• venerdì , 29 Marzo 2024

La vita nell’universo

L’abiogenesi, l’origine della vita, è la teoria secondo la quale la vita avrebbe avuto origine per generazione spontanea, da materia inorganica.

Questo corso, che la materia ha teoricamente intrapreso, sarebbe il risultato di una serie di passaggi graduali di aumento di complessità del sistema che avrebbero dato come esito la vita.

VITA SULLA TERRA

Si ipotizza che l’abiogenesi della Terra abbia avuto inizio circa 3,9 miliardi di anni fa, quando l’acqua, che era comparsa 500 milioni di anni prima, iniziò a convertirsi progressivamente nello stato liquido, grazie al raffreddamento lento e graduale degli strati terrestri. 

Secondo le ipotesi più accreditate quindi, la vita avrebbe avuto origine da semplici composti chimici formati da molecole organiche. 

Una di queste supposizioni è denominata ‘l’ipotesi del brodo primordiale’, la quale fu avanzata dal chimico Oparin (1894-1980) e dal biologo Aldane (1892-196). 

Questi ipotizzarono che la vita sulla Terra si fosse originata da questo ‘brodo’, una miscela acquosa ricca di sali e composti chimici semplici tra cui il carbonio, l’ossigeno, l’idrogeno e l’azoto. Queste prime biomolecole si sarebbero trasformate successivamente in forme più complesse, i cosiddetti coacervati che, accumulandosi negli oceani, avrebbero dato origine ad agglomerati sufficientemente complessi da poter essere definiti cellule. 

Queste molecole organiche però non si trovano solo sulla terra, ma sono presenti in ambienti come le nubi di polveri e gas, forme prime da cui si originano stelle e sistemi planetari.

LE MOLECOLE ORGANICHE TROVATE NEI VIVAI STELLARI

Secondo uno studio condotto da Samantha Scibelli e Yancy Shirley, due ricercatori dell’università dell’Arizona, le molecole organiche complesse che sono alla base della vita, si troverebbero  all’interno di nebulose fredde, nel materiale interstellare grezzo (la fase che precede la formazione di una stella). Questo dato però si oppone all’ipotesi secondo la quale questo tipo di molecole si forma in un ambiente surriscaldato all’interno delle proto-stelle. 

Scibelli e Yancy, con questo esperimento, hanno individuato per la prima volta la presenza di due tipi di biomolecole: il metanolo e l’acetaldeide, gli indicatori che hanno permesso ai due ricercatori di confermare la possibilità di un ambiente favorevole per la formazione di una stella. 

Per questo studio inoltre è stato utilizzato un radiotelescopio che ha permesso ai ricercatori di osservare attraverso le nubi che avvolgono 30 nuclei pre-stellari (nuclei che non contengono stelle, ma rappresentano regioni favorevoli da cui nasceranno stelle e pianeti), diffusi in una regione di formazione stellare chiamata Nube del Toro, a 440 anni luce dalla Terra, la quale è particolarmente adatta per studiare questi meccanismi, infatti fornisce una visione dei diversi stadi evolutivi dei nuclei. 

LA SCOPERTA DI SCIBELLI E SHIRLEY

«L’aver trovato tracce di quelle molecole ci dice che la chimica organica di base necessaria alla vita è già presente nelle polveri e nei gas prima che comincino a vedersi nuove stelle e pianeti.» Shirley così spiega in poche parole ciò che sono riusciti a scoprire trovando quel tipo specifico di biomolecole. 

Dunque lo studio ha dimostrato che per la formazione di queste molecole organiche sono necessari processi di cui si ignorava completamente l’esistenza, e l’aver scoperto che queste possono nascere anche da ambienti pre-stellari ha messo in crisi tutte le ipotesi che sono state formulate fino ad adesso.

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