Emozioni, sentimenti, passioni e carità tutte mescolate in un unico discorso… del sig. Alfredo Bastia, mercoledì 23 ottobre ai ragazzi di terza media. I professori hanno avuto un’ottima idea a farlo conoscere solo ai ragazzi dell’ultimo anno, perché anche noi siamo riusciti a comprendere le sue parole con alcune difficoltà.
Il signor Bastia ha raccontato di ragazzi poveri, dimenticati e soprattutto non fortunati come noi.
Lo scopo credo non fosse quello di suscitare lacrime che sul momento fanno impressione, ma poi scivolano via; al contrario lui voleva far nascere in noi un sorriso verso quelle persone che facciamo finta di non vedere, ma che in realtà ci passano davanti tutti i giorni!
A me e ai miei amici ha impressionato molto il modo di parlare di Bastia, il quale, grazie alla sua voce intensa, colpiva i nostri cuori.
La cosa buffa è che tutti, in quelle due ore, sono stati attenti accorgendosi di quanta verità ci fosse nelle sue parole: magari non avevamo mai detto a nessuno quante volte abbiamo guardato male un barbone o abbiamo risposto bruscamente a una signora che ci ha chiesto l’elemosina!
Ecco, lui ci ha fatto riflettere proprio su questo: su quanto siamo fortunati, su tutte le volte che giudichiamo e quando pensiamo solo a noi stessi.
La prima storia, quella più affascinante, che ha fatto cambiare la vita del sig. Bastia era il resoconto di un suo viaggio, l’unico che lui si è concesso per rilassarsi e divertirsi: il viaggio alla volta dell’India, paese ricchissimo e poverissimo, con grattacieli e baracche.
Alfredo racconta che stava andando a visitare una chiesa storica, quando a un tratto si perde, lui, solo in mezzo a una metropoli intera, Mumbai.
Vede in lontananza un ammasso di spazzatura, una montagna di scarti degli uomini ricchi; e da quel cumulo d’immondizia escono dei bambini, sporchi e puzzolenti:
<<Io da buon visitatore europeo li fotografai>> racconta il sig. Bastia.
Ma subito dopo gli corre incontro uno di quei fanciulli: era sporchissimo!
Alfredo pensa gli voglia rubare la macchina fotografica e la protegge portandosela al petto, <<noi facciamo dei pensieri negativi sui poveri>> dice.
Il bimbo vuole solo chiedere di fargli una foto e dato che non parlano la stessa lingua, il piccolo gesticola per farsi capire…<<voleva dirmi: ”Ci sono, esisto anch’io!”>> spiega Alfredo.
Un attimo dopo sono apparsi altri bambini, tutti in coda per una foto, solo una semplice foto che però per loro significava essere apprezzati da qualcuno, calcolati e quindi amati.
Si salutano ed ognuno va per la sua strada quando a un tratto arriva il primo bambino, sorridente e arzillo; chiama Alfredo e gli porge una barretta di cioccolato: era scaduta da un anno!
Il sig. Bastia dopo avergli sorriso guarda la montagna di spazzatura e bambini: erano un tutt’uno, una cosa sola, non c’era distinzione!
A fianco si vedeva un furgoncino dell’assistenza sociale che, evidentemente, distribuiva loro un po’ di cibo ancora buono, in realtà, ma considerato scaduto nei paesi ricchi: da buttare nella spazzatura, oppure da inviare ai paesi più poveri.
Con questa storia e con molte altre ancora, il sig. Alfredo Bastia ci ha trasmesso uno splendido messaggio: “Ragazzi, la vita è una, ci è stata donata e noi dobbiamo donarla”. Abbiamo imparato che, anche nel nostro piccolo, possiamo aiutare gli altri, anche solo sorridendo al venditore ambulante di spugnette e non rispondendogli male e credendoci superiori.
Grazie al sig. Bastia per averci risvegliato il cuore troppo spesso sonnolente e indurito dalla nostra superbia!