• mercoledì , 24 Aprile 2024

Speciale Salone del Libro: responsabilità delle idee

Durante un Incontro al Salone del Libro Umberto Veronesi e Giovanni Reale si confrontano sul tema dell’eutanasia come medico e filosofo, non credente e  credente. Il dibattito però porta la riflessione sul ruolo del medico e della scienza  inevitabilmente legata alla filosofia.

Reale, spiegando  la motivazione per cui abbia scelto di collaborare con Veronesi  nella stesura del loro libro “Responsabilità per la Vita”, fornisce l’identikit del  “medico-filosofo” che Veronesi incarna pienamente: “Platone diceva che il miglior medico è quello che ha conosciuto il male e questa è una caratteristica del  Professore. Il vero medico si deve occupare dell’anima e del corpo, bisogna occuparsi della malattia ma anche del portatore della malattia”. Il dottor  Veronesi aggiunge poi che se non si è in grado di immedesimarsi nel paziente, non è vera medicina: “Negli USA per esempio molti sostengono che, dal momento che la scienza è oggettiva, bisogna analizzare il paziente oggettivamente, e non bisogna valutare la persona in quanto tale, soggettivamente, perché altrimenti ne risulterebbe un’analisi alterata”. Secondo Veronesi tuttavia non si può tralasciare il “vissuto” di un individuo, perché ignorare questo aspetto significherebbe essere medici incompleti o almeno imperfetti. “E’ facile togliere un nodulo dal seno, ma è difficile toglierlo dalla “mente” della donna”.

Riguardo all’eutanasia ovviamente questi due saggi sono di idee di diverse. Veronesi sostiene fermamente il testamento biologico e la possibilità che deve essere data al malato di decidere come concludere la sua vita. Sostiene inoltre l’assurdità della legge italiana che obbliga anche il malato terminale a rimanere in vita con l’aiuto delle macchine. Anche se, sempre secondo Veronesi, questa ormai non è più vita.

Reale, pur opponendosi all’eutanasia concepita come una morte “indotta” che avviene attraverso un’iniezione o tramite una somministrazione particolare, si rivela favorevole al porre una fine alle sofferenze di persone che vivono solamente grazie alla tecnica. Infatti egli dice che la nostra società tende a ritenere che poiché la tecnica moderna ci dà la possibilità di allungare la vita, si debba per forza allungarla. La verità è che “l’imporre a un morente l’obbligo di nutrizione e idratazione artificiali costituisce proprio una forma inaudita di violenza dell’artificiale contro il naturale”. L’uomo in conclusione, forzando la scienza e il progresso, vuole sostituirsi a Dio.

Lungo tutto l’incontro e nelle pagine da loro scritte, è un continuo avvicendarsi di opinioni di celebri pensatori e citazioni filosofiche e mediche, secondo la migliore tecnica dialettica. Entrambi gli autori cercano di ampliare le loro conoscenze, di condividere le loro esperienze: solo così si ottiene la vera sapienza.

Quello dell’eutanasia e della vita è un tema particolarmente attuale: sia che si abbia già un’opinione a riguardo, sia che si stia ancora cercando la soluzione, le idee di questi due grandi uomini non possono che essere utili per il nostro discernimento. Il titolo del libro è “Responsabilità della vita”, è responsabilità di ognuno interessarsi e cercare di capire.

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