• giovedì , 25 Aprile 2024

Addio, Capitano

Il 12 agosto Robin Williams si è impiccato nella sua abitazione di Tiburon, nella baia di San Francisco. Aveva 63 anni e da tempo soffriva per una forte depressione. Suicidio. Confermato dalla squadra di polizia giunta in seguito alla chiamata d’emergenza della sua assistente personale. Il mese prima di morire era stato in un centro di riabilitazione, tale era la sua depressione.

Anche economicamente, tuttavia, si è verificata una depressione. Sicuramente dato il suo precedente agio economico tali problemi non possono essere stati così gravosi da togliersi la vita. Nell’infanzia, nonostante la ricchezza del patrimonio familiare, non ha avuto una vita serena e molto spesso è stato tormentato dai bulli. Nella vita coniugale non haa avuto proprio molta fortuna: per tre volte si è sposato, ed ha avuto figli dal primo e dal secondo matrimonio.

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Nonostante la grande popolarità conquistata, la sua vita è stata segnata anche da drammi e depressioni. Negli anni 1980, momento di grande successo, inizia a fare uso di cocaina: un’abitudine che condivideva con l’amico John Belushi. Era con lui la sera in cui morì per overdose. Lo scorso luglio era stato in un centro di recupero per alcolizzati del Minnesota. Aveva annunciato la ripresa di un programma. Ci aveva già provato nel 2006. L’attore era  anche per le diverse cause umanitarie che sosteneva (da Amnesty a Unicef), per il sostegno ai militari americani stanziati all’estero. Andò anche in Iraq e in Afghanistan per intrattenere le truppe.

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Questo tragico avvenimento contrasta con la mentalità odierna. Quotidianamente viene perseguita la strada per il successo, ritenuta la via per la felicità. La maggior parte delle persone crede che per esser felici bastino i soldi. Molto spesso invece non è così, come dimostra il suicidio di Robin Williams, uomo alquanto depresso. Certo non è l’unico a essersi sentito insoddisfatto della propria vita e a dovere essere ricorso all’uso di droga, né tutti si suicidano pur essendo ricchi. Oltre a dispiacere la morte della star di Hollywood deve servire come monito.

È curioso come il giorno prima di morire abbia incoraggiato a lottare contro la morte una sua fan in Australia, in condizioni veramente critiche. Sembra strano come lui abbia potuto credere realmente alle parole dette in quel discorso breve. Se veramente fosse stato convinto della necessità di ancorarsi alla vita per quanto essa sia penosa, non avrebbe compiuto l’estremo gesto il giorno seguente.

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Sarebbe stato, inoltre, di gran lunga un miglior messaggio: che paradosso essere esortati a vivere, nonostante ogni qual si voglia diatriba, da una persona che sceglie di smettere di lottare, apparentemente senza validi motivi per essere così gravemente depresso. Chissà se pure a Robin William, in procinto di morire, quando ormai era impotente, senza possibilità di liberarsi dalla stretta mortale a cui volontariamente era andato in contro, chissà se anche a lui il rimorso e il pentimento, meschini sentimenti, non l’abbiano afflitto. È probabile che, lassù obbligato all’immobilità dal cappio, nella lista mentale che scorreva, fra i propri grandi sbagli, a svettare fosse l ultimo: agli altri in un modo o nell’altro un rimedio avrebbe potuto trovarlo.

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