• giovedì , 18 Aprile 2024

Il Silenzio negato

100  anni.

100 lunghi anni, molti dei quali da nazista. Esattamente, da ufficiale delle SS.

100 anni tra cui il 1944. Esattamente, il 24 Marzo.

100 anni di cui si ricordano morti ed eccidi.

100 anni e nessuno dimentica la sua partecipazione al massacro delle fosse Ardeatine.

È lui, Erich Priebke, ed oggi festeggia il suo centenario.

Sostenitore del progetto di Hitler è tristemente ricordato per l’avvenimento del 1944.

C’era lui, con altri, ad ordinare l’uccisione dei 335 italiani. C’era lui a vederli morire e cadere uno sopra l’altro. C’era lui alle fosse Ardeatine, in una cava di tufo, a veder spegnere i sogni e i progetti di tante vite.

Nato nel 1913, diventò ufficiale delle SS a giovane età per le sue qualità caratteriali ampiamente apprezzate da Himmler, nome 

altrettanto famoso nell’ambito della Shoah.

Finita la guerra riuscì a scappare e a fuggire in Argentina, fino a quando nel 1994, durante un’intervista parlò apertamente della sua partecipazione all’eccidio, senza mostrare alcun rimorso per le azioni accadute e che aveva permesso.

Il caso contro di lui e il suo collega Hass, venne così riaperto e riportati a Roma furono condannati entrambi a degli anni di prigione, ma a causa della loro età la pena fu diminuita.

Nel marzo ’98 intervenne il giudizio di secondo grado e la Corte d’appello condannò Priebke all’ergastolo: “La spinta criminosa che mostra Priebke è frutto dell’ immarcescibile certezza di essere nel ‘giusto’ prima che soltanto nel ‘doveroso’ e di questa professione di fede, non ignobilmente celata, ma perversamente proclamata, egli riempie con coerenza la propria vita, sino a oggi”. La decisione venne confermata dalla Cassazione.

Si vede anche solo in questa frase di giudizio una delle peculiarità tipiche delle persone che agirono al comando di Hitler, ossia la necessità di dover credere in una certezza, anche se evidentemente erronea, cioè quella di compiere del bene, per non soccombere alla disperazione causata prevalentemente dal numero elevato di uomini disumanamente uccisi.

E oggi, 29 luglio 2013, compie 100 anni.

Non sono mancate durante il giorno manifestazioni contro di lui, ma allo stesso tempo, in tutta Roma, e in particolare dove lui abita, sono comparsi striscioni con scritto “Dio stamaledica i tuoi accusatori… Buon compleanno capitano Priebke” firmati con la croce uncinata e la sigla C.m.t., Comunità Militante Tiburtina.

Sul muro esterno dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è poi comparsa una scritta in nero: “Auguri Priebke” accompagnata da una svastica.

Ciò denota un ulteriore immaturità presente anche oggi nella società odierna, causata dalla volontà di non voler dar ragione alla Storia.

Immaturità che scende in piazza ed inneggia a questo carnefice, senza tacere e forse avere l’ardire di ricordare le numerose vittime di una follia.

Immaturità che non vuole ricordare che quei 100 anni sono stati macchiati dal sangue di 335 persone.

Immaturità che non permette nemmeno di creare silenzio.

Silenzio in cui forse una persona può cercare di capire i suoi sbagli.

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