• giovedì , 28 Marzo 2024

Smart working, il salotto diventa un ufficio

di Edoardo Matarozzo

La recente, e purtroppo ancora in corso, pandemia causata dal coronavirus ha stravolto la vita di studenti, pensionati e lavoratori. Uno degli cambiamenti più grandi è stato sicuramente la novità della didattica a distanza per i ragazzi e l’introduzione dello smart working obbligatorio per i lavoratori della maggioranza delle aziende in Italia e all’estero.

Soltanto in Italia, si è passati da un milione di lavoratori che sfruttavano, occasionalmente o meno, questa possibilità, agli oltre otto milioni di lavoratori da casa negli scorsi mesi.

Si parla di continuare ad adottare questo metodo sicuramente fino alla fine del 2020, ma la possibilità è quella che le aziende, essendosi accorte dell’enorme potenziale del lavoro flessibile, scelgano di mantenere questa tipologia di lavoro anche quando il rischio di contagio e la pandemia saranno svaniti.

Il suddetto potenziale di questa innovazione sta nell’incredibile risparmio che le aziende possono trarre sfruttando questa metodologia. Basti pensare ai buoni pasto erogati dalle aziende per i propri lavoratori, all’affitto degli edifici adibiti ad uffici, alle spese di riscaldamento, piuttosto che di elettricità. Tutti costi che, nel caso in cui il lavoro agile si affermasse anche a pandemia finita, verrebbero abbattuti. Inoltre si denota, nella maggioranza dei casi, un impatto molto positivo sulla produttività aziendale. Secondo un’analisi fatta su un campione di lavoratori è emersa infatti una responsabilizzazione per il raggiungimento dei risultati, un incremento dell’efficacia del coordinamento e della motivazione e soddisfazione sul lavoro. Persino la qualità del lavoro svolto parrebbe essere aumentata.

Anche gli “smart worker” sembrerebbero essere favorevoli a questo nuovo modo di lavorare. Infatti molti lavoratori dichiarano di riuscire a realizzare un migliore “worklife balance”, poiché è possibile organizzare in modo autonomo il tempo e lo spazio per lo svolgimento del proprio lavoro, con un migliore equilibrio tra vita privata e lavorativa ed una diminuzione dello stress causato dal lavoro.  

Esistono però anche alcuni punti che fanno pensare che in alcune situazioni, nelle quali la comodità dello smart working svanisce, sarebbe meglio trovarsi in un ufficio. È il caso dei lavoratori con figli piccoli, per i quali la vita privata diventa elemento di disturbo per il lavoro, e che magari, specialmente durante l’estate, quando i figli non vanno a scuola, preferirebbero avere la possibilità di usufruire di un luogo di lavoro che consenta loro di mantenere la concentrazione e potersi dedicare al meglio al loro compito.

Inoltre chi, prima della pandemia, si trovava spesso a dover lavorare e collaborare a stretto contatto con altre persone nel proprio ufficio, adesso si trova chiaramente in forte difficoltà, e talvolta è costretto a rivoluzionare la propria metodologia lavorativa.

Curiosa è stata la scelta delle isole Barbados. Con il programma “Barbados Welcome Stamp” (letteralmente “timbro di benvenuto alle Barbados”), il premier Mia Amor Mottley, ha annunciato di voler accogliere i lavoratori stranieri che potranno facilmente ottenere visti, durevoli fino ad addirittura 12 mesi, che permetteranno loro di lavorare da remoto, in questo splendido contesto delle Antille.

Scelta originale ed alquanto coraggiosa per un paese relativamente colpito dall’epidemia di Covid-19, che però potrebbe rivelarsi provvidenziale per il rilancio del turismo che darebbe una forte scossa all’economia del paese, aiutandola a risollevarsi.

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