• venerdì , 26 Aprile 2024

Una scommessa che vale una vita

 

[box]L’ex allievo di Valsalice, Gianluigi Monti, ci racconta la sua esperienza in campo salesiano, iniziata ufficialmente l’8 Settembre 2013.[/box]

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Quando e come hai scelto di entrare a far parte della comunità salesiana? Avevi qualche timore all’inizio o hai subito capito di essere pronto?

Ho scelto di entrare a fare parte della congregazione (penso che chiamarla comunità non sia del tutto sbagliato, ma decisamente riduttivo) salesiana ormai due anni fa, quando ho iniziato ufficialmente il mio percorso di formazione con il Pre-Noviziato (2011-2012) e successivamente il Noviziato (2012-2013). Anche se la scelta “iniziale” risale a qualche tempo prima. Ovviamente avevo molti timori, all’inizio come ora. Innanzitutto perché la scelta in se non è cosa facile, soprattutto in una società come la nostra che ci ha abituati a pensare in termini relativi e consumistici. Poi anche perché si é trattato di una scelta giovane, o meglio della scelta di un giovane, che più che scelta potrebbe sembrare una scommessa, una scommessa che vale una vita.

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La cerimonia per il Noviziato di Gianluigi e di altri giovani salesiani è stata celebrata a Colle Don Bosco l’8 Settembre 2013.

 

Come vorresti agire concretamente adesso che sei un salesiano a tutti gli effetti?

Le cose che mi piacerebbe fare sono molte e variegate, ma credo che sia troppo presto per iniziare a pensare praticamente alla questione. Innanzitutto perché ora quello che mi viene richiesto è di proseguire la mia formazione da salesiano con due anni di post-noviziato (qui a Nave dove mi trovo ora) due o più anni di tirocinio e la teologia. E poi anche perché le idee possono essere tante, belle e ben pensate ma l’importante è che corrispondano a quanto il Signore ha pensato per me, altrimenti non sarei salesiano, ma un pessimo manager aziendale.

Che ruolo ha svolto Valsalice e il suo metodo educativo nella tua formazione?

Valsalice ha giocato un ruolo importante nel mio percorso di discernimento vocazionale; è il luogo dove ho conosciuto don Bosco, dove ho fatto il mio primo incontro con i salesiani, dove sono cresciuto come uomo, come persona e come cristiano. E’ l’ambiente nel quale ho imparato a ragionare, ad interrogarmi, ad interessarmi della vita e di Dio. Il metodo educativo non lo ho capito subito, mi ci sono immerso (o meglio ci sono stato immerso) per 5 anni senza mai studiarlo o cercare di interpretarlo. L’ho capito meglio una volta uscito dell’ambiente e soprattutto una volta passato “dietro le quinte” dell’ambiente salesiano.

Il direttore Don Gianni Di Maggio (a sinistra) e Don Mario Fissore (a destra) con Gianluigi Monti

Il direttore Don Gianni Di Maggio (a sinistra) e Don Mario Fissore (a destra) con Gianluigi Monti

Ti piacerebbe tornare a Valsalice a lavorare con i giovani? Riproporresti gli stessi insegnamenti che hai avuto?

Certo che mi piacerebbe, conservo un ottimo ricordo di Valsalice sia dal punto di vista scolastico (anche se, come ogni studente, ero ben contento di uscirne!) sia dal punto di vista comunitario. Riguardo agli insegnamenti sinceramente credo che la domanda abbia un problema in sé: no, non riproporrei gli stessi insegnamenti perché una delle sfide più belle che devono affrontare i salesiani oggi è proprio quella di saper essere sempre moderni. Gli insegnamenti da trasmettere sono sempre gli stessi, la morale non cambia con il passare del tempo, è la favola che deve essere sempre accattivante. Nel momento in cui dovessi arrivare io a Valsalice (cioè tra qualche anno) sarebbe necessario cambiare i modi, aggiornarsi, come lo è stato fino ad ora e come sarà anche in seguito. Il mondo dei giovani (di cui mi ritengo ancor parte avendo solo vent’anni) è un mondo in continua evoluzione, cambia, si muove, basta solo pensare alle mode. Ecco, la mia immagine di salesianità è proprio questa, sapersi adattare ai movimenti del mondo giovanile per diffondere il proprio messaggio, che è il messaggio del Vangelo, in modo sempre attuale.

Si parla spesso di una “crisi” nel rapporto tra i giovani e la fede, qual è la tua opinione al riguardo?

Il rapporto dei giovani con la fede è argomento di immense discussioni e enormi dibattiti ed un sociologo potrebbe rispondere in modo più appropriato di quanto possa farlo io. Io posso dire quello che ho vissuto, in quanto giovane, e che ho visto vivere. Io penso che il problema non sia una difficoltà di rapporto tra i giovani e la fede, credo solo che questo rapporto sia stato troncato: i giovani non sono più educati a farsi domande, a cercare il senso delle cose, prendono quello che viene loro consegnato e se piace lo tengono, altrimenti lo gettano. E’ il modo in cui ho vissuto per anni io stesso ed è il modo di fondo con cui mi scontro ancora. Il secondo aspetto, che ho visto applicato alla mia vita è che i giovani di adesso non sono bravi a dare le priorità. Se uno chiede ad un dodicenne quale sia la sua aspirazione più grande, il range di risposte varierà tra la/il ragazza/o o il cellulare; quante saranno le persone che risponderanno che la cosa più importante per la loro vita è essere felici? E’ un po’ questo quello che io vedo dei giovani e quello che io vedo del mio futuro: cercare di far vedere, innanzitutto con la testimonianza, che ci sono delle cose più belle di tutte quelle che passano. Ma al riguardo credo che Papa Francesco sia un testimone più valido di quanto possa essere io…

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