• giovedì , 25 Aprile 2024

Murales per tutti

Graffitismo: arte o crimine? Di certo un gran dilemma a proposito del quale innumerevoli critici hanno a lungo dibattuto, ammettendo forse con reticenza una probabile artisticità.

“Sono il massimo sostenitore della Street Art” spiega il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, il quale proprio nel 2006 a Milano allestisce una mostra assai discussa in promozione degli street artist.  «L’intervento degli artisti di strada – rileva infatti Sgarbi – è quello di animare e migliorare i centri suburbani. Bei dipinti – espone il critico – su brutti muri».

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Quindi non più il preconcetto di chi deturpa la città con «segnacci» e senza autorizzazione, ma «Street art come eterogeneità creativa che abbellisce invece le periferie cittadine, raggiungendo spesso risultati importanti». Sgarbi pertanto si fa promotore della diffusione di graffitismo e murales nelle periferie più degradanti.

Nel 2007 nasce dunque l´Associazione «Italian Street Art» (Isa), grazie alla collaborazione di alcune delle più significative realtà associative, artistiche e professionali italiane che applicano le tendenze visive legate ai fenomeni artistico-culturali del graffitismo, del muralismo e della street-art al design urbano, all’arte contemporanea ed ai progetti socio-culturali con il nobile intento di rivitalizzare e ripristinare lo street artist privandolo di quella sua reputazione di “bandito” ridipingendo l’arte urbana in maniera cosciente e per nulla propensa al vandalismo, tentando inoltre di riqualificare alcune aree altrimenti prossime al degrado.

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“Isa” (così come riportato dal sito internet) è un progetto indipendente, senza scopo di lucro, di aggregazione sociale e politica super-partes, al servizio di artisti e progetti nel pieno rispetto delle culture che li sostengono”. Sgarbi definisce tale progetto come «impresa per demonizzare l’ormai superato preconcetto di pitture illegali». Il critico inoltre rileva che molti degli artisti dalla strada sono entrati nelle gallerie, sono stati ammirati fino ad essere riconosciuti maestri, raggiungendo valori di mercato ragguardevoli, sperimentando anche la pittura su cavalletto.

 In contrapposizione ad «Isa» si schiera l’«Associazione Nazionale Antigraffiti», la quale seppur cosciente della differenza che intercorre tra “graffito-opera d’arte” e “graffito-atto vandalico” sostiene una politica di preservazione dei beni immobili come ricchezza del patrimonio artistico e culturale italiano e dunque da considerarsi intoccabili.
L’associazione ha infatti calcolato che per ripulire tutti i “danni” degli “scarabocchiatori” occorrerebbero 750 milioni di euro. Risulta peró evidente che un muro anonimo di periferia non corrisponde al muro di un palazzo d´epoca nel centro storico di una cittá.

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Ogni valutazione di illegittimità del graffito risulta comunque strettamente legata al luogo scelto per l´esibizione del proprio talento o di capacità pittoriche soltanto immaginate.

Aspetto non trascurabile nel dibattito su ció che puó essere considerato artistico, dunque per tale motivo accettato e  favorito, piuttosto che demonizzato ed ostacolato, è la bellezza e il valore artistico del prodotto finito. Ben lontano dalla tecnica del puro graffitismo è per esempio il banale tag, lo pseudonimo di ogni graffitista, il suo alter-ego, scelto dal writer stesso, partendo da giochi di parole sulla propria identità, o semplicemente scegliendo la parola che più lo aggrada, in base al suono o più frequentemente in base alla forma della lettere che lo compongono. L´intento che si cela dietro questa “firma murale” sembrerebbe pertanto lontano da quello di portare il bello sui muri e risulta finalizzato esclusivamente alla diffusione di quel segno come emblema di popolarità, infatti più il nome è diffuso sui muri della città, maggiore è la soddisfazione dell’artista alla luce di un ideale di rapido successo.

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Importante tenere sempre in considerazione la differenza sostanziale tra un successo ottenuto attraverso il talento, l´abilitá, l´intuizione e un successo prêt-à-porter, temporaneo e sterile, che deriva dall´incalzante ripetizione di ció che in realtà non ha alcun valore, tanto meno artistico,  ma solo notorietà.

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