Un due tre. Un due tre.
Sulle note del valzer di Strauss, sorridendo, volteggiano le coppie. Nel fatidico momento, nonostante le incertezze iniziano a girare, cauti.
Nel pubblico le nonne sospirano, memori dei balli passati. Fino a quando con estrema dolcezza una lacrima scende, facendosi largo tra l’espressione sorridente.
Quanto sono cresciuti i loro nipotini. Eppure sembrava solo ieri quando giocavano sulle loro ginocchia. Piccoli. Ingenui.
E ora sono 18.
18 lunghi anni di esperienze belle e indimenticabili. Di crescita e di futuro. Anni che non si dimenticheranno tanto facilmente.
I ballerini si fermano e al segnale stabilito si inginocchiano a porgere la rosa alla loro dama. Immobili e divertiti tra i mille flash che si susseguono instancabili. Centinaia di foto per commemorare un momento. Un attimo che rimarrà per sempre aggiungendosi agli altri scatti della vita.
E un due tre. Un due tre.
I 18 anni sono un porto di speranza, dice il professor Gardino.
Un luogo in cui si attracca e si prende il largo per mete sconosciute, forse un po’ temute, ma che fanno e rendono l’uomo più maturo. Tappe che si possono affrontare, si devono affrontare sperando e affidando.
E inevitabilmente responsabilità, afferma il professor Accossato, perché la vita ora è nelle nostre mani. Perché le nostre decisioni sono ancora più importanti dato che ci introducono nel folle e meraviglioso mondo “dei grandi”.
E come qualcuno ricorda nell’età della maturità si può anche andare in prigione.
Guardando dal pubblico il fresco colore delle rose, il candido rossore delle ragazze e la baldanza dei ragazzi, qualcuno prova nostalgia. Il professore Oni ce lo rivela; i 18 anni sono passati, e come non ricordarli.
Questo sentimento di chi ci precede ci accompagna e dalla loro esperienza vissuta noi al contempo traiamo tanti insegnamenti, nella buona e nella cattiva sorte.
Per una mamma questa tappa è contraddistinta dal nostro sentirci grandi, pur essendo ancora infinitamente piccoli. Certo, per una madre il figlio sarà sempre quello che ha generato, quel batuffolo rosa che ha allattato.
Ma è estremamente bello godere di questa discrasia. Memori che la nostra grandezza si deve talvolta adattare alla nostra piccolezza, per non sentirci immediatamente capaci e invincibili, ma per continuare a porci sotto il consapevole insegnamento della Vita.
E tra gli applausi scroscianti per un ballo infinito, le coppie si inchinano. Riconoscenti. Mature. Pronte a muovere nuovi passi.
Tra l’un due tre del tempo della Realtà.