• venerdì , 19 Aprile 2024

L'Oratorio San Luigi, una realtà molto vicina

Indifferenti.
Lontane.
Ecco come, spesso, ci appaiono le notizie ascoltate  alla radio o in televisione o lette sui giornali. Non ci accorgiamo di quanto possano essere vicine e reali.
E’ il caso di tutti quei ragazzi che, periodicamente, vediamo arrivare dalle coste dell’Africa su barconi affollatissimi, guidati da uomini senza scrupoli. Che non hanno nessun problema a buttarli in mare, in caso di controlli, dopo aver ricevuto un alto compenso. Così, i pochi che riescono ad arrivare in Italia, se non hanno familiari pronti ad accoglierli, si ritrovano a dover affrontare da soli tutte le difficoltà che comporta il vivere in un paese straniero.

Fortunatamente, esistono alcune comunità che recuperano dalla strada i ragazzi minorenni in difficoltà. Una di queste si trova a Torino ed è l’Oratorio Salesiano San Luigi, che si trova nella zona di San Salvario. Qui, alcuni educatori e volontari offrono loro la possibilità di imparare la lingua italiana e conseguire il diploma di terza media, ma soprattutto di avere una casa e degli affetti su cui contare. Lo Stato, però, consente la loro tutela fino ai 18 anni, per permettere loro di trovare una sistemazione. Purtroppo poi non avviene sempre così: molti ragazzi, dopo aver abbandonato la comunità, tornano a fare quello che facevano prima dell’arrivo al San Luigi, come spacciare droga o delinquere.

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Un’iniziativa organizzata dal San Luigi

Per saperne di più, abbiamo intervistato Simone, un educatore che lavora con l’equipe di Educativa di strada dell’Oratorio San Luigi.

In che condizioni arrivano i ragazzi qui in Italia?

Come ben si sa alcuni ragazzi arrivano qui sui barconi, molti sono minorenni e non accompagnati. Alcuni arrivano in aereo e con altri mezzi, ma molto di rado.

Arrivano anche delle ragazze?

Con i barconi arrivano raramente perché le famiglie investono maggiormente sui figli maschi, spesso primogeniti, perché hanno più possibilità di sostenere un viaggio estremamente faticoso. Gli stessi devono poi, una volta giunti in Italia, provvedere al sostentamento della famiglia e all’estinzione del debito fatto per pagare il viaggio. I nostri centri sono però frequentati anche da ragazze egiziane e marocchine di seconda generazione.

Dove e come andate a cercare i ragazzi?

Spesso loro si trovano ai  murazzi del Po, in Piazza Castello, al Parco del Valentino, a San Salvario o in altri luoghi di Torino. Per coinvolgerli utilizziamo un furgoncino con il quale trasportiamo un tavolo da ping pong e dei palloni da calcio per farli giocare, per fare amicizia e per avvicinarli alla nostra attività.

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Il bus del San Luigi

Quali ostacoli incontrano appena arrivati?

Sicuramente il problema principale è l’italiano. Infatti cerchiamo subito di far imparare loro le espressioni e le parole che potranno essere loro utili, poi nel tempo diamo loro l’opportunità di seguire delle classi di italiano, insieme all’apprendimento delle discipline necessarie per il conseguimento della terza media. I ragazzi che hanno acquisito le competenze di base della lingua italiana possono poi partecipare alle nostre attività svolte dentro la roulotte del Valentino che ospita lo Sportello di orientamento al lavoro. Li possono compilare il loro curriculum e cercare lavoro su internet.

La presenza di connazionali può aiutarli in qualche modo?

Certamente, avere qualcuno che parla la loro lingua e che può aiutarli ad esprimersi aiuta sempre. Basta pensare a quando andiamo in un paese estero di cui non conosciamo la lingua, i costumi o le tradizioni: la presenza di qualche italiano ci rende più tranquilli.

Per concludere, possiamo aiutare anche noi questi ragazzi, non necessariamente facendo azioni rilevanti, ma partendo dai piccoli gesti quotidiani. Spesso, abbiamo delle idee sbagliate o poco chiare rispetto a quest’argomento, dei luoghi comuni che difficilmente riusciamo a sfatare. Tutto questo si può riassumere in un’unica parola: pregiudizio. Per abbattere questi muri che ci dividono dall’essere considerati tutti uguali, bisognerebbe cominciare a conoscerli, ad ascoltare le loro storie ed esperienze e a confrontarsi con loro, magari parlando di noi, dei nostri interessi o delle nostre esperienze, offrendo loro una possibilità per sentirsi più vicini a noi. Potrebbero rivelarsi delle occasioni uniche per imparare qualcosa di nuovo e interessante!

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