• venerdì , 29 Marzo 2024

La Grecia fallisce, l'Italia perisce

In Italia quella del gioco è la terza industria che porta più profitto dopo quelle storiche (e più “leali”) Fiat ed Enel. Il nostro, nel 2012, sarà il secondo Paese al mondo per diffusione del gioco d’azzardo, con un volume d’affari che si aggira fra gli 88 e i 94 milioni.

17 milioni di persone risultano essere coinvolte nel gioco d’azzardo: sono coloro che vanno in estasi di fronte alle slots machines, ai gratta e vinci ed ai meravigliosi tavoli in legno rivestiti con il tappeto verde. Jack, Donna, Re diventano compagni che rallegrano le giornate di molti, anzi troppi.

I giocatori più accaniti sono anche i più disperati: il 47% degli indigenti, il 66% dei disoccupati ed il 56% di persone appartenenti a famiglie con un reddito medio-basso. Non si salvano i pensionati, che sperano di portare un po’ di colore nelle loro giornate grazie a frutta, fiori e stelline.

Inizi per caso, per provare. Poi vinci. E qui ti freghi da solo: la prima vincita è quella che ti introduce in quel tunnel illuminato dalle luci soffuse dei casinò o dell’angolo-azzardo dei bar. Non solo gli adulti sono coinvolti, anche ragazzini in età pre adolescenziale e non. A questo punto la colpa non va addossata al loro status sociale. I fortunatissimi bar accanto-sopra-sotto-dentro le scuole  trovano un’ulteriore fonte di guadagno prendendo la licenza per le slots machines.

L’azzardo si è oggi insinuato in ogni spazio della nostra quotidianità. Per trovarlo non c’è la necessità di andare in tabaccheria o in un casinò: radio, programmi televisivi, internet, nei bar, quotidiani. Persino al supermercato. Le vincite record si guadagnano la prima pagina dei giornali e costituiscono un affascinante scoop se a realizzarle sono individui disagiati,  quelle povere “vittime del sistema”.

Un’industria che cresce in modo sconcertante di anno in anno, di generazione in generazione. Solo il volume d’affari delle slot machine è di circa 44 miliardi di euro . Sono soldi, tanti soldi, talmente tanti che è difficile quantificarli.

Ebbene, è l’ammontare di quanto la Grecia avrà bisogno entro la fine del 2012 per non fallire. 44 miliardi per salvare un Paese, 44 miliardi di euro che lo Stato italiano stesso ha portato a diventare l’emblema di una patologia sottovalutata.  Dietro ogni apparecchio, ogni casinò, ci sono una concessione pubblica, tasse governative, un sistema di controllo centralizzato, operatori, locali, vincite. Un Paese fallisce, un altro promuove il dilagare di epidemie sociali.

 

 

 

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