• venerdì , 19 Aprile 2024

Ritorno al futuro

Nihil novi. Le donne sanno fare più cose contemporaneamente.

E non sono solo parole al vento, ma il motto di madri e sorelle stufe di restare emarginate nei meandri più remoti della nostra società. Sì, perché la cultura e la mentalità femminile possono essere la chiave cruciale nella lotta contro fame e povertà. Ed il loro empowerment la forza trainante per uno sviluppo globale sostenibile.

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Le donne sanno bene come l’unione faccia la forza: a causa della (o grazie alla) marginalità della loro condizione sociale, hanno sviluppato nei secoli questa naturale inclinazione al lavoro di squadra, alla cooperazione, a dare e ricevere aiuto. Sono la prova che il rispetto è assolutamente necessario per garantire la sopravvivenza dell’umanità. E questo rispetto parte proprio dalla terra stessa, dal nostro ecosistema e dalle risorse naturali. Considerano il cibo una sorgente di vita, qualcosa di cui vogliono loro stesse prendersi cura: a prescindere dalla loro religione, o lingua, dalla loro condizione sociale o tradizione, le donne sono inclini a nutrire chi sta loro intorno. Basti pensare al corpo di una donna, che nutre suo figlio fin da quando lo porta in grembo, continuando con l’allattamento e poi per tutta la vita. Non può quindi sorprendere che le statuette votive risalenti al Paleolitico siano chiamate ‘Magna Mater’, Grande Madre: rappresentano donne formose e giunoniche, simboli di fertilità e benessere. Parliamo di progresso, ma di fatto si tratta di un vero e proprio richiamo alle origini, alle società matriarcali alle radici della nostra storia. E proprio come Demetra, sono le donne ad essere sempre pronte a condividere il loro grano.

Ma ciò che forse non si sa è che quasi il 43% della forza lavoro agricola mondiale è costituito da donne, come riportato dalla FAO (secondo alcuni addirittura l’80%!). Nonostante ciò, la loro presenza sembra essere invisibile e quasi priva di peso in qualunque ambito decisionale. Il loro ruolo potrebbe invece essere determinante, con un accesso al credito facilitato: comprare e vendere terre, proprietà, acquisire competenze tecniche.

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Si tratta, però, anche di cibo sano e di qualità, contrapposto al consumismo delle società industrializzate: da un lato sostenibilità e rispetto per la natura, dall’altro sostanze tossiche, pesticidi, inquinamento. La nutrizione di una popolazione da una parte, proprio come una madre con i propri figli, dall’altra profitto e sfruttamento.

 Istruzione, libertà, accesso al potere. Riconoscimento dei diritti della donna. È solo con la giustizia e il rispetto tra ciascun essere umano che ci può essere il rispetto di ciò che ci circonda: il nostro ambiente, le nostre risorse naturali. Il nostro cibo.

E parte tutto dall’istruzione. Istruzione significa consapevolezza. Coscienza di chi siamo e di cosa possiamo fare, dei nostri limiti. Dei nostri diritti e di cosa dobbiamo fare per reclamarli, proteggerli. E quindi potere politico ed economico, attivismo sociale, gestione delle risorse.

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Non può esserci equità senza istruzione. Non può esserci libertà senza istruzione.

Ma è una libertà che terrorizza. Quasi un tabù. Giovani madri completamente analfabete trasmettono inferiorità e sottomissione alle loro bambine, che faranno lo stesso con le loro figlie. È proprio da qui che dobbiamo iniziare, se vogliamo vedere un cambiamento nel mondo.

 Abbiamo bisogno delle donne per il nostro futuro. Della loro mentalità. Dobbiamo riconoscere il loro ruolo cruciale, ma, soprattutto, è nostro dovere garantire parità di diritti e opportunità.

Dopotutto, Gea, Madre della Terra, genera, quasi come se fosse una necessità. Porta alla luce il mondo stesso, per amore. Urano, il principio maschile, brama il possesso, il dominio, nascondendo i suoi figli sottoterra. Deve esserci un equilibrio tra i due. Almeno, questo è ciò che pensavano i Greci centinaia di anni fa. Non potremmo seguire il loro consiglio, noi del XXI secolo?

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