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Piccolo, grande miracolo

26 dicembre 2004. 

Un’altra data che non dimenticheremo.

Un altro giorno che resterà impresso nelle nostre menti inevitabilmente associato alla parola tsunami. 

Tsunami che ha travolto 230 mila persone, che ha segnato migliaia di vite. Che ha distrutto famiglie, case, persone al largo di Sumatra.

Eppure oggi rinasce un barlume di speranza. E come una storia che finalmente ha il lieto fine dopo dieci anni i genitori ritrovano Jannah Raudhatul, che ormai pensavano nel numero dei morti.

Dieci anni di timore, di tristezza, di lutto. E alla fine di immensa, indescrivibile gioia. 

Il fatidico giorno l’immensa onda ha strappato lei e suo fratello dalle braccia della sua famiglia, allontanandoli dalla provincia dell’Aceh, dove si conta il maggior numero di morti.

Aggrappati ad una zattera di fortuna, i due fratelli sono riusciti a raggiungere una spiaggia e sono stati ritrovati da un pescatore, che vedendo la bambina di 4 anni l’ha presa e affidata alle cure della anziana mamma, che l’ha ribattezzata Weni.

Lontana da casa. Con una nuova famiglia. Con una disgrazia alle spalle, la bimba è cresciuta perdendo la speranza di ritrovare la famiglia di origine.

Ma i miracoli talvolta avvengono. E in questo caso il miracolo è avvenuto tra le strade della città di Meulaboh, dove un uomo si è fermato a guardarla, riconoscendo in lei dei tratti conosciuti.

Lo zio, perchè di lui si trattava, si è visto passeggiare nelle vie di casa, un incredibile monito che ha risvegliato in lui la tristezza, la disperazione di quel giorno, ma al contempo la speranza.

La speranza che tutto non fosse perduto, anche se erano passati dieci anni.

Portatola a casa, nonostante i giorni, i mesi, passati lontani, la madre anche solo scorgendola l’ha abbracciata alzando una lode verso Dio che le ha riconsegnato la figlia perduta. 

Afferma: “Ci sottoporremo all’esame del DNA, ma io so che si tratta di mia figlia”.

Un’incredibile fiducia. Una fede indescrivibile per testimoniare un piccolo, grande miracolo.

La figlia assomiglia nei tratti del volto alle foto della sua infanzia rubata, solo la carnagione del viso è più scura per le ore passate al sole aiutando la madre adottiva a raccogliere conchiglie.

Del fratello non si hanno ancora notizia, ma la sorella afferma che era vivo quando si erano separati a Banyak Island ed ora la famiglia è  sulle sue tracce.

Non facciamoci allora rubare la speranza, come dice Papa Francesco.

Consapevoli del fatto che i miracoli esistono.

Basta avere occhi per riconoscerli.

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