• giovedì , 25 Aprile 2024

Guarino e Barillà, il calcio veste in rosa

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Da qualche anno (e lo stanno confermandole nostre agguerritissime ragazze nel torneo valsalicense) il calcio non è terreno amico solo ai maschietti. Spesso e volentieri anche le donne giocano (e bene) a pallone.

Così il Salice ha intervistato Rita Guarino, ex calciatrice della nazionale italiana di calcio femminile e ora vice-allenatrice della nazionale under 17 e Francesca Barillà, uno dei nuovi simboli del calcio rosa a Valsalice, nostra allieva ed in forza alla Juventus Femminile.

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Partiamo nel nostro viaggio all’interno del pallone in rosa da Rita Guarino


Rita, da dove nasce la tua passione per questo sport?

“Grazie a mio fratello, con il quale ho sempre giocato e soprattutto mi sono appassionata  al calcio dopo essere andata a vedere alcune sue partite”.

Come hai iniziato?

“Quando ero ragazza non c’erano scuole calcio femminili ed infatti avevo scelto come sport il pattinaggio. Ho iniziato semplicemente giocando nel cortile”.

Il gol più bello della tua carriera

“Nel mio primo mondiale, segnai un gol con un tiro all’incrocio dei pali nella partita vinta contro la Norvegia. Ero appena entrata da 2 minuti”.

Quali soddisfazioni ti sei tolta?

“Oltre aver vinto vari campionati e giocato i mondiali, sono riuscita a girare il mondo giocando a calcio”

E le delusioni…?

“Non aver potuto giocare la mia centesima partita in nazionale”

Parlaci del calcio femminile in Italia

“Da noi purtroppo non è seguito, ma soprattutto non c’è interesse nel farlo crescere. È un problema fondamentalmente di cultura”.

E nel mondo?

“Il calcio per esempio negli USA è considerato più uno sport per femmine, mentre il baseball e il football per i maschi, essendo meno aggressivo. Inoltre nel resto del mondo l’emancipazione per le donne è molto più avanti”.

Come mai nel calcio femminile molte ragazze sono laureate, un fenomeno ambiguo per il mondo del calcio?

“Perché attualmente il calcio femminile non dà garanzie economiche per il futuro, al contrario di quello maschile”.

Il tuo nuovo progetto: Football Lab

“Ho creato Football Lab (una scuola calcio individuale) non solo come centro di formazione ma anche come punto di riferimento per i ragazzi”.

Qui a Valsalice abbiamo alcune ragazze che giocano a calcio molto bene: cosa vorresti consigliare loro?

“Non mollare mai perché le difficoltà che una ragazza può incontrare sul proprio cammino sono numerose, inoltre essere costante nell’allenarsi perché per arrivare in alto bisogna fare numerosi sacrifici”.

Progetti per il futuro

“Continuare il progetto “Football Lab” e  dare supporto alle ragazze che alleno con la mia esperienza”.

 

 

 

 

E ora la palla passa a Francesca Barillà (1 scientifico B)

Francesca, da dove e quando nasce questa tua passione per il calcio?

“Io ho sempre giocato a calcio, fin da quando ero piccola. Il calcio lo si deve avere nel sangue e penso che sia nel mio DNA. Ho iniziato a giocare in una squadra solamente un anno fa: prima praticavo nuoto. Indubbiamente la mia passione è stata influenzata dal calcio visto in TV, anche perché nella mia famiglia nessuno è particolarmente appassionato a questo sport”.

Preferisci guardare una partita di calcio femminile o maschile?

“N0n faccio preferenze. Sicuramente seguo maggiormente il calcio maschile, perché è più facile trovare partite maschili in TV o su internet, ma mi piace anche guardare il calcio femminile perché molte volte riesco a fare paragoni tra me e le giocatrici che vedo, capisco i miei difetti, i miei pregi… Quest’estate ad esempio, ho seguito quasi tutti gli sviluppi delle Olimpiadi del calcio femminile, molto più di quanto normalmente faccio con quello maschile”

Qual è, a livello professionistico, la differenza tra il calcio maschile e quello femminile?

“Secondo me la differenza che più si nota in campo è quella fisica: il gioco è molto più lento, può sembrare noioso, ma non è affatto vero.  Se invece analizziamo la passione messa dai giocatori, il calcio femminile non ha nulla da invidiare a quello maschile, se non addirittura il contrario: il calcio maschile è diventato un vero e proprio lavoro, ed è sempre più influenzato dai soldi e dalla pubblicità, le ragazze invece mettono il cuore perché in rari casi possono essere mantenute solo da questo sport”.

Quali sono i tuoi rapporti con i compagni di classe? Giochi con loro?

“Non mi vergogno, mi metto sempre in gioco perché questo è quello che amo. Certamente ho buone capacità tecniche e fisiche, ma non mi voglio sopravvalutare, preferisco siano gli altri a giudicarmi. Certo che, quando mi riesce una giocata che lascia sul posto un compagno maschio, fa sempre piacere”.

Giochi nella Juve: la tua squadra del cuore?

“L’unica che vince tra le torinesi! Juventina per sempre”

E dunque il tuo idolo è…?

“Naturalmente Alessandro Del Piero: non solo perchè ha giocato nella Juve, ma per la sua educazione dentro e fuori dal campo che lo ha sempre contraddistinto e per cui è stimato anche dai tifosi non juventini. Come dimenticare poi i suoi gol fantastici, i leggendari “gol alla Del Piero” che mi hanno accompagnata ed emozionata sin da bambina”.

Come vivi i derby che giochi?

“Fino ad ora ne ho vissuti due: sono indubbiamente partite diverse, speciali, daresti tutto per vincere un derby. Sicuramente è la gara più sentita e al contempo temuta, non è mai facile trovare l’equilibrio giusto, agonisticamente parlando. Però penso che ogni partita sia importante: devo giocarle tutte al meglio, perché mi devo guadagnare il posto giorno per giorno: mai avere paura, è quella che distrugge ogni obiettivo”.

In che ruolo giochi?

“L’anno scorso ho giocato quasi sempre sulla fascia, come ala. Quest’anno invece vario spesso: qualche volta sono ala, altre punta o addirittura mezz’ala. Preferisco i ruoli offensivi, da dove posso vedere bene la porta avversaria piuttosto che dover difendere la mia. Mi piace però giocare anche come mezz’ala: se volete vedermi al massimo, mettetemi a centrocampo”.

Qual è stata la partita vinta con più gol di scarto?

“Una del torneo internazionale ad Agropoli, vincemmo 7-0. Ma nel calcio femminile non è questo che conta, conta di più che la squadra funzioni nel complesso:  è difficile poterlo capire se non si conosce direttamente questo mondo”.

Qual è stato il tuo gol più bello?

“Eravamo quasi a fine partita, pareggiavamo 2-2 grazie a due miei assist. Ero uscita per riposarmi (nella categoria esordienti del calcio femminile si può uscire e poi rientrare), quando il mister mi chiama e mi dice: “Entra e facci vincere questa partita!”. Entro, il mister mi sposta sulla sinistra, faccio un primo tiro col destro, il mio piede preferito, il mister mi consiglia di provare con il sinistro da lì. L’azione seguente si sviluppa in maniera identica, questa volta uso il mancino e la palla si infila nel sette! Quel gol è stato davvero splendido e speciale per me, ma, come ripete il mio idolo: “Il gol più bello è quello che deve ancora venire”.

 

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