• mercoledì , 24 Aprile 2024

Chagall a Parigi

Quando Chagall morì, nel 1985, aveva quasi raggiunto i cento anni di età e attraversato tutto il ventesimo secolo. Aveva vissuto una rivoluzione, due guerre e un esilio. Aveva conosciuto gli artisti più innovativi del suo tempo e dato vita a opere che parlavano della sua esperienza e città natale, dei suoi ricordi e viaggi.

La mostra che si sta tenendo presso il Musée du Luxembourg di Parigi (21 febbraio – 21 luglio 2013) “Chagall, tra guerra e pace” rivela con un’ efficacia sorprendente la personalità e lo spirito – oltre che i dipinti – di un uomo che seppe contrastare le regole e i codici del pensiero moderno ma allo stesso tempo servirsene e rimanere un obiettivo testimone del suo tempo.

Il parallelo tra le immagini di guerra e di pace mostra la complessità di un lavoro che non può essere ridotto a un singolo genere, ma unisce insieme gli eventi, le situazioni ed emozioni sperimentate dall’artista. Quindi, a seconda delle circostanza, Chagall visita e rivisita gli stessi temi, arricchendoli ogni volta con un tocco personale: la sua città natale Vitebsk, le tradizioni ebree della sua giovinezza, alcune scene della Bibbia.

A cominciare con la Prima Guerra Mondiale, la mostra espone quattro momenti chiave della vita e del lavoro di Chagall.

 

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La Russia durante la Guerra

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Chagall passò tre anni a Parigi dove costruì la sua identità artistica basandola sulle sue radici ebree, russe e l’influenza moderna degli artisti Cubisti e Futuristi. Nel 1914 Chagall presenziò all’apertura della sua prima mostra a Berlino, e continuò verso la Russia. Egli intendeva rivedere la sua famiglia e l’amata fiancée Bella Rosenfeld, ma la dichiarazione di Guerra lo forzò a rimanervi per otto lunghi anni. Chagall sposò Bella nel 1915 e poco dopo nacque Ida. Molti suoi dipinti ritraggono la loro vicinanza e il loro amore come saldo e perpetuo.

Chagall riuscì ad evitare il combattimento lavorando nel commissariato di St. Petersburg. Tuttavia l’artista era a conoscenza delle brutalità della guerra e le denunciò in una serie di disegni con una forte carica espressiva. Si trattava di soldati feriti per le strade, donne distrutte dalla scomparsa di un caro, uomini non più in giovane età in partenza da Vitebsk.

 

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Fra le due guerre in Francia

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Chagall e la sua famiglia si trasferirono in Francia nel 1923. Qui, gli venne richiesto di illustrare numerosi libri, fra cui la Bibbia. Prima di cominciare tale incarico l’artista ritenne necessario una più approfondita conoscenza dei luoghi narrati e nel 1931 partì per la Palestina. Al suo ritorno egli affermò che a Est aveva trovato la Bibbia e parte della sua stessa esistenza.

I lavori di Chagall non vogliono rappresentare né un mondo reale né di finzione. Essi sono l’espressione dell’ io dell’artista. Egli dipingeva quel che la sua immaginazione gli suggeriva: così spesso un suo personaggio acquisisce diversi significati in conflitto l’uno con l’altro.

 

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L’esilio negli Stati Uniti

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Nel 1937 le autorità naziste confiscarono le opere di Chagall esposte nelle collezioni aperte al pubblico. Gli eventi politici successivi obbligarono Chagall a partire per gli Stati Uniti. Così nel 1941 si trasferì a New York insieme alla moglie Bella. Sebbene lontano, egli non rimase all’oscuro degli atti barbarici che capitavano in Europa. I suoi dipinti furono invasi da guerre, persecuzioni, villaggi in fiamme: una tonalità oscura che non l’avrebbe più abbandonato. È in questi anni che compare la Crocifissione, simbolo dell’umana sofferenza, tema che ricorrerà più volte nei suoi dipinti.

Chagall aspettava con fervore la liberazione della sua città adottiva, Parigi, dove sperava di ritornare. Ma la morte improvvisa di Bella lo distrusse: “ Ogni cosa divenne buia”. Per i due anni successivi, l’artista non fece altro che offrire tributi all’amata moglie deceduta.

 

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Il dopoguerra e il ritorno in Francia

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Chagall rientrò in Francia nel 1948 e si fermò a Vence. Qui riuscì a ritrovare la sua serenità. In quest’ultimo periodo della sua vita, egli sviluppò temi solari, marittimi e mitologici. L’uso del colore cambiò, e i contorni si offuscarono. Si dedicò a nuove arti, come la scultura, la ceramica e il mosaico.

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