• mercoledì , 24 Aprile 2024

Normale diversità

Siamo tutti uguali: non esiste modo migliore di negare la realtà. “Quando si è feriti dalla diversità, la prima reazione non è di accettarla, ma di negarla. E lo si fa cominciando a negare la normalità”. Così Giuseppe Pontiggia, nel suo libro “Nati due volte”, descrive il rapporto che la società instaura con il mondo della disabilità.

Difetti fisici, difficoltà motorie, problemi nell’espressione verbale, tutte caratteristiche che attirano su di sé i più svariati tipi di sguardi: chi prova pietà, chi deride e chi non può fare a meno di non staccare gli occhi da qualcuno che non rispecchia i canoni della normalità. Essere catalogati come diversi significa non passare inosservati: persone originali immerse in un mare di curiosi.

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Tutti vorrebbero conoscere la loro storia: com’è successo, cosa si prova, come si affronta, ma soprattutto come si riesce a convivere con una vita così difficile. Vivere la disabilità è una dura prova, che, a volte, la vita presenta: fatica, sacrifici e paura. È una realtà complessa che viene respinta per timore di non essere in grado di gestirla. La diversità non è ben accetta: toglie sicurezza, imbarazza e l’unico modo per superarla sembra essere ignorarla, cancellarla eliminando la normalità.

Si cerca di eliminare la differenza affermando  che non esistono persone normali: goffo tentativo di omologare la realtà. Le persone sane esistono, ma sembra sia necessario nasconderle per evitare uno spiacevole confronto. Nessuno è abbastanza coraggioso da non provare vergogna nell’ammettere la diversità: le maggioranza delle persone è convinta che notare delle differenze sia unicamente fonte di discriminazione. La paura di dire qualcosa di sconveniente, sentirsi a disagio in presenza di persone disabili accade molto frequentemente. Di conseguenza, per evitare queste situazioni, si prova a  camuffare la diversità dietro a una falsa uguaglianza.

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L’errore commesso da molti è quello di associare il concetto di diverso con quello di brutto, sbagliato o, addirittura, inutile. La gente in salute non è capace di relazionarsi con quella malata  perchè non può evitare la compassione e la superiorità. Gli sguardi compassionevoli non sono fonte di aiuto e, in molti casi, si rivelano falsi. La convinzione che la parola diverso sia un sinonimo di inferiore è errata, perchè non serve un corpo perfetto per realizzare i propri obbiettivi.

I rapporti con la disabilità sono molto intricati perchè questa viene vissuta come un universo inesplorato, visto con diffidenza, che  si ha timore di conoscere. Si può osservare come, ad esempio, la televisione non prenda nemmeno in considerazione l’idea di mostrare qualcosa di differente rispetto alla classica immagine di una figura inappuntabile. Il grave problema della società è quello di essere abituata unicamente all’aspetto più comune della realtà, isolando quello più particolare.

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Coloro che, però, appartengono al mondo dei diversi e chi si è ritrovato a farne parte indirettamente vive questa situazione in modo molto diverso: pronti a sdrammatizzare e accettare la propria vita, essendo consapevoli di dover impiegare il doppio o il triplo dell’impegno, ma non sentendosi per questo costretti a rinunciare ai propri scopi. Vivere senza porsi troppe domande e senza demoralizzarsi. Accettare la disabilità non significa soltanto costruire strutture attrezzate, ma effettuare anche un cambiamento nella mentalità comune: ammettere le differenze, facendole diventare normalità.

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