• venerdì , 19 Aprile 2024

Il senso di una vita

La mattina dell’11 luglio muore Vincent Lambert nella città francese di Reims, dove è stato ricoverato per dieci anni a seguito di un incidente stradale che lo ha portato al coma vegetativo. L’uomo, cui sono state interrotte le cure il martedì precedente, era ormai diventato oggetto di un dibattito nazionale sull’eutanasia.  I genitori, sostenuti dalla Chiesa, si opponevano a questa soluzione da anni, mentre svariati parenti, fra cui la stessa moglie, e i medici hanno avuto la meglio, decidendo quindi la sorte di Vincent.

Resta tutt’ora aperto il dibattito su tale pratica, che letteralmente significa “buona morte” e consiste nell’atto di porre fine alla vita di un paziente considerato incurabile. È certo però che la morte di Lambert è stata tutt’altro che “buona” come suggerito dal termine. Evidente è invece che negare nutrimento e acqua per otto giorni a un uomo che di fatto era ancora in vita è una barbara ingiustizia, come sostenuto in un post su Facebook da Roberto Colombo, docente di Medicina e Chirurgia all’Università Cattolica, e dall’Associazione Papa Giovanni XXIII.

Non era forse degno di ulteriori cure? Il suo organismo era in vita e chissà per quanto avrebbe resistito ancora, ma lo sconforto ha escluso la speranza di un possibile risveglio.

Casi come quello riportato sono la dimostrazione del sentimento di onnipotenza che caratterizza l’uomo specialmente in ambito scientifico. Egli si sente padrone di una natura che gli è in realtà superiore, e si avvale del diritto, proprio solamente di Dio, di vita e di morte su altri esseri umani.

“Dio è l’unico padrone della vita dall’inizio alla fine naturale ed è nostro dovere custodirla sempre e non cedere alla cultura dello scarto”. Da quest’affermazione di Papa Francesco si evince che il problema che sta alla base di questa diatriba è proprio l’idea di scarto quando viene applicata alle vite umane. Esiste, nella mente di chi sostiene l’eutanasia, una scala valoriale sulla quale la vita nello stato di Vincent è posta al più infimo gradino, tanto da poter essere “scartata”.

L’eutanasia non è quindi da considerarsi, come sostengono le campagne a favore, espressione del libero arbitrio umano. In termini cattolici si tratta di peccato, in quelli legali di un suicidio se volontaria e di un omicidio se decisa dai parenti. In termini morali è il completo annullamento di ogni qual tipo di valore di una persona e della vita di quest’ultima.

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