• giovedì , 28 Marzo 2024

Conoscere per vincere

Conoscere per vincere” è il motto degli oncologi, tre parole cariche di speranza che hanno un’importanza primaria nella cura contro il cancro. Considerando il rapporto duale che si crea tra medico e paziente, “fiducia e speranza” diventano una parte stessa della cura, integrata al pari di terapie mediche reali.

Abbiamo prova dell’esistenza di questa malattia già nei papiri degli antichi Egizi, e persino Ippocrate, il padre della medicina, si dedicò alla descrizione di questa incurabile malattia, attribuendo la sua nascita alla mescolanza dei quattro umori. In realtà, quando nel Novecento questo tipo di morbo andò a diffondersi maggiormente e andarono estinguendosi le malattie infettive, si scoprì che un tumore è una massa anormale di tessuto che persiste in quello stato anche dopo la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo. In particolare si venne a conoscenza del fatto che la crescita scoordinata di alcune cellule è provocata da alterazioni del patrimonio genetico, che si pone alla base di una vasta gamma di malattie.

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Agli esordi dell’oncologia l’unico modo possibile di curare il morbo sembrava essere l’asportazione del tessuto affetto. Negli anni a seguire gli sviluppi in questo campo sono stati rivoluzionari, anche se non si è mai trovata una soluzione definitiva. Negli ultimi trent’anni invece, dicono gli specialisti, c’è stata una frenata quasi completa, salvando rare ma corpose rivelazioni. Il giudizio finale è quindi, secondo loro, uno spreco totale ed eccessivo delle risorse implicate nello studio delle cure, quasi da non giustificare la minima percentuale delle vite salvate. Ad oggi infatti gli infermi risparmiati dal “morbo oscuro” sono circa il 3% di tutti gli affetti.

Da pochi anni si sta svolgendo una ricerca che darà sicuramente una nuova svolta in questo campo: si tratta di virus. Questi sono gli unici ad essere in grado di distinguere gli elementi che giovano al corpo umano e quelli che possono essere per questo nocivi. Tale particolare virus anticancro è stato modificato geneticamente e non è più in grado di infettare le cellule sane ma attacca selettivamente le cellule malate distruggendole, lasciando intatte le altre. Questo tipo di rimedio alla malattia è stato studiato proprio in Italia e i risultati sono stati migliori di quanto sperato. Nelle sperimentazioni in vivo, i virus come il virus herpes (il medesimo che in periodi di debolezza fisica fa comparire delle bollicine intorno al labbro) sono stati in grado di sconfiggere alcuni tra i tumori più aggressivi al seno e all’ovaio.

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Attraverso una porzione della glicoproteina D normalmente il virus herpes simplex si introduce nelle cellule. Proprio questa parte è stata rimossa e sostituita con un anticorpo che attacca le cellule tumorali, riconosciute poiché producono una proteina che le riveste chiamata Her-2, la quale viene individuata come bersaglio. La particolarità del virus è tale anche per il motivo che una volta esaurite le cellule malate è destinato ad auto estinguersi, differentemente dalla sua variante che si trova in natura. Nei laboratori bolognesi i test sulle cavie animali sono stati completamente positivi, nonostante non tutti i casi abbiamo riportato una guarigione integrale; inoltre un nuovo virus in attesa di brevetto è risultato efficace contro le metastasi cerebrali, ma dovrà passare ancora molto tempo prima che lo si possa vedere concretamente in azione su esseri umani.

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Tale svolta risulterebbe certamente radicale nel mondo della medicina oncologica e soprattutto nella vita di individui probabilmente diagnosticati terminali, non essendoci al giorno d’oggi una cura reale per le metastasi in questa parte del corpo. Se questo virus riuscisse ad essere utilizzato nei casi di tumore con effetti positivi, la ricerca farà grossi passi avanti. Si potrebbe predisporre ogni virus modificandolo geneticamente alla tipologia di cancro da sconfiggere, studiandone la fisiologia così da rendere selettivo il killer creato artificialmente e salvare le cellule sane. Si può solo sperare che questa malattia venga sconfitta, e forse accadrà presto.

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