L’arrivo dell’estate vede il proliferare in moltissimi paesi e città italiane di numerose manifestazioni enogastronomiche che richiamano visitatori buongustai in vena di assaggi prelibati.
I consumi alimentari degli Italiani con la crisi economica si sono ridotti sia in quantità che in spesa, ma non sempre questo significa che si sia perso il senso del gusto e la ricerca della qualità
Molti giovani in attesa di collocarsi nelle tradizionali occupazioni, hanno intrapreso la via dell’agricoltura o dell’allevamento di ovini. Sono partiti in piccolo stile, però preparati e si sono assicurati l’ingresso in un mondo di produzione di nicchia che poi si è rilevato appassionante e redditizio.
Il loro mercato di sbocco è prevalentemente costituito dallo “Street Food” che va sempre più diffondendosi specialmente nel campo dei latticini, delle bevande artigianali, del vino e della birra.
I tradizionali ristoranti hanno perso terreno nei confronti dello street food o del cibo take away. Il cibo da marciapiede fa infatti risparmiare denaro e tempo ma soprattutto fa avvicinare ai nuovi sapori che poi si rivelano essere anche fra i più antichi.
A Milano, ad esempio, al recente” Festival Street “di giugno, erano presenti chioschi provenienti da tutta Italia. Si è potuto gustare il Cuoppo napoletano, fritto misto avvolto in cono di cartapaglia, l’hamburger di carne chianina, l’arrosticino abruzzese, l’arancino e i cannoli siculi, il lampredotto fiorentino.
Alla fiera non mancavano i prodotti etnici, forse ancora più antichi e tradizionali di quelli regionali italiani, ma molto meno raffinati e decisamente più a buon mercato.
Il cibo da strada esiste dai tempi più remoti della nostra civiltà. Il boom di oggi è dovuto al desiderio di ricerca di sapori tradizionali ben lontani dalla standardizzazione dagli snack di MacDonald, degli autogrill e dei distributori automatici.
Il pranzo seduti a tavola tende ad essere sostituito da un apporto di cibo rapido, saporito, igienico e poco costoso che però non rinuncia alla qualità. Nello street food ben gestito di solito la filiera è corta e biologica. Può rimanere in commercio a lungo solo chi sa soddisfare meglio i gusti dei clienti con freschezza, sapore e fantasia.
E l’igiene? Per svolgere questa attività la cultura enogastronomica moderna richiede l’obbligo e il rispetto di norme severe. L’Italia è più esigente di tanti altri paesi europei. Indispensabile l’uso di guanti, di metodi che evitano la contaminazione batterica sia nella preparazione che nella conservazione sia da parte umana che dall’ambiente. Il cibo è preparato sotto gli occhi del cliente che deve essere in grado di controllare di persona usando i tradizionali criteri di freschezza e di pulizia. Considerando l’aspetto sociale, il cibo da strada, attraverso i sapori, mette in contatto i luoghi sparsi della penisola unendo le tradizioni.
Per proteggere lo street food nel 2004 era nato un progetto presso l’Università di Siena denominato “Le Rotte del Gusto” dedicato ai produttori che occupano delle nicchie nel campo culinario.
La ricerca mirava alla catalogazione dei cibi poveri da strada delle regioni Toscana, Umbria, Marche e Romagna. Da qui la ricerca si è estesa a tutto il territorio italico. Nel 2005 il marchio Streetfood è stato registrato e concesso in uso gratuito a chi ne fa richiesta, possedendo i requisiti necessari. L’organizzazione si rende disponibile per intervenire ad eventi in cui può offrire consulenza, pubblicità ;vi è possibilità di aderire all’associazione sottoscrivendo un decalogo di comportamento che garantisce lealtà, igiene e professionalità.
Per l’Associazione il cibo tradizionale è una cultura da riportare in auge sul mercato in cui ha sempre vissuto: la strada e deve offrire una alternativa sana e sostenibile ai cibi industrializzati Il prodotto e la produzione divengono un nuovo mezzo per fare impresa, soprattutto fra i giovani ed in modo giovane.
Gli “Artigiani del Gusto” che ottengono il marchio DOC divengono persone che eseguono un lavoro qualificato che merita di essere messo in giusta luce. Viene salvato un patrimonio storico gastronomico che può contrastare l’avanzata della diffusione di cibi apolidi, capifila di una globalizzazione che ha abolito sapori e qualità.
Si vuole creare una sinergia fra cibo e territorio. Esaltando l’antica arte culinaria regionale si realizzerà la giusta integrazione alle bellezze artistiche e architettoniche di tante località
Da cosa nasce cosa: oltre a promuovere i tradizionali alimenti , l’Associazione sostiene la produzione degli utensili necessari alla preparazione e cottura. Abili artigiani tornano a forgiare attrezzi di ferro, legno, argilla e refrattari, fornelli che sono le vere armi del mestiere per donare ai cibi qualificati quel pizzico di sapore in più.