Quasi per magia si spalanca il portone di un piccolo teatro parigino malandato e polveroso, Vanda fa la sua entrata: volgare, tremendamente volgare. Un chewingum in bocca, il maquillage pesante, un abbigliamento provocante, in una mano una grande sacca colorata, nell’altra il copione tratto dal romanzo di Sadoch-Masoch “Venere in pelliccia”.
Dopo una stancante giornata passata a testare attricette in cerca di lavoro, Thomas si appresta a tornare a casa, dalla sua fidanzata perfetta, bella e sorridente, alla sua vita di intellettual-borghese. Non si aspetta certamente di vivere un’esperienza paranormale, a metà fra finzione e realtà, non si aspetta di vedere l’ignorante donna bagnata vestita di pelle e borchie tramutarsi in una perfetta nobildonna dell’800, non si aspetta, soprattutto, di vedere il suo lavoro animarsi sul palcoscenico.
Il regista e la nuova arrivata cominciano a recitare nel teatro vuoto, mimano le scene con una naturalezza intrigante: interrotti solamente dalle telefonate della fidanzata in attesa a casa, quasi un richiamo al mondo di fuori. Entrano perfettamente nella parte, nello specchio che è la rappresentazione teatrale. Diversissimi nella realtà, vicini nell’amore per l’arte, Thomas e Vanda mettono in piedi uno spettacolo di dolce attrazione, in cui protagonista è l’abbandono ai sensi, all’istinto, all’amore.
I due attori, amanti, duellanti, seduttori, si avvicinano e si allontanano in un gioco di erotismo e carnalità finchè Venere in persona giunge nuda, vestita solo di una morbida pelliccia, a incatenare a lei un uomo che si era ritenuto superiore all’amore.
Roman Polanski mette in scena un duetto, un mistero fascinoso ed intrigante, una commistione di eros e thanatos all’interno della quale non si riescono più a distinguere i personaggi, l’uomo e la donna, il vincitore e il vinto. Candidato al Festival del Cinema di Cannes questa coreografia sensuale scatena ciò che in noi è irrazionale, inconscio, la volontà di rifugiarsi in questo incantesimo.
Con la recitazione straordinaria della moglie Emanuelle Seigner e del francese Mathieu Almaric, questo film-piéce teatrale cattura tutti noi spettatori, incastrati in una dimensione spazio-tempo surreale, dove verità e bugia si confondono fino a risultare perfettamente coincidenti.