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Sotto il fascino della Mole

Mole_Antonelliana_2Un torinese “D.O.C” prova sicuramente un fiero orgoglio verso il monumento che dona un “imprinting” particolare, quasi magico, alla sua città: la Mole Antonelliana. Forse però non tutti coloro che passeggiano nei dintorni della sua ubicazione, cercando istintivamente di scorgerne il vagheggiato profilo, sono a conoscenza della sua storia e del simbolismo ad essa legato.

In origine la costruzione della Mole è stata pensata per uno scopo molto diverso da quello attuale: infatti nel 1862 la Comunità ebraica di Torino, in occasione della maggior tolleranza ottenuta con lo Statuto Albertino, ha voluto erigere una Sinagoga che svettasse sulle altre chiese dei cattolici.

L’architetto Alessandro Antonelli inizia i lavori nel 1863.

Nel 1869 avviene l’imprevisto: l’ingente costo del progetto dovuto all’ostinata intenzione di Antonelli di rendere sempre più alto l’edificio, costringe la Comunità ad interrompere il finanziamento. Tutto è sospeso fino al 1873, quando il Comune di Torino si assume le spese dell’opera, fatto che spinge l’architetto a raggiungere l’altezza di 167 metri.BORELLILUCA-MoleAntonelliana(Torino)-sanguignaecretabiancasucartacolorata-30x40cm(2008)

Alla sommità della guglia si colloca un “genio alato” dorato di 7 metri.

Dal 1899 al 1930 il monumento ha ospitato il Museo Nazionale del Risorgimento; dal 2000 è sede del Museo Nazionale del Cinema. Nel corso degli anni la Mole ha visto nello scatenarsi di fenomeni naturali il suo peggior nemico: l’11 agosto del 1904, durante un intenso nubifragio, un fulmine colpisce la statua sulla sommità, facendola crollare nel terrazzo sottostante. Per i più curiosi il “genio alato” è ancora visibile oggi all’interno del Museo del Cinema poiché venne sostituito con una stella.

Ma non finisce qui: il 23 maggio del 1953 un altro nubifragio, più violento del precedente, sradica una buona porzione della guglia che precipita nell’area sottostante, l’unica ad non essere ancora stata occupata da edifici. Vittorio Messori nel libro “Il mistero di Torino”, edito nel 2004 da Oscar Mondadori, a seguito dell’assenza miracolosa di vittime umane, afferma: “Quasi che la rovina non fosse che un “segno”, un enigmatico avvertimento che colpiva le cose ma preservava le persone.” Si racconta che persino il filosofo Nietzsche, inconsciamente attratto dalla Mole, amasse spesso recarsi a pranzare nei dintorni per poterne assimilare i “benefici influssi”.

Tale monumento può reggere anche il confronto con la Tour Eiffel: tuttavia tra i due edifici emerge una evidente differenza. Infatti, come sostiene Franco Rosso, la Tour è frutto di studi tecnici continui e graduali, la Mole è invece “un unicum elevato in un deserto paleoindustriale”.

mole antonelliana

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