• giovedì , 28 Marzo 2024

L’omicidio senza giustizia

La pena di morte è l’uccisione di un individuo, decisa ed eseguita da un’istituzione, a seguito di una condanna per aver commesso un reato.

Uno studio condotto da Amnesty International riporta che al 2017 ventiquattro sono i paesi che hanno definitivamente abolito la pena, sette quelli che l’hanno abolita ad eccezioni dei crimini compiuti ai tempi di guerra, trenta non registrano da tempo condanne a morte nonostante la pena capitale non sia stata ufficialmente abolita e infine sono 57 gli stati che mantengono in vigore l’estrema condanna.

Gli Stati Uniti, con il Giappone. sono l’unico paese industrializzato e democratico in cui la pena capitale è ancora in vigore a livello federale. Tra i singoli stati degli Stati Uniti solo sedici hanno eliminato la pena di morte dal loro statuto.

In Italia la pena capitale fu abolita nel 1889; fu la prima nazione che assunse questa decisione. Fu però reintrodotta dal regime fascista dal 1930 al 1944. Nel 1948 è stata espressamente vietata dalla Costituzione, eccezion fatta per i casi previsti da leggi di guerra. Nel 1994 è stata definitivamente sostituita con l’ergastolo nel codice penale militare di guerra. L’ultima esecuzione è avvenuta a Torino nel 1947 .

I favorevoli alla pena di morte ritengono che sia un deterrente per scoraggiare le persone a commettere crimini, poiché un uomo, sapendo di rischiare di essere giustiziato per un determinato reato, potrebbe non commetterlo. Questa funzione deterrente non é però dimostrata dai fatti. Infatti attualmente, nei paesi in cui è ancora in vigore, non è stata registrata una significativa diminuzione nel tasso di criminalità, anzi in alcuni casi è anche aumentata. 

Un altro fattore da prendere in considerazione in relazione al basso potere deterrente della pena di morte é che la maggior parte dei paesi in cui è ancora in vigore sono luoghi in cui è presente un tasso elevato di povertà. Ciò induce le persone, soprattutto i più giovani, a imboccare la strada della criminalità per poter guadagnare dei soldi al fine di sopravvivere. 

Anziché punire in modo irrimediabile i colpevoli di reati gravi, una soluzione potrebbe essere quella di investire nell’educazione e nella prevenzione, per permettere ai ragazzi di poter scegliere la strada della legalità. 

Altri sono favorevoli alla pena di morte perché pensano che solamente attraverso questa condanna le famiglie delle vittime potranno ottenere giustizia per i loro cari.

In realtà la condanna all’ergastolo è anche peggiore rispetto a quella di morte; in questo caso il criminale è costretto a trascorrere il resto della sua vita rinchiuso in una prigione, senza la possibilità di uscire e soprattutto privato della propria libertà, riflettendo sull’errore commesso.

Inoltre la pena di morte è pur sempre la decisione di uccidere un uomo, che, anche se lui stesso è colpevole di omicidio, porta a commettere lo stesso atto di cui il reo è accusato.

È possibile inoltre che in certi casi venga commesso un errore giudiziario, che un uomo sia condannato erroneamente. Negli Stati Uniti ad esempio sono stati condannati a morte 300 uomini innocenti tra il 1973 e il 2004. Negli stati in cui è stata abolita la pena di morte coloro che sono stati incarcerati ingiustamente, seppur dopo anni, sono riusciti a riacquistare la libertà e a tornare alle loro vite, mentre coloro che vivevano dove era ancora in vigore la pena di morte, sono stati comunque uccisi ingiustamente.

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