piace e sono contenta di portarlo. Però, bando alle ciance, le scrivo perché ho letto l’intervista che ha rilasciato al quotidiano Avvenire lo scorso 28 gennaio, e le confesso che sono rimasta molto colpita da alcune cose che ha detto.

Innanzitutto, è stata geniale a portare su un social come Instagram, molto utilizzato da noi ragazzi e non solo, una parodia dei variegati problemi di questa DaD, che è andata a “sostituire” la scuola in presenza, costretta alla chiusura per la pandemia. Rimanendo sullo stesso argomento, mi ha particolarmente colpito quando ha detto che la scuola è come il teatro e di quanto lei ne senta la mancanza.

A parer mio questa similitudine è a dir poco azzeccata e mi trova d’accordo con lei, perché anche io prima della pandemia recitavo in oratorio, e quell’emozione di salire sul palco, lasciarmi prendere dall’entusiasmo, divertirmi con i miei “colleghi attori“ e vedere le reazioni e le emozioni che prova il pubblico, mi manca da morire. Come sento in altrettanto modo la mancanza di andare a teatro, sedermi su quella poltroncina e aspettare che lo spettacolo cominci, che le luci  siano spente e riuscire a godermi la voce dal vivo di chi canta o recita. Certo, è vero che gli spettacoli e l’opera li trasmettono anche in televisione, ma non è per niente la stessa cosa, e sono certa che lei in questo momento riesca a comprendermi appieno. Per la scuola vale la medesima cosa. Sento la mancanza  di quelle sensazioni che, quando sono a casa, non riesco a provare neanche in minima parte.

Ha proprio ragione! La scuola e il teatro sono puro contatto umano, adrenalina e forti emozioni, che con i loro “caratteri diversi ma caratteristiche simili” ci portano a crescere. Ora sarò sincera quando le dirò che, nel momento in cui è giunta la notizia che chiudevano le scuole, all’inizio ero contenta, ma con il passare del tempo non la penso più così. Completamente diversa, invece, è stata la mia reazione nei confronti del teatro, che è parte di me. Infatti ho avuto proprio un tuffo al cuore nell’apprendere la notizia. Come ha detto lei, o meglio, come ha fatto intendere, i due grandi cuori pulsanti che formano l’uomo (LA CULTURA E L’ISTRUZIONE) a causa del Covid sono stati messi davvero a dura prova, ostacolando moltissimo “ NOI” della prossima generazione. In aggiunta ha anche detto che la cultura e l’istruzione sono l’unico argine al degrado, umano e sociale. Infatti, in questo particolare momento per l’umanità, io credo che bisogna fare molta attenzione a questo argine, affinchè non ceda, rinforzandolo come non mai, impegnandoci il più possibile, così che questi due nostri pilastri non vengano del tutto “depennati“ dalla mentalità della nostra generazione portandola ad una crescita senza senso del dovere verso niente e nessuno e soprattutto nell’ignoranza.

Infine, le confesso che nella sua intervista io mi sono ritrovata molto, e in più, sono rimasta alquanto stupita dalla risposta che lei ha dato alla domanda dove le si chiedeva se volesse fare politica nel ruolo di ministra dell’istruzione. La sua semplicità e sincerità nel rispondere sono stati sorprendenti, facendo intendere che per fare politica bisogna essere competenti, cosa che, al giorno d’oggi, in molti politici manca. Detto questo, concludo. La ringrazio per il tempo e la pazienza che mi ha dedicato per leggere la mia lettera. 

Con affetto

Cordiali saluti

Teresa Ricci

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