• sabato , 20 Aprile 2024

#GraziePado

di Guglielmo Colombo

Platini, Inzaghi, Zidane, Baggio, Del Piero, Totti, Vieri, ma soprattutto Simone Padoin. Non è infatti un azzardo inserire il suo nome nella “hall of fame” del calcio italiano. Perché Padoin ha fatto la storia. In 4 anni e mezzo in bianconero ha potuto aggiornare il suo palmares con 5 scudetti, 3 Supercoppe Italiane, 2 Coppe Italia con anche l’indimenticabile soddisfazione, o delusione, di essere chiamato “vice campione d’Europa” dopo l’approdo alla finale di Champions nel 2015.

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Le sue presenze in questi anni sono state poco più di un centinaio, condite dalla soddisfazione di 3 gol. Potrebbe sembrare un magro bottino , ma il Pado non è un giocatore come gli altri, e ogni volta che è entrato in campo l’ha fatto a modo suo, ovvero indimenticabile. Ma andiamo con ordine. È nella finestra di calciomercato invernale della stagione 2011/2012 che Simone passa alla Juventus lasciando l’Atalanta, fortemente voluto dall’allora Mister Antonio Conte, che aveva visto in lui le doti del campione. Simone sapeva bene che quella era l’occasione della vita, il treno che passa una volta sola in una carriera, e lui quel treno l’ha afferrato al volo, tenendoselo sempre stretto, e meritandosi sempre il biglietto.

Le sue parole d’ordine dall’arrivo a Vinovo sono state costanza, fatica, lavoro e soprattutto umiltà. Mai una parola di troppo quando è stato costretto alla panchina, mai i capelli con la cresta, senza le braccia coperte di tattoos, non con una supermodella come moglie ma con la sua stessa fidanzata dei tempi del liceo. La favola di Simone dovrebbe essere insegnata nelle scuole , ma non solo in quelle di calcio, perché lui è un maestro di vita. Esempio eccellente di come il lavoro, la dedizione possano sempre ripagare, e sopperire quelle che possono essere le carenze tecniche.

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Perché comunque negli almanacchi di calcio anche il suo nome è stampato, e nessuno da lì lo potrà togliere. Ma forse ciò che più conta, è che il suo nome è inciso indelebilmente nel cuore dei suoi tifosi , e sicuramente anche nella memoria dei tifosi avversari. È il classico uomo chiave, il ricambio di lusso che può essere usato in qualsiasi posizione del campo, un jolly che ogni allenatore vorrebbe avere per via della sua duttilità. Entra in campo negli ultimi minuti per difendere il risultato di una partita non ancora “messa in cassaforte”, giocando come terzino, mediano, regista , ala , mezz’ala. Questa sua capacità è simbolo di intelligenza calcistica, senso della posizione, capacità di capire come evolve l’azione avversaria. Ma dopo tutti questi successi e soddisfazioni, e aver dato così tanto alla società Juventus, Simone , ormai passati i 30 anni, ha deciso di affrontare una nuova impresa, trasferendosi nella neoprossa Cagliari. Lì sarà utile per la sua esperienza e profonda conoscenza del calcio, veterano e guida di un nuovo gruppo che sicuramente grazie a lui potrà essere una rivelazione nel prossimo campionato.

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La notizia del suo trasferimento è stato un fulmine a ciel sereno per i tifosi e per i suoi compagni di squadra che si sono uniti in un cordoglio di messaggi per salutare un compagno di successi. Prima di andarsene Padoin ha però regalato un’ulteriore gioia segnando in una delle ultime partite di campionato aiutando la Vecchia Signora a confermare il quinto scudetto. Al suo gol un coro unico si alza dallo stadio , forse anche più caloroso ed entusiasta di quelli alzati per leggende come Del Piero , Buffon, Pogba, : “Che ci frega di Leo Messi noi abbiamo Padoin”. Perché per entrare nel cuore dei tifosi non serve essere un fenomeno in campo, ma basta anche essere un semplice Simone Padoin.

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